Che cos’è il talento?

Fatti di nuoto Weekly non ha una definizione, ma cercarla tra le pieghe dell’attualità potrebbe essere divertente.

Podcast

Parlare di podcast, nel 2023, è strano e complicato. Ce ne sono talmente tanti e su talmente tanti argomenti che, francamente, si fa fatica a scegliere e a starci dietro. Se restringiamo il campo ai podcast di interviste, poi, il discorso si fa ancora più complicato. Gli ospiti sono talmente affamati di visibilità (la droga dei nostri tempi) che spesso fanno il giro dei podcast come un tempo si faceva il giro delle parrocchie, col risultato però che le cose che sentiamo sono sempre le stesse. 

E allora la vera differenza la fa chi conduce: c’è chi apprezza la personalità di Joe Rogan e chi la pacatezza di Gianluca Gazzoli, sono gusti. Nel mondo del nuoto ci sono due esempi di podcast di successo, ed entrambi si basano sul talento dei loro conduttori: Brett Hawke è di sicuro il più famoso, l’unico che riesce a far parlare gli ospiti con la stessa sincerità che avrebbero davanti ad un caffè con un amico, ma io vi segnalo Kyle Sockwell, che ha un modo diverso di condurre, e che è recentemente sbarcato su USA Swimming. Merita.

European Aquatics

Con una fantasia trascurabile (e talento, in questo caso, zero), la LEN ha deciso di abbandonare l’acronimo francese per allinearsi a quanto fatto dalla FINA (e prima dalla IAAF), e convertire il suo nome in un più riconoscibile European Aquatics.

Tra le due Federazioni, si tratta di un allineamento di nome ma anche di intenzioni: il Congresso europeo ha battezzato l’unità europea per l’integrità acquatica, che sostituisce il panel LEN e agirà autonomamente sulle controversie e sulle questioni disciplinari, in attesa dell’approvazione di un nuovo codice etico.

Come sempre, le intenzioni sembrano le migliori ma saranno i fatti a dire se cambia davvero qualcosa.

Il Nuoto alle Olimpiadi LA2028: 5 programmi interessanti

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51° Nico Sapio, gli Azzurri in gara a Genova verso gli Europei di corta

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Notizie dall’Australia

È cambiato qualcosa veramente per Ariarne Titmus, la super campionessa australiana che si è recentemente sottoposta ad un intervento di rimozione di tre tumori benigni alle ovaie. Dai suoi profili social, si apprende che tutto è andato per il verso giusto e che le paure più grandi per lei (ad esempio non poter avere figli) sono scongiurate. Presto la rivedremo in acqua scatenarsi sotto le urla di Dean Boxall – fresco di nomina di “Coach of the Year 2023” per la quarta volta! – e questo ci può solo far piacere.

Come ci fa piacere che Mack Horton abbia sposato la sua fidanzata storica Ella Walter coronando così una storia d’amore (pochi giorni dopo aver fatto un mezzo Ironman a nel Queensland).

Non moltissimi gli spunti, invece, che arrivano dai Campionati Australiani in vasca corta, collocati in un periodo abbastanza strano e saltati a piedi pari da tutti i big del nuoto aussie. D’altronde, con una stagione così impegnativa e lunga alle porte e l’inizio della fase di preparazione, questi Campionati sono decisamente trascurabili se non fastidiosi. Abbiamo però rivisto Bronte Campbell (52.39 nei 100 stile), Cody Simpson si è aggiudicato 100 stile (47.85) e 100 farfalla (50.60), e ci sono un paio di nomi giovani da tenere d’occhio (Thomas Hauck, mezzofondista ventenne, su tutti). Accontentiamoci.

Talento

La riflessione su Cody Simpson, però, è doverosa. Spesso si ragiona su come inquadrare un talento, su cosa sia davvero averlo e sfruttarlo, su come un talento possa essere coltivato e mantenuto. Definiamo talenti, per esempio, quegli atleti che sembrano avere qualcosa di innato e naturale nei gesti che compiono, tanto da far sembrare semplice anche la cosa più difficile. Gli esempi sono molti: Mondo Duplantis sembra nato per fare il salto con l’asta, Simone Biles per la ginnastica, Lebron James per il basket, e così via. Nessuno di loro si è risparmiato negli allenamenti e nei sacrifici, perché la cosa brutta del talento è che solo con quello non si va da nessuna parte.

Non sapremo mai, quindi, cosa sarebbe ora Cody Simpson se a tredici anni avesse deciso di continuare a nuotare invece che dedicarsi alla carriera musicale. Era una promessa giovanile come pochi altri, ha sfondato nel mondo della musica lasciando completamente il nuoto per dieci anni. Poi però, è tornato al suo vecchio amore, si è rimesso ad allenarsi e i risultati sono quantomeno sorprendenti: ha nuotato le finali ai Trials australiani, ha fatto i Giochi del Commonwealth (contribuendo alla medaglia d’oro in staffetta), ha vinto due titoli ai nazionali in vasca corta. Parigi 2024 potrebbe rimanere un sogno, perché la concorrenza interna è elevatissima, ma anche solo il fatto di essere lì a provarci è una vittoria. Direi che, di base, di talento ce n’è abbastanza.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4