Francia e Australia
Due posti che non hanno molto in comune, se non che nell’ultima settimana siano stati la patria del bel nuoto, a mani basse. La notizia è che in Francia ed in Australia ci stanno credendo, e i tempi ne sono dimostrazione.
Tempi che ci hanno ricordato quanto talento c’è dai nostri cugini, che metteranno in mostra a Fukuoka non solo un Marchand atteso come pochi (a quanto è dato il WR dei 400 misti?), ma anche un Grousset, un Tomac e, perché no, un Manaudou scalpitanti, in un movimento che sembra proprio avere le carte giuste per riemergere dopo qualche stagione di appannamento.
Niente appannamento, invece, per i Dolphins, che metteranno in mostra tutta la gioielleria di cui dispongono, da McKeon a McKeown, da Titmus a O’Callaghan, da Chalmers a Stubblety-Cook.
Un movimento, quello Aussie, per il quale l’hype è alle stelle, con una tale densità di talenti che ci si deve per forza domandare come sia possibile.
La risposta sta nella programmazione, come sempre, ma la domanda per gli addetti ai lavori è: come si può fare altrettanto?
200 stile donne
Se lo è chiesto anche Matteo Giunta, che sui social ha lanciato una provocazione sacrosanta ed attualissima: com’è possibile che in Italia non ci sia nemmeno un’atleta da 1.58 nei 200 stile (quando in Australia ce ne sono 8)?
Un tema che, ovviamente, è molto caro al tecnico del centro federale di Verona, che proprio nei 200 stile ha ottenuto risultati spaziali, come ben sappiamo. Ci sta, quindi, la sua apprensione per un movimento che sembra essere tra più in difficoltà in Italia.
In effetti, la classifica degli ultimi Assoluti nella gara che fu di Federica Pellegrini è abbastanza deprimente, con la sola Simona Quadarella, non propriamente una specialista, a scendere sotto i 2 minuti e le altre a guardarla da lontano.
La speranza (sacrosanta e ben accetta) è che qualche atleta del 2002-2005 – Biagiotti, Vetrano, Morini, Cenci, Lamberti – nel futuro possa spingersi un pò più sotto dei 2 minuti, per tornare quantomeno ad avere una staffetta presentabile a livello internazionale. Ma tornando alla provocazione, noi possiamo solo stare a vedere, fare il tifo e supportare il movimento, confidando nella sapienza dei nostri allenatori e nell’abilità della Federazione di sostenere i progetti.
La risposta alla domanda originale, quindi, non può che arrivare dagli stessi tecnici che se la pongono.
See you later!
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Foto: Fabio Cetti | Corsia4