Una settimana fa parlavamo di ripresa delle gare e di tempi interessanti, tanto da titolare con un certo ottimismo “Segnali forti”.

A distanza di sette giorni il mondo è cambiato ed usare quel titolo oggi sarebbe ben più consono alla situazione che stiamo, purtroppo, osservando. Inevitabilmente, iniziamo Fatti di nuoto weekly parlando delle conseguenze che il conflitto in Ucraina ha avuto, per ora, sul mondo del nuoto.

Il Nuoto e la Guerra

La prima Federazione a muoversi è stata quella del judo, che ha sospeso Putin dalla carica di presidente onorario. Una mossa non da poco, se consideriamo che il leader russo ha spesso usato il judo come veico-lo della sua personale propaganda, fatta di machismo e virilità ostentate, tanto da far nascere il mito (ed il dubbio) della sua valenza come atleta.

A catena, tutto il mondo dello sport ha gradualmente ma uniformemente applicato le proprie sanzioni, dalla FIFA alla UEFA fino alla raccomandazione del CIO, che lunedì ha chiesto a tutte le Federazioni di non accettare atleti e funzionari russi e bielorussi e, dove non possibile, di farli gareggiare ma senza la bandiera del proprio stato.

Anche la FINA, che si è inizialmente dichiarata neutrale, si è accodata, prima annullando la partita di pallanuoto prevista l’8 marzo a San Pietroburgo (tra Russia e Grecia) e le World Series di sincro di aprile, poi cancellando i Mondiali Junior di agosto, ed infine bannando gli atleti russi e bielorussi, che dovranno fino a nuovo avviso gareggiare come atleti neutrali, senza la loro bandiera così come successo ai Giochi di Tokyo e Pechino. In quest’ultima occasione è stato revocato anche l’Ordine d’onore che Putin aveva ricevuto dalla FINA nel 2014.

Il fronte internazionale degli atleti è unito e la condanna alle azioni russe condivisa e manifestata soprattutto attraverso la solidarietà verso i colleghi e amici ucraini. Anche in Italia non sono mancati i messaggi di sostegno social, da Gregorio Paltrinieri a Federica Pellegrini, fino alla Federnuoto che per parola del Presidente Barelli è pronta ad ospitare ad Ostia gli atleti ucraini che avessero bisogno di un luogo dove allenarsi.

I toni più duri, finora, sono stati forse usati da Swimming Australia, che ha precisato che non manderà nessun atleta ai mondiali in vasca corta di dicembre di Kazan, ammesso che ci siano. C’è chi vorrebbe anche di più, per esempio Rūta Meilutytė che attraverso il suo twitter ha criticato la FINA, auspicando che l’impatto delle azioni di Putin venga fatto pesare ad ogni russo in ogni modo possibile. Allo stesso coro si aggiunge anche Adam Peaty che, sempre tramite twitter, suggerisce di non far gareggiare nessun atleta russo o bielorusso, spingendosi oltre quanto dichiarato dalla FINA e anche dalla Federazione Britannica.

C’è chi sta facendo di più come Romanchuk che, stando a quanto riferito da Paltrinieri a RaiSport, si trova a Kiev ed è disposto a combattere fino alla fine per il suo paese. Dal suo profilo Instagram, il vice campione Olimpico condanna la guerra, in un video rivolto al Presidente del CIO Thomas Bach e firmato da molti atleti di diversi sport. Il suo connazionale Andrij Govorov ha anche aperto un fondo benefico per la popolazione in emergenza, direttamente gestito ed organizzato da lui stesso, lo trovate QUI. In un momento così drammatico e confuso, lo sport sta abbandonando la sua neutralità per schierarsi in blocco contro la guerra, mettendo in campo il suo ruolo sociale come mai aveva fatto prima, nella speranza che alcuni gesti simbolici possano servire a sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica mondiale.

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I Conti della ISL

Continuano i problemi della International Swimming League il cui proprietario, il magnate Konstantin Grigorishin, è ucraino di adozione e russo di nascita. La Lega ha fatto sapere ai propri atleti che i pagamenti arretrati sono momentaneamente bloccati a causa proprio della grave situazione internazionale (ed il congelamento dei conti bancari ucraini dai quali la ISL rifornisce i vari team) ma che resta confermata la season 4, che prenderà il via a giugno negli States.

Questa dei ritardi rischia di diventare un’altra freccia all’arco dei detrattori della ISL, che dal canto suo continua a non mandare messaggi incoraggianti sull’aspetto economico. Dal suo Instagram, la nuotatrice dei Tokyo Frog Kings Aly Tetzloff ha fatto sapere che non ha ricevuto alcun pagamento per la season 3 ed ha anche rincarato la dose, affermando che la ISL aveva comunicato che la somma dovuta (il minimo garantito di 7500 euro ad atleta) sarebbe arrivata in cinque rate a partire da ottobre. Tetzloff chiama in causa anche la International Swimmers Alliance chiedendo di fare ciò per cui è nata, cioè garantire ai nuotatori la possibilità di sostenersi economicamente.

Si torna a gareggiare

Da domani a sabato ci sono le TYR Pro Swim Series a Westmont – Illinois, primo test per i nuotatori statunitensi in vasca lunga al quale parteciperanno molti dei big USA, tra cui Dressel, Ledecky e Jacoby.

Qui trovate la starting list, c’è anche Federico Burdisso. E speriamo che presto si possa tornare solo a parlare di tempi.

See you later!

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