Abbiamo assistito al primo weekend di World Cup, quello di Berlino, e con grande sorpresa (ma neanche più di tanto) abbiamo riscoperto la voglia dei nuotatori di gareggiare, di mettersi alla prova, di iniziare la stagione col piede gusto.

Facciamo quattro nomi su cui vale la pena approfondire un pò il discorso.

Thomas Ceccon

Partiamo da Thomas Ceccon, che ha ripreso la stagione Olimpica quasi senza mai fermarsi e si è ributtato in acqua a competere con un piano ben preciso, che punta senza mezzi termini all’oro a Parigi 2024 nei 100 dorso. Intorno a questa certezza, Ceccon sta costruendo le vie per arrivare a competere in quella seconda gara di cui si parla tanto, con la scelta in bilico tra i 200 dorso e i 100 stile.

Entrambe le opzioni hanno senso: i 200 dorso sono nelle sue corde sia stilisticamente che come condotta di gara, la concorrenza internazionale non è irresistibile e a livello di preparazione non gli cambia il mondo; i 100 stile sono la scelta più affascinante, una gara che gli viene naturale, che prepara già per la staffetta e che gli darebbe la possibilità di scontrarsi con i nomi più altisonanti del nuoto mondiale.

Difficile scegliere, anche se io credo che lui ed Alberto Burlina abbiano già in mente la soluzione, che deve necessariamente tenere conto anche del programma gare di Parigi. La cosa più bella, per noi che osserviamo e tifiamo, è che sta passando sotto i nostri occhi l’evoluzione del campione più completo che l’Italia abbia mai avuto, un talento generazionale che va ben oltre i confini del nostro nuoto.

Kaylee McKeown

In Australia, invece, sono abituati a talenti di queste dimensioni, e Kaylee McKeown si iscrive di diritto a questa lista. Forse la sua non è una figura altisonante come quelle di Ariarne Titmus o Mollie O’Callaghan, e non gareggia nello stile come Kyle Chalmers, ma quello che fa la ragazza di Redcliffe ogni volta che entra in acqua è semplicemente incredibile.

A Berlino ha vinto in apparente scioltezza le tre distanze a dorso (e i 200 misti), stampando nei 100 un 57.95 davvero incredibile, soprattutto se paragonato al periodo. È un’atleta dal rendimento medio impressionante che, se dovesse riuscire a trovare un picco assoluto nella settimana Olimpica, potrebbe abbassare notevolmente i record del mondo.

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Ok che è reduce dai Giochi Asiatici, ed abbiamo visto come sia stato determinante anche per altri nuotatori, però Haughey è sembrata davvero in spinta, nonostante la sua stagione sia stata davvero lunghissima. Per me vince il premio di nuotatrice più sottovalutata dei nostri tempi, quella che ha dovuto combattere con le rivali più forti (Pellegrini, Ledecky, Titmus, O’Callaghan, Sjöström) ma ha sempre dimostrato di crederci, togliendosi spesso belle soddisfazioni. Il Laszlo Cseh contemporaneo? Forse, ma non è ancora finita.

Qin Haiyang (e Adam Peaty)

Come detto sopra, la scia lunga della forma eccelsa dimostrata agli Asian Games ho portato anche Qin Haiyang a dominare con estrema facilità la World Cup di Berlino. Però c’è qualcosa in più: sarà solo una mia impressione, ma mi sembra che li cinese ci tenesse particolarmente a vincere in faccia ad Adam Peaty, al ritorno alle competizioni dopo un lungo stop, quasi come a voler mettere in chiaro le cose (che già erano abbastanza chiare, va detto).

Per Peaty, sempre sorridente ed apparentemente rilassato, è stato un bel bagno di realtà: la scena della rana non è quella che aveva lasciato nel 2022, con i più forti ad arrancare a due secondi dal suo personale, ma è riempita da un atleta che nuota le tre distanze con tempi sempre più vicini ai suoi e con una rana, a mio parere, più stilisticamente piacevole e sostenibile. Peaty ha sempre fatto della forza e della frequenza (soprattutto di braccia) la sua fortuna, se non dovesse tornare a quei livelli sarà difficile contrastare questo Qin Hayang, che oltretutto sembra potersi ancora migliorare.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4