Quando nuotiamo, o più in generale quando facciamo esercizio fisico, utilizziamo (e liberiamo) energia. Dove la prendiamo? Come la prendiamo?
La troviamo in ciò che abbiamo mangiato, la estraiamo grazie a procedimenti  chimici che avvengono all’interno del nostro organismo quando il muscolo, contraendosi, chiede carburante e di conseguenza, efficienza cardiaca e respiratoria.

A seconda della richiesta del muscolo e della velocità di contrazione della fibra muscolare, il carburante sarà principalmente di un tipo o di un altro. Ne abbiamo di tre differenti specie:

  • Lipidico (estrazione energia attraverso ossidazione dei grassi)
  • Glucidico (zuccheri)
  • CP (Creatinfosfato)

Il primo è un carburante specifico per i lavori aerobici, a bassa intensità e lunga durata, il secondo è utilizzato per gli sforzi intensi e a bassa durata, mentre il terzo per gli sforzi massimali a durata brevissima.

Tuttavia, queste fonti di energia possono essere tra loro miscelate in modo da ottenere livelli di sforzo intermedi che, utilizzati nei giusti modi e tempi, sono fondamentali per la costruzione dell’atleta.

Quando facciamo richiesta di energia specifica al nostro corpo, bisogna saperla dare e, per farlo in modo corretto, è necessario usare specifici range di bpm (battiti per minuto) in modo da ricorrere al  carburante corretto.

Per esser precisi, per guidare atleti e tecnici, la Federazione ha stilato una serie di sigle che corrispondono a una determinata richiesta energetica, vediamole nella tabella qui sotto.

L’allenamento, inteso come processo di crescita fisica dell’atleta, richiede un’organizzazione ben precisa dei sistemi energetici da intaccare durante ogni singola seduta; le abbreviazioni diventano così di fondamentale importanza per la comunicazione tra atleta e allenatore.

Va specificato che i battiti per minuto indicati sono parametri non soggettivi e che un test ematico è sempre più preciso per individuare dove si trovino – in termini di bpm e concentrazione di acido lattico* – le zone allenanti di ogni atleta.

*Acido Lattico: Nei lavori molto intensi, una molecola di zucchero (piruvato), grazie a un enzima, viene ridotta a lattato. Se da una parte questa molecola aiuta a protrarre uno sforzo massimale per un periodo di tempo superiore ai 10”, dall’altra parte – essendo molecola acida – abbassa il PH cellulare. La cellula muscolare tende così a rilasciarlo nel torrente ematico e l’accumulo di questa molecola nel sangue, con il protrarsi dell’esercizio, fa comparire la fatica muscolare fino alla totale inibizione del movimento.

(foto copertina: Fabio Cetti | Corsia4.it)

Massimo Melani

Personal Trainer