di Valeria Molfino
Quanto è importante condividere la propria esperienza? Per Alain Bernard, ex-nazionale francese oro olimpico a Pechino nei 100 sl, che per oltre 15 anni ha gareggiato ai massimi livelli, lo è moltissimo e da questo presupposto nasce la sua collaborazione con Aquasphere.
L’incontro tra Alain e il brand avviene ad Antibes (Francia), dove il nuotatore stava sviluppando il progetto di organizzare immersioni in acque molto fredde. Qui avviene il primo incontro e qui emerge l’esigenza di far crescere il marchio proprio grazie al know-how di chi, come Alain Bernard, per anni ha utilizzato materiali tecnici senza realmente comprendere come proprio quelle stesse attrezzature potessero essere migliorate a “misura di atleta”. “Durante la mia carriera da agonista – ammette Alain – utilizzavo accessori, come ad esempio gli occhialini, senza pormi alcuna domanda, ora voglio dare il mio contributo perchè ho capito quanto può essere importante!”.
Non è tutto; grazie all’osservazione e all’ascolto di team di bambini e adulti, Alain è riuscito a comprendere e a farsi portavoce per Aquasphere di quelle che erano le esigenze dei nuotatori, divenendo parte attiva nella produzione delle attrezzature sportive.
Per saperne di più abbiamo incontrato proprio Alain Bernard a Genova dove ha sede il centro di produzione del brand.
Ciao Alain, perché hai scelto proprio Aquasphere?
Per sviluppare il mio progetto di nuotare in acque ghiacciate avevo bisogno di equipaggiamento e ad Antibes ho incontrato il team Aquasphere. Ho dato la mia disponibilità a lavorare insieme avendo concluso una precedente partnership a dicembre 2014 e il fatto che nuotassi proprio ad Antibes ha agevolato i nostri incontri e contatti.
Cosa provi adesso che, dopo moltissimi anni di duri allenamenti, non devi più dedicare la tua giornata al training?
A volte vado in piscina soltanto per rilassarmi. Mi piace però condividere la mia esperienza con il maggior numero di persone in piscina o con quelli che nuotano in mare o al lago. Non sono più forte come prima ma la mia tecnica è sempre molto buona e cerco quindi di mantenerla.
Ci hai parlato in diversi momenti di condivisione: perché, per te, è così importante?
Il mio coach mi ha insegnato davvero moltissime cose sia durante gli allenamenti sia nel corso dei miei viaggi. Penso di aver appreso davvero molto e di dover quindi condividere essendo anche un personaggio che in tv viene riconosciuto. Non è tanto importante seguire ciò che dico io ma che, ad esempio i bambini, apprendano quando sia fondamentale ascoltare ciò che dicono i genitori o l’allenatore o gli insegnanti a scuola; per me risulta davvero naturale condividere, ho bisogno di mantenere il nuoto nella mia vita perché grazie a esso e alla competizione riesco a chiarire cosa voglio dalla mia vita, dalla mia esistenza, dai progetti…
Raccontaci il momento più bello e quello più brutto della tua carriera.
Ho davvero moltissimi ricordi belli della mia carriera, ma non so se c’è un vero momento “più brutto”. Nel 2004 ho provato a qualificarmi per le Olimpiadi di Atene ma ho mancato l’obiettivo per 7 centesimi; non sapevo più se avrei trovato ancora la forza per andare avanti e stavo pensando di lasciare tutto e tornare a studiare… ma in realtà non volevo studiare! Successivamente mi sono qualificato per le Olimpiadi ma nel mezzo sono passati oltre 35.000 chilometri di nuoto.
Un ultima domanda: cosa ne pensi del nuoto Master?
Ci sono diversi punti di vista a riguardo; personalmente credo sia molto positivo quando ex agonisti scelgono di diventare Master per continuare ad allenarsi. Non capisco invece come alcuni possano farlo così duramente, per 6, 7, 8 volte a settimana come un nuotatore professionista e lo dico perché l’ho fatto in prima persona… ma se questo li rende felici, va bene comunque.