La squalifica sportiva di Sun Yang è finita il 28 maggio 2024.
Dopo essere stato condannato per la nota vicenda legata alle provette distrutte nella notte tra il 4 e il 5 novembre 2018, Sun Yang ha scontato un lungo periodo di squalifica che gli è costato, tra l’altro, la mancata qualificazione a due edizioni delle Olimpiadi. Ora che la pena è terminata, l’atleta cinese ha potuto finalmente parlare e rendere più chiaro il suo futuro.
Lo ha fatto in un’intervista rilasciata alla stampa cinese, nella quale appare sollevato ma allo stesso tempo provato.
Sun Yang non si ritira
In un momento storico nel quale la Cina è sotto attacco per l’ennesima vicenda legata al doping, le parole di uno degli atleti più discussi della storia recente hanno già fatto scalpore in tutto il mondo del nuoto e dello sport in generale. Il primo motivo, quello principale, è legato proprio al fatto che Sun Yang non si è affatto ritirato dalle competizioni agonistiche. In questi quattro anni abbondanti non ha mai smesso di allenarsi, come d’altronde era in più occasioni trapelato, sottoponendosi ad allenamenti anche due volte al giorno, nella piscina sotto casa. Il mezzofondista dice di aver nuotato fino a cinque ore al giorno, circa 8 km a sessione, mantenendo così il suo fisico in costante forma, a partire proprio dal periodo delle Olimpiadi di Tokyo (durante le quali, dice, otteneva tempi di alto livello).
A 33 anni non è più nel suo prime, ma il ritorno alle competizioni per lui è davvero imminente. È Sun Stesso a dircelo, scatenando l’ira della fazione di pensiero che possiamo riassumere con il motto “once a dope, always a dope”: «Tornerò a gareggiare quest’anno, dopo le Olimpiadi».
Se non ci fosse Parigi 2024, sarebbe indubbiamente la notizia dell’anno.
Ciò che in molti davano per scontato – il suo ritiro – nella sua testa non è mai stata nemmeno un’opzione. Sun Yang dice di aver attraversato momenti difficili, di essere stato aiutato dai suoi (super severi) genitori e dalla moglie, conosciuta proprio nel momento di maggiore difficoltà, ma di non aver mai abbandonato l’idea che un giorno sarebbe tornato a gareggiare.
Nel frattempo, ha ripreso gli studi, e gli è servito per svagare e trovare motivazioni, ma nella sua testa è rimasto sempre e comunque un atleta. Sun Yang dice che le competizioni gli mancano – ricorda i 200 stile di Rio 2016 come il suo momento preferito – ma ora la competizione che sente di più è quella con sé stesso, e con i suoi demoni. Per lui non è ancora arrivato il momento di girare pagina nella vita.
«Sono nato senza paura e combatterò fino alla fine» dice di sé stesso. In giro per il mondo iniziano ad avere paura.
Cosa significa il ritorno di Sun Yang
Tecnicamente parlando, si tratta del ritorno di uno dei migliori stilliberisti della storia. Non è più giovanissimo, ma se si è davvero allenato con costanza (e non abbiamo motivo di dubitarne) potremmo vedere da lui ancora qualche bella gara, considerando anche le motivazioni personali che lo potrebbero portare ad un livello superiore di ambizione. Tutto da vedere, tutto da verificare, tutto però possibile.
Sarà Sun Yang contro il resto del mondo, probabilmente, perché è difficile trovare in questa vicenda qualche opinione non dico positiva, ma anche solo di dubbio schieramento. Tutti sono contro di lui, contro quello che ha fatto e contro quello che in qualche modo rappresenta, cioè un mondo che noi vediamo lontano e oscuro, che fatichiamo a capire quindi preferiamo giudicare. Brutto, sporco e cattivo, se andrà male esulteranno in tanti e se andrà bene meglio ancora, in tanti lo potranno insultare, sfogando le proprie frustrazioni sulla tastiera del telefonino. Che nel dubbio, qualche like lo facciamo.
Andrebbe però detto che non è il primo atleta della storia che rientra da una squalifica per doping, e che quindi ha tutto il diritto di tornare a gareggiare senza essere discriminato, ma solo giudicato da ora in poi per quello che farà. Lo dicono le leggi in vigore, che valgono per chiunque commetta reati, anche di natura ben peggiore. Sarà sicuramente sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione mondiale, e anche dell’antidoping; quindi, non credo ci siano motivi di preoccupazione ulteriori sulla veridicità dei tempi che nuoterà da ora in poi.
Sulla sua immagine, però, credo che si possa fare poco. Non ci sarà nessun produttore di Netflix che investirà per fare un documentario che ne ristabilisca l’immagine, ne penso che qualche talk show americano lo inviterà per un’intervista strappalacrime. Dalle nostre parti, ne uscirà male in ogni caso. A meno che non ci si sforzi tutti e si tenti di guardarlo con occhi diversi, perlomeno per dichiararci esseri umani.