Fatti di nuoto Weekly is back!

Inizia oggi la terza stagione di vita della vostra rubrica sul mondo del nuoto, e lo fa con la solita voglia di raccontare nel modo più approfondito e lineare (e meno cialtrone) possibile il nostro sport preferito.

E quale modo migliore per iniziare quest’anno se non parlando del nuoto che vorremmo vedere ma che, forse, non vedremo mai?

Si è conclusa a favore della FINA, ora World Aquatics, il processo che la vedeva chiamata in causa dalla ISL e da tre nuotatori (Andrew, Hosszú e Shelds) negli USA.

Le accuse verso la Federazione erano chiare: tentativo di monopolizzare la scena mondiale del nuoto, denigrazione della ISL e penalizzazione verso i nuotatori che vi aderivano. Tutto falso: secondo il tribunale distrettuale di San Francisco la FINA avrebbe solamente manifestato preoccupazione per la concorrenza della ISL ma non avrebbe in alcun modo messo i bastoni tra le ruote alla rivale.

La legge antitrust proibisce restrizioni irragionevoli nell’attività ma non prevede che i concorrenti si aiutino a vicenda”, viene scritto nel verdetto.

La Corte ha anche stabilito che non esiste alcuna regola che permetta alla FINA di penalizzare i nuotatori perché hanno partecipato alla ISL, e che quest’ultima è sempre stata libera di organizzare e promuovere la propria attività autonomamente, così come i nuotatori sono liberi di decidere se parteciparvi o meno (punto quest’ultimo sul quale ci sono diversi dubbi).

Una bella mazzata psicologica per la ISL, che già non naviga in acque serene e che rischia seriamente di non rivedere la luce neanche nel 2023. Sembrano infatti lontanissimi i tempi del lancio di questa denuncia, con i nuotatori che facevano fronte comune per essere liberi di scegliere il proprio percorso da professionisti, che chiedevano più coinvolgimento politico e decisionale e (soprattutto) più guadagni.

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A distanza di qualche anno sembrano ormai tutti essersi adagiati a quel che passa il convento, con World Aquatics che ha tentato il rilancio della World Cup ed alzato i premi per le vittorie ai Mondiali, ma niente di nemmeno avvicinabile ad un serio cambiamento degli schemi del nuoto. E questo nonostante con l’esperienza ISL un piccolo assaggio di cambiamento lo abbiamo avuto tutti.

Sostenibilità a parte (Grigorishin resta pesantemente sotto accusa per i mancati pagamenti di fornitori ed atleti della stagione 2021) ciò che si respirava agli eventi era e probabilmente rimarrà qualcosa di irripetibile nel nuoto, un misto di agonismo e felicità che nessun altro evento riesce a ricreare perché troppo sbilanciato da una o dall’altra parte.

Non è forse questo lo sport che tutti vorremmo vedere? Non so voi, ma a me manca l’appuntamento con le gare, il poter vedere i nuotatori gareggiare tra loro in un contesto che non fosse il grande evento annuale e comunque metterci tutto per non sfigurare. E manca anche ai nuotatori, che non saranno stati pagati ma che sarebbero pronti a riprovarci se questo significasse dare un’opportunità al movimento.

La ISL non era la panacea di tutti i mali, il prodotto era migliorabile, perfettibile, ma comunque era un qualcosa, un punto di partenza che rischia di trasformarsi in un’occasione persa.

Solo il tempo ci dirà se avrà un futuro o se rimarrà un tentativo ambizioso e a tratti visionario di mettere il nuoto e i nuotatori al centro del proprio sport.See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4