Siamo sempre alla ricerca del risultato, a tutti i costi, e questa voglia spasmodica ci fa spesso tralasciare la modalità con cui si ottiene.

Fermarsi un attimo e chiedersi come questo risultato arriva (e capire quindi come dovrebbe arrivare) è un esercizio che va fatto, di tanto in tanto.

Fatti di nuoto weekly vi propone un punto di vista.

Marchand is back

Prima però, una notizia di vasca. Scongiurata (forse) la sua assenza ai Mondiali, Leon Marchand ha ottenuto una possibilità alternativa dalla Federazione francese simile a quella che l’Italia ha concesso a Thomas Ceccon.

Per il pluri campione Olimpico niente trials (che, per onor di cronaca, in Francia sono molto più rigidi che dalle nostre parti, dove da sempre è rimasta una certa discrezionalità), ma possibilità di qualificarsi ottenendo tempi di rilievo in altri meeting. Direi che il 4.07.11 nei 400 misti nuotato ad Austin basta e avanza.

Nello stesso meeting, Hubert Kos ha nuotato 1.55.50 nei 200 dorso, ma il greco Apostolos Siskos gli ha risposto, qualche giorno dopo e a distanza, stampando un super 1.54.66: gara da seguire con attenzione.

Cinesi precoci

Dei Nazionali Cinesi, validi per la qualificazione Mondiale, parleremo più avanti, a gare concluse, ma vale la pena fare una prima riflessione già ora, a metà settimana.

Ha fatto molto rumore la notizia della qualificazione della dodicenne Yu Zidi, che nei 200 misti ha nuotato 2.10.63, giungendo seconda e guadagnandosi così il viaggio a Singapore per la rassegna iridata. Si tratta naturalmente di un caso eccezionale, con pochi altri precedenti sia nel nuoto che nello sport in generale, molti dei quali non proprio fortunatissimi.

Le caratteristiche del nuoto, in particolare modo di quello femminile, spesso favoriscono qualità fisiche come la leggerezza e l’acquaticità, alcune delle quali possono essere già possedute da una ragazza (o dovremmo forse dire bambina) proprio come Yu Zidi. È altamente improbabile, tuttavia, che tempi come quello da lei ottenuto siano frutto semplicemente dell’estrema propensione naturale al nuoto. 

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Yu Zidi nuotava già un anno fa crono che le potevano valere piazzamenti ai Mondiali – 4.40 nei 400 misti, 4.10 nei 400 stile – e i suoi miglioramenti vanno ben oltre quelli di una ragazzina che sta imparando pian piano a gareggiare. Se posso, non sono per niente contento di vedere questo genere di risultati.

Agli Assoluti Primaverili abbiamo giustamente elogiato la prestazione di Alessandra Mao, tra le più giovani campionesse italiane di sempre, e spesso citiamo Benedetta Pilato e Federica Pellegrini come esempi virtuosi di precocità che, nel loro caso, si è poi trasformata in una bellissima carriera sportiva.

Dovremmo però farlo sempre con un pò di preoccupazione, andandoci con i piedi di piombo: per una storia di successo ci sono decine di parabole al contrario, che possono anche trasformarsi in piccoli drammi sportivi. È giusto chiedere a una dodicenne di gareggiare contro atlete che hanno in alcuni casi 20 anni più di lei?

Rūta Meilutytė e i segni della precocità

A proposito di precocità, parliamo di Rūta Meilutytė. Ci ricordiamo tutti il suo oro a Londra 2012, inatteso e meraviglioso, e il suo sorriso innocente ed incredulo dopo ogni turno di gara e sul podio con la medaglia al collo.

La lituana aveva stupito il mondo, nuotando i 100 rana in un modo (e in tempi) che in poche altre sono poi riuscite a rifare, lei compresa, che ai tempi aveva solo quindici anni. Al termine della settimana olimpica, conclusasi con la conquista del titolo, il suo allenatore aveva dichiarato che, come premio, Rūta poteva finalmente mangiare un bel gelato. Un premio innocente, che sembrava adatto ad una ragazza così giovane e semplice come era la campionessa lituana ai tempi.

Dietro a quella promessa, in realtà, si nascondeva probabilmente qualcosa di ben più profondo.

Come da lei stesso dichiarato alla BBC, il periodo di allenamento passato in Inghilterra agli ordini di John Rudd l’ha formata ma anche segnata per sempre, tra problemi di natura psicologica e disturbi alimentari con i quali ha poi dovuto fare i conti in età adulta.

Rudd, che si è recentemente dimesso da capo allenatore della nazionale irlandese, non ha ancora risposto alle accuse, ma ci lascia di sicuro con una domanda: vale la pena scambiare la propria serenità per un oro Olimpico?

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4