L’avevamo aspettata tutto l’anno e l’Olimpiade, con le sue storie e suoi campioni, è volata via in un attimo.

E’ già più di un mese infatti che le acque dello Estadio Acquatico di Rio sono calme, e i protagonisti di quelle giornate brasiliane si sono divisi tra vacanze, ritiri, e gare di World Cup.

Ma a mente fredda e in astinenza da nuoto cosa ci è rimasto di questi Giochi tra le corsie???

Quei calcolatori umani di Nuoto in Cifre, rappresentati al meglio da Marco Agosti, hanno analizzato gara per gara e tempo per tempo tutte le prove in quel di Rio, spulciando e scoprendo dati e statistiche da strapparsi i capelli!

Ah, se pensate “facile con un archivio dati così”, no assicuro che hanno tutto in testa loro!!!

Per gli amanti dei numeri è un ben di Dio irresistibile e allora decido di rubargli un po’ di materiale e inaugurare una rubrica speciale di qualche puntata sulle statistiche di Rio che chiamerò AcquaRIO, tutti i numeri dei Giochi per provare a rispondere ad una difficile domanda: “ è stata l’Olimpiade più veloce di sempre?

STILE LIBERO UOMINI

Partiamo analizzando quando fatto dagli stile liberisti: nessuno dei campioni olimpici di Londra 2012 si è ripetuto, mentre l’unico ad aver messo al collo un altro oro è Sun Yang, che lo ha fatto però in una gara diversa rispetto ai Giochi londinesi i 200 stile libero.

Salta all’occhio anche la mancanza di WR: non accadeva da Atene, perché a Pechino ci aveva pensato Phelps nei 200 e a Londra Sun Yang nei 1500.

Ma osserviamo l’evoluzione dei tempi gara per gara, sia per l’accesso alla semifinale, alla finale e alla medaglia di bronzo.

I 50 stile, la gara più “giovane” in programma, regala il terzo bis della sua storia: dopo Alexander Popov ( 1992-1996) e Gary Hall jr (2000-2004) tocca al più impensabile dei vincitori, ovvero Anthony Ervin, al quale una vita piuttosto bizzarra regala il finale da favola, conquistando il secondo oro olimpico 16 anni dopo il primo, diventando il vincitore ‘meno giovane’ in acqua di tutta la storia dei Giochi.

E lo ha fatto nella gara più veloce dell’ultimo quadriennio: da Londra 2012 – mondiali di Barcellona e Kazan compresi – non si era mai dovuto andare così veloci per entrare in semi (22’’10) e per salire sul podio (21’’49), mentre gli è andata bene per la vittoria, molto più lenta rispetto alle stesse ultime quattro competizioni.

Nei 100 stile torna a comandare un australiano: Kyle Chalmers vince con tanto di WR Junior e riporta un Aussie sul gradino più alto del podio dai tempi di Michael Wenden campione nel 1968. Dalla gara regina ci si aspettava l’assalto al titolo da parte dell’altro canguro, Cameron McEvoy, uomo più veloce al mondo senza costume gommato (47’’04) nuotato proprio quest’anno.

Ma si sa, le Olimpiadi sono imprevedibili e i tempi contano relativamente, soprattutto in finale. Per arrivarci però ci voleva 48’’23, poco più veloce dell’ultimo tempo utile per arrivare in semi, 48’’58. Tempi, che se paragonati al trittico precedente – Londra, Barcellona, Kazan – sono decisamente più bassi, mentre il 47’’85 del bronzo è in linea con quanto nuotato nelle altre occasioni.

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Sun Yang scrive un pezzettino di storia con la conquista dei 200 stile libero.

  1. E’ il quattordicesimo campione diverso su 14 volte in cui questa prova è stata presente ai Giochi (sarà maledetta???).
  2. Con questo successo completa, grazie ai successi di quattro anni prima nei 400 e 1500, un tris mai riuscito prima!
    La domanda nasce spontanea: e ora a Tokyo che gli rimane???

Se per vincere non gli è servito un tempo mostruoso, più difficile è stato per tutti arrivare a giocarsi la finale. Dalle batterie, l’ultimo tempo utile per essere tra i migliori 16 era 1’47″15, il più veloce di sempre (lo sa bene D’Arrigo).
Non si va più piano per la finale: l’ultimo posto disponibile era 1’46″23 (acciuffato da James Guy), mai così veloci a livello di Olimpiade, mentre solo i gommati di Roma 2009 erano entrati con un tempo più basso.

E quindi? Meno punte e squilli in alto, ma più compattezza e un livello maggiore!

Iniziamo a respirare aria di medaglia con i 400 stile: già perché Gabriele Detti raccoglie il testimone di Massimiliano Rosolino e non strappandogli il primato italiano, ma confermando che nelle ultime cinque edizioni dei Giochi gli unici europei a podio in questa distanza sono italiani!

Mack Horton vince e cercherà di emulare i connazionali Murray Rose e Ian Thorpe i soli ad aver bissato il titolo… Tokyo 2020 nel mirino. Se Mack e Sun Yang hanno caratterizzato la lotta per l’oro, il bronzo di Detti è il più veloce dell’era post poliuretano, così come quanto nuotato dal francese Jordan Pothain, che ad ora di pranzo nuota 3’45’’43 per entrare in finale.

Ma il meglio di questo stile libero arriva dai 1500, con due italiani sul podio, oro e bronzo come fu nel 2000 con Fioravanti e Rummolo, ma nei 200 rana, lo sapete tutti!

Greg ha mancato l’appuntamento con il WR, che, come detto da lui stesso, sarà il suo prossimo obbiettivo, ma ha riportato un europeo sul gradino più alto del podio. L’ultimo era stato Vladimir Salnikov nel 1988.
L’azzurro è anche l’unico insieme ad Adam Peaty ad aver confermato il titolo mondiale di Kazan in campo maschile.

 

Ah, e alla faccia di gara di fondo: per entrare in finale bisogna nuotare 14’55’’40, tempo più veloce degli ultimi sette anni, un crono che avrebbe permesso di vincere l’oro ad Atlanta 1996.

Al netto di questi numeri sembra evidente un miglioramento generale delle prestazioni.

Può sembrare strano se si guarda solo al vincitore: infatti tutti i neo campioni olimpici di Rio, dal 50 ai 1500, hanno vinto con tempi più alti rispetto a quelli serviti ai loro colleghi a Londra. Ma di contro è rimasto praticamente intatto il limite per il bronzo e si sono abbassati i tempi generali per andare in semi ed in finale!

Bene, i maschietti sono andati! Alla prossima per vedere cosa hanno combinato le ragazze!

(Foto copertina: G. Scala | Testo: A. Foglio)