Il Nuoto, da sempre, è uno sport acquatico. Cosa significa?

Facile: l’espressione del gesto tecnico, del movimento, è necessariamente importante svolgerlo in acqua.

E fuori?

Come un nuotatore può completare la sua attività quotidiana tra le corsie, con una preparazione specifica a “secco”, esaltando la consapevolezza del suo corpo, prima di andare a migliorare, nello specifico, la nuotata?

Tutto questo, ce lo spiega oggi Alessandro Demaria, cofondatore del progetto SwimOut, un contenitore di preparazione atletica per aumentare flessibilità, forza e potenza, necessari per migliorare la performance in acqua.

Ma andiamo con ordine.

Ciao Alessandro, ci racconti un pò di te?

Buongiorno a voi. Mi chiamo Alessandro Demaria, è sono un ex agonista di discreto livello. Ho nuotato seriamente fino all’età di 21 anni, cioè fino a circa 4 anni fa, disputando alcune edizioni dei campionati italiani e laureandomi anche campione italiano giovanile. Ho fatto parte di GestiSport ed Ispra. Sostanzialmente stilliberista, anche se a volte, mi cimentavo nel delfino. Purtroppo, ho dovuto smettere di nuotare a causa di un importante problema di salute che mi ha tenuto fuori dall’acqua per circa 1 anno e mezzo, e che ha fatto crollare il mio progetto di tornare tra le corsie come nuotatore. L’infortunio, insieme ad altre vicissitudini di vita quotidiana, mi hanno costretto a prendere la decisione di appendere il costume al chiodo.

Da qui inizia la tua “nuova vita”?

Mettiamola così. Nel frattempo mi sono laureato in scienze motorie, perché l’aspetto del movimento, mi ha sempre appassionato in maniera forte. È su questo concetto che ho iniziato la mia “palestra”. Ho cominciato a fare fatica, a sperimentare, a cercare quelle sensazioni che poi volevo trasferire dal mio cervello al mio corpo per acquisire la consapevolezza di tutti i movimenti che lo caratterizzano a 360 gradi. Quando sono stato nuotatore ero inconsapevole di questa parte fuori dall’acqua e di tutto il potenziale che si può scoprire. Insomma, è stato un percorso del tutto naturale, che è partito dalla scoperta dei miei grossi limiti legati al movimento del mio corpo. Inizialmente, non ero in grado di fare un accosciata o stare semplicemente seduto in ginocchio, senza sentire dolore.

Raccontaci un aneddoto di quei momenti.

Iniziai a lavorare per una palestra. Feci una lezione di yoga come allievo, e mi accorsi che l’eta media era circa 40/50 anni, ed io che avevo 22 anni, ero almeno “10 passi indietro” rispetto agli altri utenti del corso. In quel preciso istante ci fu la scintilla che mi fece rendere conto come ero messo male e capii che probabilmente molti miei coetanei erano nelle mie condizioni. Il grosso concetto a cui mi ispirai da quel momento è che prima siamo “umani” poi nuotatori. Questo vale per qualsiasi sport a prescindere, a maggior ragione per noi che svolgiamo la nostra attività in acqua, cioè in un ambiente non del tutto naturale. Ecco come nasce SwimOut.

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A chi è rivolto SwimOut? Qual’è la tua idea?

Intanto nel progetto siamo in 3. Io, Andrea Pozzi che è il fisioterapista, e Nicolò Maranzana che si occupa della parte tecnica quali programmi on-line e video. SwimOut si rivolge principalmente al nuotatore MASTER, perché è una realtà dove gli atleti sono sostanzialmente indipendenti, e dove non esiste una vera e propria preparazione atletica per i nuotatori stessi. Ci sono dei programmi on-line, dove chi diventa nostro atleta, ha la possibilità di accedere consultando un ampio data base di video tecnici che lo accompagnano passo passo nella sua crescita atletica.

Quindi ci sono dei programmi specifici e personalizzati?

Si. Partiamo dal presupposto che tutti i nostri consigli e tutte le nostre proposte, tengono in considerazione ogni aspetto variabile che può caratterizzare un nuotatore master, quale età anagrafica, età natatoria, livello, svolgimento della propria quotidianità tra cui lavoro, alimentazione, famiglia. SwimOut parte da una programma standard, appena ristrutturato, per poi passare alle coaching personalizzate, dove ognuno ha il suo percorso da seguire assolutamente soggettivo. Nel programma standard si cerca di migliorare gli aspetti tecnici base che possono essere la partenza, le virate, le subacquee e si danno delle indicazioni generali su come gestire il pre ed il post allenamento. Questi atleti vengono inseriti in un grippo privato di Facebook, dove con gli altri utenti, si possono scambiare opinioni, consigli, feedback. La coaching on-line invece è un’idea molto più evolutiva.

Per avere un feedback reale noi chiediamo ai nostri atleti di filmarsi e di mandarci l’esercizio in modo da poter essere valutato ed eventualmente corretto.

Quali sono i risultati ottenuti fin qui?

Guarda, siamo partiti principalmente nel nostro territorio e adesso, oltre ad espanderci un pò in tutto lo stivale, abbiamo addirittura degli atleti italiani che ci seguono dall’estero, come Austria ed Emirati Arabi. Questo mi può far affermare tranquillamente che ad ora abbiamo il 100% della soddisfazione.

Andiamo nel tecnico. Perché è così importante la conoscenza del proprio corpo?

Il metodo SwimOut si basa sul pilastro della consapevolezza come abbiamo già detto in precedenza. Se non sai come poter muovere il tuo braccio fuori, quali sono i range, quali posso essere le potenzialità di questo movimento, come poterlo sviluppare in tutta la sua ampiezza e forza, è difficile che tutto ciò possa essere “concepito” in acqua. Noi apriamo le “vie” di questa consapevolezza tramite alcune pratiche di mobilità articolare cercando un mix di forza e flessibilità.

Come invece “conoscere” la forza?

Se parliamo di forza, siamo di fronte ad uno dei più grandi misunderstanding sportivi per eccellenza, per quanto riguarda il nuoto. Esiste la forza generale e la forza specificaLa preparazione atletica nel nuoto di oggi tiene principalmente conto della seconda. Secondo il mio punto di vista, allenando il gesto specifico, si finisce a ritrovarsi dentro la famosa ruota del criceto. Mi spiego.

In qualità di nuotatore siamo specialisti. Altamente specializzati a compiere un gesto tecnico, ciclico, ripetuto centinaia e migliaia di volte. Si esce fuori dall’acqua, e si ripete ancora una volta quel preciso gesto tecnico specifico (simulazioni di nuotate le più disparate possibili, addirittura con palle mediche, attrezzi ecc.), quando invece sarebbe più opportuno lavorare e prendere consapevolezza della propria forza generale, come minimo per 2 anni, prima di poter pensare ad un gesto specifico.

Sviluppiamo prima il movimento del corpo umano e potenziamolo, poi penseremo al resto. Fuori dall’acqua dobbiamo compensare tutta quelle serie di posture sbagliate o fisicamente “costrette” dal fluido. Ergo dobbiamo andare nella direzione opposta.

Oltre ai programmi on-line SwimOut organizza degli stage. Come si svolgono?

Circa 1 anno fa abbiamo pensato di farci conoscere dal vivo. Abbiamo creato questo appuntamento annuale ovvero il vertice annuale della preparazione atletica per il nuotatore master. Quest’anno si svolgerà a settembre e precisamente l’1-2 con due intere giornate che andranno a sviscerare tutto il metodo SwimOut.

Saranno effettuati dei test per comprendere le proprie situazioni attuali e contestualizzare successivamente il perché della scelta di questo percorso, continuando poi con una preparazione atletica più generale che include routine di vario tipo pre e post allenamento per arrivare alle progressioni di forza che saranno necessarie a costruire delle basi solide per la nuova stagione agonistica.

Qual’è, se posso chiedertelo, il tuo rapporto con gli organi federali?

SwimOut sarà un progetto che prevederà anche un terzo aspetto. Oltre la parte on-line e quella del vertice annuale consolidato negli stage, SwimOut sarà anche itinerante. Abbiamo già ricevuto diversi inviti da parte di società sportive, da scuole e ultimamente abbiamo collaborato con la FIN Veneto, dove io personalmente ho tenuto una piccola conferenza sul metodo che proponiamo. Personalmente ho una mente molto aperta, disponibile al confronto, al dialogo. Ho avuto dei contatti ma, attualmente, non credo sia il canale migliore con il quale fare crescere le nostre idee. Possiamo certamente essere dei collaboratori della federazione e magari in futuro esserne parte integrante.

Com’è a tuo avviso la base atletica a secco del panorama italiano nel nuoto?

Per me è necessaria una rivoluzione, che poi è quello che stiamo cerando di fare noi, nel nostro piccolo. Un esordiente, e parlo degli esordienti B, secondo me dovrebbe dividere la sua settimana al 50% tra la parte in acqua e l’allenamento a secco. In primis per la sua prestazione natatoria ma anche per il proprio benessere fisico sia immediato che futuro.

Se lavoriamo su questo aspetto allora otterremo dei nuotatori longevi che anche dopo i 30 anni possono ancora esprimere capacità di forza e prestazioni ai massimi livelli. Penso ad Antony Ervin e allora credo che siamo poco prima di una grossa rivoluzione dal punto di vista della preparazione atletica.

Ci vediamo l’1 Settembre, grazie Alessandro!

2° Workshop Swimout

Il vertice annuale della preparazione atletica del nuotatore master

1 e 2 settembre – Milano
2 giorni full immersion nell’allenamento a secco

Biglietti disponibili QUI

(Foto: SwimOut)