A pochi giorni dalla nostra personale versione della march madness – i Criteria, dal 5 al 10 aprile a Riccione – è andata in scena la parte femminile della march madness vera, quella americana, cioè le NCAA Finals.
In Fatti di nuoto Weekly proviamo a fare un pò di chiarezza.
2024 Finals
Iniziamo dai risultati: Virginia Cavaliers Swimming and Diving ha vinto per la quarta volta consecutiva il titolo nazionale, mantenendo una striscia di imbattibilità che dura dal post-Covid19 e battendo per il terzo anno consecutivo le Texas Longhorns. Il programma dell’Università della Virginia è guidato da Todd De Sorbo, che a Parigi 2024 sarà head coach di Team USA per il settore femminile, ed ha tra le sue fila alcune delle più forti nuotatrici americane, su tutte le sorelle Gretchen ed Alex Walsh.
Nelle finali 2024, che si sono svolte al Gabrielsen Natatorium di Athens, in Georgia, le Walsh hanno dominato la scena, aggiudicandosi ben tre titoli individuali a testa. Alex ha vinto 200-400 misti e 200 rana, mentre Gretchen si è imposta nei 50-100 stile e nei 100 farfalla, nuotando in tutti e tre i casi il record americano: 20.37. 44.83 e 47.42 (giusto per chiarezza, sono gare che si svolgono in vasca da 25 yards).
Le Cavaliers hanno vinto anche quattro staffette su cinque, dimostrando in generale una completezza di squadra che per ora rimane una spanna sopra le altre Università. In tutto ciò c’è anche un’italiana, Jasmine Nocentini, che è stata protagonista delle quattro staffette di Virginia oltre ad aver vinto il titolo nei 100 rana con la seconda prestazione all-time, 56.09 e il bronzo nei 50 stile con 21.10.
Il mondo NCAA
Spiegare la realtà universitaria americana non è semplice, perché il termine di paragone in Italia non esiste. Prima, scherzando, ho provato a citare i Criteria, la manifestazione forse più sentita dalle nostre parti, ma il confronto regge solamente su un piano emozionale.
Il modo in cui negli States vivono le competizioni universitarie è strettamente connesso al modo in cui vivono l’esperienza del college, che è molto diverso da come ci si approccia all’Università in Italia. Per questo, negli sport di massa come il football e il basket, le gare tra college fanno numeri che superano quelli dei professionisti, sia come spettatori che come indotto generale, creando una narrazione spesso anche esagerata intorno ai loro protagonisti.
Con le relative proporzioni, anche nel nuoto funziona così. Di fatto, tutti i più grandi nuotatori americani sono passati dalle NCAA Finals, evento che per importanza è secondo solo ai Trials Olimpici, e per avere un’idea di quanto siano sentite basta dare un’occhiata ai social degli atleti. Troverete molte più interazioni, foto e stories di quante ne avete trovate per qualsiasi altro meeting anche importante che abbiano disputato, compresi Europei e Mondiali. Vincere un titolo NCAA, o aver fatto parte di un prestigioso team universitario, rimane nel curriculum sportivo al pari di una medaglia Mondiale, e nei colloqui del mondo del lavoro americano è perfino più apprezzato.
Molti nuotatori professionisti, conclusa la carriera studentesca, rimangono comunque ad allenarsi nei team universitari. Questo avviene perché i più grandi tecnici americani sono quasi sempre head coach di una squadra universitaria – De Sorbo, ma anche Anthony Nesty e Bob Bowman – e le strutture migliori nelle quali allenarsi sono all’interno dei College, che annualmente hanno a disposizione budget milionari per gestire i programmi sportivi. Qualcosa di simile, in Italia, avviene con i Centri Federali (a tal proposito a breve si aggiungerà anche Livorno).
Dalle yards ai metri
Tornando al discorso sportivo, non è così scontato che chi va forte alle NCAA Finals sia poi un fenomeno anche in vasca lunga, perché le differenze sono talmente tante che si può quasi parlare di due sport diversi.
Diciamo che, però, quando si raggiunge un livello molto elevato gli indizi iniziano a diventare prove. Alex Walsh, ad esempio, ha già vinto un titolo mondiale nei 200 misti ed è argento Olimpico in carica, mentre Gretchen (di due anni più giovane) ha in bacheca sei ori ai Mondiali Giovanili nel 2019 e tre medaglie a Fukuoka 2023. Entrambe sono attese come grandi protagoniste dei Trials Olimpici, soprattutto Gretchen che sarà tra le pedine fondamentali per gli USA in chiave staffette veloci.
In rete si possono trovare diversi convertitori di tempi dalle yards ai metri, alcuni più ottimistici di altri, che possono dare un’idea di quanto un crono ottenuto nella vasca cortissima possa valere in vasca lunga.
Al di là delle formule, la realtà è che ci sono stati casi eclatanti di nuotatori che non hanno saputo adattare la nuotata potente e rapida della vasca in yards, nella quale tuffo e virate hanno un ruolo fondamentale, allo stile che si nuota invece nella lunga, dove subentrano altri elementi, anche nella metodologia di allenamento. Di contro, invece, praticamente tutti i campioni americani della vasca da 50 sono stati campioni anche in ambito universitario.
Per Jasmine Nocentini, Federnuoto ipotizza che il 56.08 nei 100 rana possa valere 1.05.2 in vasca da 50 e che il 21.10 nei 50 stile sia 24.5 in lunga. Come ben sappiamo, gli slot Olimpici per i 100 rana sono già occupati da Benedetta Pilato e Lisa Angiolini, ma restano aperte diverse posizioni nello stile veloce e, di conseguenza, nelle staffette. Da qui l’hype che si sta creando per vederla in azione in vasca lunga, prima negli USA e poi al Settecolli. Dopo gli ottimi miglioramenti di Sara Curtis il settore velocità femminile potrebbe aver trovato un altro elemento fondamentale.
See you later!
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Foto: Fabio Cetti | Corsia4