Suvvia… diciamocelo e facciamolo forte e chiaro: anche nel nuoto si può SC..ivolare nel peccato del tradimento.
Sì, anche nel nuoto, come in tutti gli sport “unisex” – come per esempio l’atletica leggera, la corsa, la ginnastica, le bocce e il curling – dove atleti uomini e atleti donne vivono a stretto contatto gli uni con l’altri, la scappatella in trasferta rischia di essere dietro l’angolo.
Forse nel nostro amato sport, il nuoto – anche se le bocce ultimamente mi stanno affascinando sempre di piu – siamo più sensibili a incappare nel desiderio per colpa del poco tessuto che durante le manifestazioni copre il nostro corpo. Quegli scampoli variopinti strizzano le nostre forme rendendoci facili prede di pensieri peccaminosi (anche perché grazie al cielo gli occhi sono fatti per guardare), rendendoci vulnerabili a cedere alle avance di predatori e pantere che durante le trasferte sfoderano tutto il loro irresistibile sex-appeal: il solito e vecchio, ma mai passato di moda, repertorio di battute e ammiccamenti a cui, talvolta, è difficile opporre resistenza.
Ed è qui che la trasferta può diventare complice della scappatella. Come due vecchi “compagni di merende” si scambiano figurine e mostrano le loro tacche sul “fucile”, come in un’esplosione di feromoni, le piscine sono inondate di sguardi nascosti, battute al bar, controllo del nome del ragazzo o ragazza sui risultati affissi sui muri. Si butta l’occhio durante la chiamata al controllo cartellini e il nostro udito assume capacità sovraumane per carpire nomi e discorsi. Ma, giusto per esser chiari, sono pratiche che nel bene o nel male abbiamo provato tutti, non siamo ipocriti.
Quando avviene il cosidetto imprinting ormai il gioco è fatto e da lì in poi è un susseguirsi di cambiamenti ed emozioni. Si fa amicizia sui social, ci si bombarda di like e le chat cinguettano come passerotti a primavera.
Allora anche la trasferta a miriadi di chilometri da casa diventa improvvisamente non troppo lontana per rivedersi e continuare da dove si era rimasti la volta precedente, riuscendo a trovare delle motivazioni tanto incredibili – ma allo stesso tempo tanto convincenti – che il nostro partner prima della tua partenza ti dice persino «Vai tigre spacca tutto!» ma in realtà il tuo obiettivo…
Dopo un viaggio straziante, l’ingresso in piscina è un momento che assume caratteristiche epiche: hai il cuore che ti pulsa nemmeno come alla fine di un 200 stile, hai la sensazione che ogni proiettore sia acceso su di te e i tuoi occhi siano diventati fari nella notte, scruti ogni angolo dell’impianto finché non trovi la persona che stai cercando, finalmente… ti metti seduto e ti cambi facendo finta di non essersi visti!
Ma qualsiasi scusa per non dare nell’occhio e attaccar bottone è valida, dal salutare persone di cui fino al giorno prima non conoscevi nemmeno il nome solo perché c’è prossimità all’altro, chiamare un tuo amico ad altissima voce che si trova nel parcheggio e te sei sulle tribune oppure, semplicemente, attendere e farsi venire a cercare.. perché alla fine è il gioco delle parti: c’è chi è preda e chi è predatore, chi desidera e chi è desiderato, a creare le situazioni del peccato…
Quando il Giudice Arbitro fischia l’ultima gara ed è infine giunto il momento di prendere la strada dell’albergo e prepararsi alla serata insieme ai compagni di squadra, la notte potrebbe diventare clandestina e fornire l’occasione concreta di cogliere quel frutto che ormai si è fatto maturo. Tante volte è solo un gioco, altre no, ma non c’è niente di male nel desiderio di vivere un’emozione nuova: dipende da quale parte si sta… se da quella del frutto o della bocca che lo assaggerà… L’importante è ricordarsi che la tigre potrebbe diventare il tuo partner che a casa aspetta il tuo ritorno!
P.S.: è meno peggio esser traditi o tradire? Sinceramente una risposta non ce l’ho, non sono di certo il vostro psicologo né tantomeno la vostra coscienza!
Buone bracciate e tanti sguardi ammiccanti a tutti voi!