Io non sono un giornalista. Era una delle tante strade che si erano parate davanti, poi ho scelto la mia.

Liz Byrne è una giornalista: la conosco perché durante i Mondiali di Budapest dello scorso anno me la ritrovavo spesso accanto in zona mista o in sala stampa. Fu una delle poche persone che, nonostante non si potessero raccogliere immagini durante le interviste, riusciva a fare un ottimo lavoro. Tutti gli altri, me compreso, si lamentavano.

Perché per noi l’immagine è tutto. Per lei, per SwimVortex potremmo dire, la cosa importante erano le parole, i tempi, le sfumature, ma anche i dettagli.

Liz appunto collaborava con SwimVortex, il magazine che pochi giorni fa ha interrotto le pubblicazioni per svariati motivi. Una decisione che lascia gli appassionati senza un punto di riferimento autorevole.

Qui si apre un dibattito che il mondo del giornalismo in generale sta affrontando ormai da anni – probabilmente con l’avvento dei social network – ha a che fare con la sostenibilità economica, con i formati con cui si raccontano le storie. E chi scrive di nuoto non è e non può essere esente da questi ragionamenti.

SwimVortex è stato probabilmente risucchiato dallo stesso vortice che ha generato quelle decine e decine di pagine social che, tra un inno all’ignoranza e un meme, oggi di fatto sono le piattaforme più consumate da tutti gli appassionati. Attenzione, più consumate non significa che offrano un servizio di informazione esauriente, anzi.

Va riconosciuto loro il merito di aver estinto la (poca) fame del lettore medio. Ma la deriva di questo aspetto altro non è che uno sport raccontato come fosse qualcosa che non è. A volte addirittura con lo stesso vocabolario, le stesse facce, gli stessi nomi, gli stessi tormentoni di sport più popolari.

Questo si chiama togliere anima e spessore a uno sport che invece merita profondità, come l’elemento che lo governa, l’acqua.

SwimVortex in profondità ci andava eccome. Forse è mancato un adattamento ai nuovi canali, un po’ per paura di vendersi alla superficialità di cui sopra, un po’ per affezione alla qualità dimostrata negli anni.

Sta anche alle Federazioni e alle Istituzioni tutelare il lavoro di chi va sul luogo dove si svolgono le gare, tutelare anche chi sceglie ancora blocco note e penna, e non il meme, magari mettendo questi nella posizione di poter fare un passo in avanti nei formati, nei mezzi. Insomma, un’intervista fatecela video-registrare, tanto c’è chi riesce comunque a rubare immagini dal web e farle sue senza autorizzazioni, comodamente seduti su un divano, a migliaia di chilometri da dove si sta svolgendo l’evento.

Il nuoto ha bisogno di essere raccontato bene. E SwimVortex lo faceva egregiamente.

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1/5/2018 Today, SwimVortex suspends its coverage of swimming - Testo originale

To paraphrase Khalil Gibran, if you love something, let it go: if you find your way back to each other, you belong; if not it was not meant to be.

Many are the reasons why our work is no longer sustainable but in short our decision comes down to this:

  • the resources required for us to achieve our goals and deliver truly independent journalism, analysis and statistical services in swimming are simply not available
  • swimming and the priorities of a failing leadership that is not being held to account by key stakeholders, is sinking down the ranks of sports covered by the mainstream media and professional journalists far and wide. Swimming is among the sports being dropped as digital-era budget cuts and belt-tightening gather pace in the press; this, too, has an impact on the way we fund our work and justify our presence and time as journalists
  • swimming has become ever more a sport covered remotely; that’s no fun, nor does it lend itself to telling the stories that can only be told by being there, watching, listening, hearing, interacting, getting to know the swimmers and their coaches and sometimes their parents and families, too – and then relating human stories stacked with challenge, struggle, humour, achievement and setback. That’s how swimming used to be covered. It no longer is.

SwimVortex bows out just as suddenly as it arrived five years ago almost to the day. We say farewell with a heartfelt thanks to those who have supported our work through advertising, partnership and subscription; we appreciate the value you placed in our work.

On a personal note, the editor would like to thank journalists Liz Byrnes, John Lohn, Sabrina Knoll and Karin Helmstaedt, as well as photographer Patrick B. Kraemer for knowing their stuff; for being excellent, pressure on, pressure off; for being the first in the building and the last to leave; for turning around quality copy and images faster than any other swim website in the short history of the digital world has ever got close to. And on that note, thanks, too, to the unsung heroes of the backroom: the digital team that has underpinned our work and provided a fine platform.

It was a privilege to work with all of you.

Thanks is extended, too, to the late Nick Thierry, to whom this website was dedicated, and to his legacy: backed by a unique record of world swimming that we have kept alive and expanded into the most comprehensive historical record of the sport, SwimVortex has provided coverage that we feel proud of.

Naturally, any reader wishing to claim a refund for the remaining months of their subscription may do so (for instruction on how to do that, please follow the link below).

Wishing you all a fine season ahead and many more to come.

Craig Lord and The SwimVortex Team

1/5/2018 Oggi SwimVortex sospende la sua copertura del nuoto - Traduzione

Per parafrasare Khalil Gibran, se ami qualcosa, lascialo andare perché se ritorna allora vi appartenete e se non ritorna non era destino.

Molte sono le ragioni per cui il nostro lavoro non è più sostenibile, ma in breve la nostra decisione si riduce a questo:

  • Le risorse necessarie per raggiungere i nostri obiettivi e fornire un giornalismo veramente indipendente, analisi e servizi statistici nel nuoto sono semplicemente non disponibili.
  • Il nuoto e le priorità di una leadership fallimentare che non viene tenuta in considerazione dalle principali parti interessate, sta affondando nelle fila degli sport coperti dai media tradizionali e dai giornalisti professionisti. Il nuoto è tra gli sport che vengono abbandonati in un momento di tagli al budget dell’era digitale; anche questo ha un impatto sul modo in cui finanziamo il nostro lavoro e giustifichiamo la nostra presenza e il tempo come giornalisti.
  • Il nuoto è diventato sempre più uno sport coperto a distanza; non è divertente, né si presta a raccontare storie che possono essere raccontate solo quando si è presenti, guardando, ascoltando, interagendo, conoscendo i nuotatori e i loro allenatori e, a volte anche i loro genitori e le loro famiglie. È così che il nuoto veniva raccontato, ma non lo si fa più.

SwimVortex esce di scena così all’improvviso come è arrivato quasi esattamente 5 anni fa. Diciamo addio ringraziando di cuore coloro che hanno sostenuto il nostro lavoro attraverso la pubblicità, la partnership e l’abbonamento.

Come nota personale, l’editore desidera ringraziare i giornalisti Liz Byrnes, John Lohn, Sabrina Knoll e Karin Helmstaedt, nonché il fotografo Patrick B. Kraemer per la loro competenza, e grazie anche al team digitale che ha sostenuto il nostro lavoro e fornito una piattaforma eccellente.

È stato un privilegio lavorare con tutti voi.

Il ringraziamento viene esteso al compianto Nick Thierry, a cui è stato dedicato questo sito, e alla sua memoria […].

Auguro a tutti voi una bella stagione e molti altri a venire.

Craig Lord e The SwimVortex Team