Ve lo avevo anticipato e mantengo la promessa: oggi vorrei provare a parlare di Lia Thomas e del caso atleti transgender.


Disclaimer: non troverete qui nessuna opinione personale. Sono un maschio, bianco ed etero, nella vita non ho conosciuto discriminazioni e mi ritengo fortunato. Il mio pensiero non aggiungerebbe nulla al dibattito, e non sono nemmeno sicuro di averne uno così formato e deciso sull’argomento. Voglio solo provare a mettere sul tavolo i fatti, che mi sembra già un buon punto di partenza.


In realtà non è proprio di Lia Thomas che voglio parlare, ma vi invito comunque ad ascoltare il suo punto di vista perfettamente raccontato nella sua intervista al podcast di SwimSwam USA. 

Nel maggio del 2019, Lia Thomas ha deciso di iniziare il trattamento medico a base di bloccanti di testosterone ed estrogeni che da il via a a quella che si chiama transizione: il corpo cambia, peso e muscoli si ridistribuiscono, i lineamenti subiscono dei mutamenti e tutto porta verso l’obiettivo finale, nel suo caso diventare una donna. Si tratta di un percorso faticoso e complicato, durante il quale a volte è possibile perdersi ed è difficile anche avere delle tempistiche chiare e sicure.

In tutto ciò, Lia racconta di quanto il nuoto abbia svolto un ruolo fondamentale per lei, come posto sicuro nel quale rifugiarsi anche nei momenti più difficili, lontano dalle dinamiche attraverso le quali, inevitabilmente, sta passando. Segnatevi un primo punto di contatto tra Lia Thomas e tutti noi: frequenta le piscine da quando aveva cinque anni e non riesce ad immaginarsi una vita senza la possibilità di allenarsi ed avere un obiettivo per il quale lottare.

Dopo oltre un anno dall’inizio del processo di transizione, e dopo una stagione intera da inattiva, Lia Thomas si è resa eleggibile per la stagione 2021/22, ed è stata ammessa nel team femminile della Pennsylvania University. Dopo alcune gare, ha totalizzato i migliori tempi statali nei 200 e 500 yard stile libero, fatto che ha immediatamente scatenato le vere polemiche.

Per quanto l’iscrizione di Lia Thomas sia perfettamente in linea con i regolamenti NCAA e per quanto fino all’inizio vero e proprio delle competizioni la polemica fosse spostata su un piano più ideologico, ora il discorso ha una base effettiva sulla quale ragionare. 

Lia Thomas è nata e cresciuta uomo e, nonostante i più di due anni di cure mediche per la transizione, sembra aver mantenuto alcuni dei vantaggi fisici che, biologicamente, un uomo ha su una donna. I suoi tempi sono peggiori di quelli che aveva ottenuto in precedenza, ma sono abbastanza buoni da renderla comunque una delle più forti nella categoria femminile, e questo è, in buona sostanza, il fulcro della polemica.

Fatti di nuoto Weekly: perchè gli Enhanced Games hanno attratto (quasi) solo nuotatori

C’entrano i soldi, ovviamente, ma non solo. Proviamo a capirne tutte le motivazioni. In un periodo ancora scarno di risultati dalla vasca, sembra quasi obbligatorio approfondire un tema che, visto gli ultimi aggiornamenti, rischia di diventare abbastanza centrale da...

Passato, presente e futuro, intervista a Simona Quadarella

Reusch ha inaugurato la nuova sede di Vignate (MI), con un evento che ha riunito figure di spicco dello sport. Alla cerimonia hanno preso parte Stefan Weitzmann e il figlio Erich che nel ruolo di Amministratore Delegato rappresenta la terza generazione in azienda. Un...

Sydney 2000 Special | la 4×100 stile e il Rock’n’roll australiano

Meno di un mese prima dell’inizio delle Olimpiadi di Sydney 2000, la Nazionale australiana di nuoto si trova in collegiale a Melbourne. Ci sono tutti, da Michael Klim a Grant Hackett, da Ian Thorpe a Kieren Perkins. È una Nazionale piena di stelle che si sta...

Crescita e Cambiamento, intervista a Bianca Nannucci

La notizia è recente ed è di quelle che fanno parlare: Bianca Nannucci, una delle giovani più interessanti e promettenti del nuoto italiano, ha deciso di allenarsi per la stagione 2025-2026 ad Antibes con il gruppo di Fred Vergnoux. La ragazza toscana, classe 2008,...

Fatti di nuoto Weekly: Cose dell’altro mondo

Con le acque delle piscine momentaneamente calme, Fatti di nuoto weekly commenta due notizie che non appartengono alla vasca ma che, in senso letterale, vengono dall’altra parte del mondo. L’occasione è buona per riflettere sul nuoto e sullo sport in generale. ...

Fatti di nuoto Weekly: 10 nomi dai Mondiali Junior 2025

Nonostante agosto sia alla fine, e si intraveda settembre col suo ghigno satanico dietro l’angolo, Fatti di nuoto weekly non vi molla di sicuro, anzi. Questa settimana vi da una bella lista di dieci nomi da segnare con l’evidenziatore, direttamente dai Mondiali Junior...
In seguito alle sue prestazioni, non ha tardato ad alzarsi il polverone social, del quale però preferisco non parlare più di tanto, per i motivi di cui sopra. Mi limiterei a riportare le opinioni di alcuni tra i più noti che hanno deciso di parlare.

Erika Brown, staffettista USA e podio a Tokyo 2020, ha fatto sapere tramite il suo Instagram che “le donne biologiche sono penalizzate da questa decisione” e ne ha fatto anche un motivo di lotta sociale, dicendo che “è ora per le donne di unirsi per lottare per i diritti acquisiti”.

Dave Salo, decano dei coach USA, ha parlato al Washington Times definendo la situazione “un vero affronto allo sport femminile” ed insistendo sul fatto che “per quanto duramente lavorino le donne, non potranno mai fisicamente essere al pari degli uomini.”

Cynthia Milen, ufficiale di gara da 30 anni, si è dimessa per polemica proprio in seguito alle prestazioni di Thomas: “Tutto ciò che c’è di giusto nello sport sta per essere distrutto”.

Sono punti di vista condivisi dalla maggioranza di coloro che scrivono e commentano il caso sul web, ma non mancano (anche se sono la netta minoranza) le posizioni a favore di Lia Thomas e della possibilità di far gareggiare gli atleti trans nella categoria di sesso verso la quale hanno effettuato la transizione. 

Swimming World ha pubblicato l’opinione di Lucas Draper, nuotatore che ha effettuato la transizione opposta a Lia diventando uomo e gareggiando quindi in quella che sembrerebbe la categoria più penalizzante per lui. Dalle sue parole traspare un concetto che forse andrebbe preso in considerazione: nessuna persona intraprende il percorso di transizione con l’obiettivo di vincere delle gare sportive. 

Da una parte c’è quindi il diritto di praticare sport e gareggiare degli atleti transessuali, dall’altra il ragionevole dubbio di chi ci vede un naturale squilibrio di valori; ma cosa dice il CIO a riguardo?

In una normativa che dovrebbe entrare in vigore dopo le Olimpiadi Invernali di Pechino 2022, il CIO ha deciso di attuare delle linee guida meno severe di quelle in vigore in precedenza, datate 2015. Tra le novità più interessanti, c’è l’eliminazione dei test del livello di testosterone negli atleti per avere il nulla osta a gareggiare tra maschi o femmine. Nelle linee guida precedenti, questo esame non era necessario, ovviamente, per gli atleti transizionali donna-uomo, ma era restringente (e quindi da alcuni considerato poco inclusivo) per gli atleti uomo-donna. 

L’esame, molto invasivo, sarà quindi richiesto a discrezione delle varie federazioni, che dovranno decidere se questo tipo di dato sarà o meno determinante per garantire l’equità della competizione. È chiaro che, a seconda del tipo di competizione, ci sono caratteristiche fisiche come la forza, la potenza o anche solamente l’altezza, che favoriscono gli atleti nati uomo e che porterebbero quindi ad una disparità interna insanabile.

Il CIO, per parola del suo portavoce Christian Klaue, ha fatto sapere di avere in programma una serie di meeting congiunti tra i rappresentanti di atleti e federazioni per continuare a cercare la soluzione alla questione. Soluzione che sembra ancora molto lontana.

Iscriviti alla newsletter