Le notizie sul nuoto scarseggiano, e mentre ci sono in corso EYOF e Nationals USA, stanno per iniziare i Giochi del Commonwealth, dei quali ci occupiamo oggi con un piccolo percorso storico.

I Giochi del Commonwealthqui il nostro approfondimento statistico – sono una manifestazione particolarmente sentita e popolare nel mondo britannico ma restano, nonostante i grandi nomi coinvolti, spesso distanti dalla nostra cultura.

Ci sono alcune gare però che vale la pena ricordare. Lo sapevate, per esempio, che c’è un italiano 2 volte oro? Si tratta di Roberto “Robert” Gleria, australiano di nascita, vincitore dei 200 stile (1’50”57) e della 4×200 nell’edizione del 1986 a Glasgow.

In campo femminile una delle gare più spettacolari è stata nuotata da Leisel Jones nel 2006. La ranista aveva già messo a segno due record del mondo nei 100 rana, uno proprio nel febbraio 2006 (Trials Australiani) diventando la prima donna a scendere sotto la barriera del 1’06.
Ma fu a Melbourne nella finale dei Giochi del Commonwealth che nuotò la sua migliore prestazione di sempre: 1’05”09, un tempo che venne abbattuto tre anni dopo, in era superbody, da Rebecca Soni (1’04”84), e che tuttora sarebbe in lizza per un podio mondiale (e rimane la nona prestazione all-time della distanza).

Lublino 2025 | Europei di Nuoto in corta: recap day 5

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Sempre tra le donne, nell’edizione del 2018 di Gold Coast l’Australia si è superata nella staffetta 4×100 stile. Il world record è ormai delle aussie dal 2014, quando proprio in occasione dei Giochi del Commonwealth migliorano il limite dell’Olanda 2009.

Nel 2018, Shayna Jack, Bronte Campbell, Emma McKeon e Cate Campbell portarono il record a 3.30.05, vicino ad una barriera che sembrava impossibile superare. A Tokyo, la stessa formazione con la sola Meg Harris al posto di Shayna Jack ha abbattuto il muro dei 3.30″.

In campo maschile, spettacolare è stato il 1500 nuotato da Kieren Perkins nel 1994. Il campionissimo di Brisbane, dominatore della maratona in vasca per quasi un decennio, si impose in 14’41”66, abbassando di 2 secondi il tempo che gli regalò l’oro a Barcellona, facendo registrare anche il record del mondo al passaggio agli 800 metri (gara che ai tempi non era ancora riconosciuta dai programmi mondiali) in 7’46”00.

Fu la sua miglior prestazione cronometrica di sempre nei 1500: ci vollero 7 anni ed il miglior Grant Hackett (quello di Fukuoka 2001) per ritoccare il world record.

Ma la gara delle gare ai Giochi del Commonwealth è stata, senza ombra di dubbio, la finale dei 400 stile libero nel 2002, a Manchester.

Ci si qualificava alla finale con 3’55″ – tempo che valeva la semifinale Olimpica sia a Sydney 2000 che ad Atene 2004 – ed i primi 4 atleti scesero sotto i 3’50” (tempo da finale Olimpica). Al terzo posto giunse lo scozzese Graeme Smith (3’49”40), secondo fu Grant Hackett (3’43”48) e primo Ian Thorpe.

Il crono nuotato dal fenomeno australiano, 3’40”08, era e rimane una prestazione strabiliante: Paul Biedermann, 7 anni dopo e munito di superbody, riuscì nell’impresa di migliorarlo di 1 centesimo, mentre Sun Yang a Londra 2012 si avvicinò molto.

Ecco le tre prestazioni a confronto.

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4