Nel nostro viaggio attraverso la storia dei world record siamo giunti al primo capitolo dedicato alla rana, lo stile unanimemente considerato più tecnico e anche quello soggetto nel tempo alle maggiori modifiche regolamentari.

L’analisi di Nuotofan dei 100 metri rana parte dal 1956 e passa attraverso nomi storici della specialità, come quello del primo uomo sotto i 60”, Roman Sludnov, o della “letale” Leisel Jones, dominatrice in campo femminile, fino ad arrivare ai giorni nostri, nei quali Adam Peaty ha portato il livello dalla specialità su un altro pianeta.

Buona lettura!

Lo stile a rana ha conosciuto varie modifiche regolamentari. Partiamo dal regolamento entrato in vigore nel 1957, che ha sancito una distinzione tra rana e farfalla (che gli atleti, poi, hanno sempre cercato di colmare …)

Nel 1961 il WR maschile appartiene allo statunitense Chet Jastremski (decisamente più portato per questa distanza rispetto ai 200 rana che, per sua sfortuna, erano allora la sola distanza olimpica) con 1.07.5, mentre quello femminile alla tedesca dell’est Barbara Gobel con 1.18.2: differenza percentuale del 15,8%.

Alle Olimpiadi di Monaco 1972 i 100 rana maschili, introdotti all’Olimpiade dalla precedente edizione di Città del Messico, vedono un grande confronto tra John Hencken e Nobutaka Taguchi, vinto da quest’ultimo con il nuovo WR di 1.04.94. Anche in campo femminile Cathy Carr migliora il WR portandolo a 1.13.58: differenza del 13,3%.

John Hencken, davvero grande talento della rana, non si fa sfuggire l’oro dei 100 rana a Montreal 1976 nuotando 1.03.11 (settimo WR per lui), mentre in campo femminile il titolo olimpico va ad Anke Hannelore in 1.10.86: siamo al 12,3% di differenza.

Le tedesche dell’est hanno una salda supremazia in generale nel nuoto femminile, ma nella rana il loro dominio è davvero totale, e uno dei personaggi simbolo è Ute Geweniger, che nel 1983 ha portato il WR a 1.08.53.
In campo maschile è Steve Lundquist a detenerlo con 1.02.28: siamo al 10.0%, cioè al limite inferiore della forbice tra il 10 e il 13% che abbiamo visto contenere i WR, a parte casi davvero rilevanti.

Nel 1989 è il britannico Adrian Moorhouse (1.01.49) a cercare di incrementare sulla tedesca dell’est Silke Horner (1.07.91): 10,4% di differenza.

Negli anni successivi emerge quel carattere cosmopolita della rana, che si era notato fin dagli inizi. E sono in particolare i ranisti europei a dare un notevole impulso, con gli ungheresi Rozsa e Guttler, il russo Ivanov, il belga Deburghgraeve artefici di miglioramenti del WR, con l’allampanato ranista belga che nel 1996 lo colloca ad 1.00.60, mentre la sudafricana Penny Heyns nuota 1.07.02: 10,6% di differenza.

In love with… Kate Douglass

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Nel 2001 il russo Roman Sludnov infrange quella barriera del minuto che era ormai apparsa vicina a tanti; prima nuota 59.97 e poi 59.94.

I Mondiali di Barcellona 2003 sono di grande significato anche nei 100 rana, in cui emerge il giapponese Kosuke Kitajima portando il WR a 59.78, mentre in campo femminile la giovanissima Leisel Jones nuota un grande 1.06.37: la differenza si attesta all’11,0%.

Ai Trials olimpici 2004 Brendan Hansen realizza il nuovo WR con 59.30, mentre l’anno successivo Leisel Jones scende a 1.05.71. Il 2006, anno senza Mondiali ed Olimpiadi, vede ancora grandi protagonisti Hansen (59.13 per lui) e la Jones (fantastico 1.05.09). In quel 2006 il soprannome di Lethal è quanto mai indicato per Leisel Jones, che – nonostante i grandi crono di Hansen – riesce a riportare il delta al 10,1%.

È questa la differenza anche alla fine del 2007, cioè prima del biennio gommato che, ovviamente, porta stravolgimenti.

Alle Olimpiadi di Pechino 2008 Kosuke Kitajima si conferma campione olimpico con il nuovo WR a 58.91, mentre per vedere battuto il record della Jones bisognerà attendere i gommati “davvero letali” di Roma 2009, quando Rebecca Soni si laurea campionessa mondiale con 1.04.84, prima che la Hardy lo migliori ulteriormente fino a 1.04.45.

Sempre ai Mondiali di Roma 2009 è Brenton Rickard ad aggiudicarsi titolo mondiale e WR con 58.58, per cui alla fine del biennio del poliuretano il delta è ritornato al 10,0%.

Visti i crono del 2009, si pensava che la rana fosse stato uno degli stili più avvantaggiati dai costumi in poliuretano, e invece alle Olimpiadi 2012 Cameron van der Burgh ha migliorato il WR maschile nuotando (qualcuno dice anche con qualche gambatina a delfino dopo lo start…) 58.46, mentre nella semifinale dei Mondiali 2013 è la campionessa olimpica Ruta Meilutyte, con 1.04.35, a migliorare il WR femminile.

Ed eccoci al 2015, cioè all’inizio ufficiale dell’era Peaty. Il britannico stabilisce il suo primo WR ed infrange anche i 58″ nuotando 57.92. Nel 2016 Peaty si presenta in grande forma alle Olimpiadi di Rio, nuotando prima 57.55 in batteria e poi 57.13 in finale.

I crono di Peaty dilatano il differenziale, e a non molto serve il progresso di Lilly King ai Mondiali 2017 (1.04.13), anche perché Peaty nuota prima 57.10 nel 2018 e poi 56.88 ai Mondiali di Gwangju 2019.

Il differenziale attuale tra il WR maschile e quello femminile è quindi del 12,7%, ai limiti superiori della fascia (10%-13%) che abbiamo individuato.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4