Provate a rimanere in posizione eretta, immaginando che un filo vi stia tirando dalla testa verso il cielo e uno dall’osso sacro fino alla terra.
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Ora ascoltatevi.
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Bene, sappiate che anche soltanto avendo compiuto questi pochi gesti avete fatto yoga.
Ammetto di aver pensato anche io queste cose quando, per la prima volta, ho provato una lezione di yoga. L’insegnante indossava dei pantaloni larghi ed una casacca di lino in stile indiano e trascorsi l’intera ora a sforzarmi di restare immobile mentre gli altri sembravano perfettamente a proprio agio in quella stessa posizione.
Sono trascorsi diversi anni prima di ritrovare il coraggio di riprovarci e questo articolo è frutto dei miei primi mesi di esperienza in questa disciplina tanto varia quanto affascinante. Vi racconterò di quello che ho imparato ma soprattutto vi spiegherò come essa possa essere utile e per certi versi simile al nostro amato nuoto.
Yoga ogni maledettissimo giorno
Alcuni hanno fatto dell’hashtag #yogaeverydamnday (letteralmente yoga ogni maledetto giorno NdR) una vera e propria filosofia di vita.
Così nel nuoto, come nello yoga, il portare avanti una pratica costante e continua risulta l’unico modo efficace per progredire nella disciplina.
Dal punto di vista fisico ciò si rende necessario per poter arrivare ad effettuare le cosiddette “āsanas” o pose. Molto spesso, navigando sui social, sono rimasta affascinata dai profili di ragazze che compiono verticali perfette o che possiedono un controllo totale del proprio corpo tanto da riuscire a effettuare acrobazie con una totale naturalezza. Occorrono ovviamente mesi, anni di pratica per arrivare a raggiungere una simile libertà nei movimenti, ma per farlo da dove bisogna partire?
Ad esempio facendo diventare lo yoga un’abitudine e integrando tale disciplina nella propria routine quotidiana.
Foto: Saluto al Sole Il Giornale dello Yoga
Il saluto al sole
Detto anche Surya Namaskara, è una sequenza composta da due fasi e 24 posizioni che possono essere ripetute ogni mattina e ogni sera dalle 3 alle 6 volte. Grazie ad esso, con movimenti lenti e non dolorosi, avremo a disposizione uno strumento completo per il potenziamento della nostra muscolatura.
Nella posizione isometrica del bastone, ad esempio, praticheremo un ottimo esercizio per gli addominali che come ben sappiamo sono fondamentali nel nuoto.
Ma attenzione: a differenza di discipline quali la palestra ed il crossfit e lo stesso nuoto, nello yoga non esiste il no pain no gain (nessun dolore, nessun guadagno). Lo ripete sempre alle sue lezioni Loredana Baccini, insegnante presso l’Associazione Gaia di Genova: “lo yoga non deve essere doloroso, se fa male non è yoga”.
La pratica quotidiana, tuttavia, non è importante soltanto dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico.
Foto: www.scuolayogamerkaba.it
Respirazione, concentrazione e rilassamento
Avete presente l’agitazione prima di una gara? Molti di noi sono più emotivi e si lasciano sopraffare dalla tensione, altri riescono a gestire maggiormente i propri sentimenti ma: da cosa ha origine quella sensazione di paura in grado di farci perdere la concentrazione?
Eckhart Tolle, scrittore tedesco autore del libro “Il potere di adesso”, spiega un principio tanto semplice da capire quanto difficilissimo da applicare; le nostre ansie deriverebbero da uno scarso livello di presenza. In altre parole ci agitiamo perchè siamo proiettati su ciò che ci è accaduto in passato e su ciò che temiamo possa succedere in futuro. Nel caso del nuoto, ad esempio possiamo aver paura di non ripetere il tempo fatto nella gara precedente o di sbagliare ciò che stiamo per fare.
Anche in questo caso, dove sono le componenti mentali più che quelle fisiche analizzate a minare la nostra performance, lo yoga si dimostra un valido aiutante.
Ogni sessione di yoga inizia con la respirazione; si focalizza l’attenzione al respiro, si ascolta il proprio cuore pulsare, il ventre espandersi e contrarsi con l’entrata e l’uscita dell’aria, si cerca di percepire le proprie emozioni. Si lasciano però scorrere via quei pensieri che turbano la nostra serenità riportando il focus sulla respirazione ogni volta che sovvengono nella nostra mente.
Ritorniamo ora alla nostra vasca, alla confusione della piscina, i rumori dell’acqua e le urla degli allenatori e immaginiamo di smettere, anche solo per qualche istante, di pensare ai nostri fallimenti e alla paura che la nostra gara vada male. Immaginiamo invece di concederci di focalizzarci sul nostro respiro, sui nostri muscoli contratti dalla tensione, sulle nostre mandibole serrate. Tutto questo ci da la possibilità di essere concentrati su ciò che sta avvenendo dentro di noi, ad essere in altre parole davvero presenti e consapevoli.
Foto: food.ndtv.com
La consapevolezza
Consapevoli. Quante volte vi hanno detto di prendere consapevolezza del vostro corpo nell’acqua? Durante i primi anni di nuoto detestavo tutte le volte che un istruttore mi parlava di coscienza dei movimenti perchè non riuscivo a comprendere davvero cosa significasse.
Durante una sessione di allenamento, ad esempio, il mio coach mi disse: “fai tre vasche di remate, muovendoti lentamente e cercando di “sentire l’acqua”.
La mia allenatrice poi, spesso racconta di come nel suo training riesca a percepire il proprio “tocco”. Inutile dire quanto mi sentissi frustrata nel non sentire mai assolutamente nulla.
Dopo aver iniziato a praticare lo yoga, senza poterlo comprendere razionalmente, ci ritroveremo a far entrare invece la consapevolezza nella nostra vita. Prendendosi 15 minuti al giorno per ascoltarsi piano piano si può iniziare a capire cosa proviamo compiendo un certo movimento, dove si accumulano le nostre tensioni e soprattutto dove e a seguito di cosa nascono le nostre emozioni.
Sono trascorsi molti anni prima che potessi concedermi di partecipare ad una lezione di yoga. Mi sentivo tormentata anche solo dalla possibilità di dover stare ferma in una posizione a “meditare” sui miei movimenti. Tuttavia il fascino di coloro che mi dicevano che lo yoga aveva cambiato loro la vita a partire della loro parte interiore, o come cambiando prospettiva sui problemi si potessero risolvere i problemi stessi, non ha smesso mai di esercitare su di me un grande potere ed una grande curiosità.
Soltanto oggi, dopo ore di pratica, riesco a comprendere davvero come questa disciplina possa cambiarci a partire dalla consapevolezza e come possa aiutarci a fare alla nostra vita il dono più grande e più bello: quello di amarci incondizionatamente.
Foto copertina: G. Skirrowu | Pixabay