Per il terzo weekend di fila abbiamo visto del bel nuoto e questa non è affatto una cosa scontata.
La World Cup è stata un successo e del perché il nuoto avrebbe bisogno di strutturare meglio questa cosa ne abbiamo parlato qui; oggi, invece, ci soffermiamo sui quattro nomi che ci portiamo via dalla tappa finale della World Cup 2023, quella di Budapest.
Benedetta Pilato
Ceccon a parte, la nota più positiva per noi italiani è sicuramente la prima uscita stagionale di Benedetta Pilato. Nella piscina che ha definito “sua”, che l’ha vista siglare il record del mondo nei 50 rana nel 2021 e vincere l’oro Mondiale nel 2022, la ranista tarantina ha iniziato nel miglior modo possibile quella che potrebbe essere la sua seconda vita agonistica (senza dimenticare che ha solo 18 anni).
È presto per le prime valutazioni sull’avventura torinese nel gruppo di Antonio Satta, ma il test di Budapest è servito per capire che la direzione intrapresa sembra proprio quella giusta. Due prestazioni solide alla mattina, su tutte l’1.05.75 nei 100, tempo che sfiora il suo personal best (1.05.70 del 2022) e che nel pomeriggio ha quasi ripetuto (1.05.83) aggiudicandosi la prova. Pilato è sembrata in gran forma, con il solito atteggiamento competitivo e una rana di base molto potente ma sempre più in evoluzione. Dopo aver già sfatato da un bel pò le teorie che la volevano relegata ai 50, ora il target è indubbiamente il 100 di Parigi 2024: per lottare per il podio, e sognare anche qualcosa in più, ci sarà da avvicinarsi il più possibile all’1.05.
Danas Rapsys
Nelle prove di questo genere mancano quasi sempre i grandi mezzofondisti.
I motivi sono palesi: intanto le gare dai 200 in su sono più lunghe e a volte meno appetibili per il pubblico, soprattutto se l’intento è avvicinare nuovi fan. Poi è anche più complicato trovare interpreti del mezzofondo che decidano di lasciare da parte la preparazione per passare del tempo in giro (e non magari in collegiale). Restano quindi spesso in pochi i veri protagonisti, ed in questa World Cup sono stati Lani Pallister e Danas Rapsys. Il lituano si trova più a suo agio con la corta, e mi pare che questo a lui stia bene, però va detto che non si è risparmiato, rendendo le prove lunghe meno noiose possibili.
Sarah Sjöström
Non smetterei mai di guardare Sarah Sjöström nuotare, anzi la mia è proprio una preghiera: non smettere mai Sarah.
Nel weekend in cui Ranomi è passata dalla parte degli intervistatori, Sjöström ha detto ripetutamente che finché ne avrà, finché si divertirà, finché nuoterà sui suoi livelli, continuerà. Che questo limite sia Parigi è verosimile, ma io non metterei il carro davanti ai buoi. Un cinquantello si può sempre preparare.
Cody Simpson
Potete odiarlo quanto volete, pensare che la sua sia solo una mossa pubblicitaria, che sia in cerca di visibilità e copertine perché non ne trova più abbastanza nel mondo della musica: potete dire quello che volete ma è palese che Cody Simpson faccia sul serio.
Questo può voler dire tutto e niente, dal punto di vista dei risultati, perché essere australiani in questo momenti significa far parte del movimento numero uno al mondo, e conquistare un posto nella squadra Olimpica da quelle parti è un’impresa titanica. Però vuol dire tutto dal punto di vista sportivo, perché Simpson non sta facendo delle comparsate imbarazzanti che lo rendono ridicolo, sta nuotando contro i professionisti più forti al mondo e, lo dico con grande piacere, non sta facendo brutta figura.
Oltre che nel delfino, ci sta provando anche nei 100 stile, dove in World Cup ha fatto due finali e nuotato 48.99 la mattina. Nuota bene, se la gioca, si fa il mazzo, è migliorato tantissimo ed è già andato oltre a quanto si potesse immaginare: probabilmente fallirà la qualificazione Olimpica, ma siamo sicuri che il suo stint nel nuoto sia un fallimento?
See you later!
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Foto: Fabio Cetti | Corsia4