Dopo un weekend meno denso di gare, e prima di uno che invece ci vedrà testimoni in prima fila, Fatti di nuoto weekly torna puntuale come sempre, per parlare in ordine sparso di sogni e speranze.

Speranze

Parlare di speranza in un momento storico come questo è complicato, ma alcuni piccoli gesti che si trovano qua e là ci lasciano intravedere scorci di umanità in mezzo al buio della guerra. Come l’iniziativa della Federnuoto, che dopo aver ospitato le atlete del sincro ora accoglierà anche la Nazionale di nuoto, in Italia almeno fino al 31 marzo per un collegiale a Lignano Sabbiadoro.

Difficile immaginare quanto si possa essere concentrati sullo sport in un momento così critico per la propria Nazione, ma per provare a immedesimarsi in un giovane ucraino vi invito a guardare la puntata del podcast di Brett Hawke con Romanchuk. Il mezzofondista ha parlato di molte cose, del padre in guerra e della sua piscina sotto i bombardamenti, ma ha anche detto di aver capito che vuole rappresentare il suo paese in vasca, per orgoglio e per riconoscenza verso i suoi connazionali che combattono.

Sentire un giovane costretto dalla contingenza dei fatti a dire cose di questo genere, nel 2022, è davvero triste. Come triste, ma anche in un certo senso comprensibile, la scelta che Gran Bretagna ed ora anche Svizzera hanno fatto: niente Mondiali se ci saranno atleti Russi e Bielorussi.

Battaglie Sportive

Ed è ancora più triste se pensiamo che di battaglie da combattere ce ne sarebbero di ben più importanti. Come ad esempio quella per il definitivo abbattimento di alcuni muri sociali, nella vita e nello sport, e anche nel nuoto.

Ce lo dice Cate Campbell, che in un’intervista a Specchio parla di come le donne siano ancora viste con un occhio distorto, e quindi discriminate, anche ad altissimi livelli. “Appena sono entrata in nazionale, già da junior, ho sentito dire alle ragazze, e solo a loro, che era meglio usare dei piatti piccoli, così da essere sicure di non eccedere (nel peso). Subito con una relazione malata tra cibo, sesso e rendimento.”

Una situazione non certo nuova ma che sembra difficile da eliminare, talmente radicata da essere ormai automatica nella mente delle ragazze stesse. Come ci ha raccontato Federica Pellegrini in Underwater, e come è emerso dal caso Ottesen-Friis in Danimarca, è giusto che queste situazioni vengano sempre più a galla e che nessuno si senta più in pericolo nel raccontarle.

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Oppure le battaglie verso l’integrità sportiva, nella quale si inserisce l’iniziativa della LEN che si affida ad un partner esterno per la lotta agli illeciti sportivi e disciplinari. Nella visione di Antonio Jose Silva, il nuovo Presidente della Federazione europea, questo è un grande passo verso la sempre maggiore tutela del nuoto e soprattutto degli atleti, che ora potranno segnalare un qualsiasi presunto illecito ad un ente esterno che lo analizzerà garantendo l’anonimato dell’atleta stesso.

O ancora la battaglia verso la regolamentazione della posizione degli atleti transgender nel mondo dello sport, situazione che ormai non può più essere ignorata dalla politica sportiva. C’è bisogno di un intervento regolatore chiaro e legittimo, che non sfavorisca chi si sente (giustamente) svantaggiato da questa situazione ma che allo stesso tempo faccia in modo che persone come Lia Thomas non diventino un facile bersaglio di chi vuole in qualche modo accanirsi con chiunque riconosca come “diverso”, ma siano ispirazione per la costruzione di un mondo più sereno e vivibile per tutti.

Non credo affatto che sia facile e sono per natura scettico nei confronti della semplificazione e delle generalizzazioni, ma ad oggi non sembra che dall’alto ci sia la volontà seria di affrontare questa situazione per dare serenità a tutti e non spezzare i sogni di nessuno.

I Sogni di Arianna

Del resto non dovremmo mai dimenticarci che lo sport è un motore inesauribile di sogni da realizzare, e quindi di sacrifici e sfide quotidiane da affrontare.

Come quelle di Arianna Bridi, la fondista trentina che da un anno è ai box a causa di una miocardite diagnosticata ad aprile 2021. Ora, dopo aver affrontato un lungo stop e due interventi al cuore, sente finalmente la fiamma della speranza riaccendersi e già sogna le Olimpiadi, come ha dichiarato a il Dolomiti: “Voglio tornare e prendermi quello che sogno. Ancora voglio lottare per le Olimpiadi di Parigi nel 2024 o Los Angeles nel 2028”.

Noi ci auguriamo di rivederla presto in acqua, non solo perché si tratta di uno dei più grandi talenti del nostro fondo ma anche perché sta dimostrando una determinazione fuori dal comune, che poi è una delle doti fondamentali dei grandissimi campioni, nello sport come nella vita.

D’altronde se il ritiro di Tom Brady – 44 anni e 23 stagioni NFL – è durato due mesi, chi ci vieta di sperare e lottare per il futuro?

See you later!

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Foto: Ferdinando Sodano