La International Swimming League è stata fin dalla sua nascita un prodotto altamente divisivo. C’è stato chi ha mollato subito, per niente attratto da questa visione di nuoto lontana dai canoni standard a cui siamo abituati, ed ha preferito non seguire le gare, continuando a percorrere la via del “questo non è nuoto”.
Si tratta di una posizione che, notoriamente, non condivido, ma che rispetto.
D’altronde anche io ho abbandonato da tempo la visione costante della Serie A di calcio, che trovo noiosa, scontata e molto poco educativa, e spero di trovare nei fan affezionati di quello spettacolo lo stesso rispetto.
C’è stato chi si è fatto coinvolgere dalla ISL ed ha continuato a seguirla, divertendosi a tifare per un team (non necessariamente del proprio Paese), o semplicemente a vivere gli scontri tra squadre, a volte scontati ma a volte entusiasmanti, pieni di colpi di scena e pathos.
A questo pubblico è servito un piccolo salto nel vuoto iniziale, una sospensione del giudizio momentanea, per arrivare a godere appieno del prodotto, capirne le dinamiche ed infine divertirsi.
Forse non sarà una fetta così elevata di spettatori, ma è comunque una platea in crescita che potrà solidificarsi solo se la ISL terrà duro e continuerà a produrre il proprio campionato anche nei prossimi anni.
Tra queste due categorie ci sono anche molte altre sfumature, come quella degli scettici, che hanno seguito magari solo i match con gli italiani, attratti (giustamente) dalle ultime vasche nuotate da Federica Pellegrini o dai record battuti da Cocconcelli, Orsi e Razzetti.
Molti di loro hanno continuato a provarci, magari riuscendo solo a volte a divertirsi veramente e rimanendo annoiati nella maggioranza dei casi.
Moltissimi altri hanno continuato a non apprezzare fino in fondo il prodotto, neanche dopo un match come quello di sabato 25 e domenica 26 settembre, che ha visto gli Aqua Centurions vincere la lotta con gli Iron e confermare la loro presenza ai playoff della terza stagione.
Questo problema, però, non credo sia solo da attribuire alla visione personale degli spettatori più o meno inclini ad apprezzare un prodotto diverso rispetto al consueto. Credo che ci sia anche un concorso di colpa da parte di chi racconta la ISL, nessuno escluso (nemmeno chi vi scrive): pensare di mantenere lo stesso livello di linguaggio usato per raccontare le gare canoniche è un errore da non commettere.
Arrivati al termine della terza regular season ormai dovremmo averlo capito tutti: se un atleta fa un tempo eccezionale è giusto sottolinearlo, si tratta pur sempre di uno sport da prestazione ed i record fatti alla ISL sono tutti validi esattamente come quelli fatti ad un campionato Mondiale.
Ma se tralasciamo completamente il discorso dei punteggi, dei jackpot, delle strategie di staffette e skins race, allora NON stiamo raccontando la ISL, non stiamo dando l’informazione corretta a chi la segue anche da lontano, non stiamo avvicinando nuovi appassionati al nuoto.
Ancora di più se lo facciamo consapevolmente, per un non meglio specificato senso di superiorità della nostra visione rispetto a quella di chi sta cercando di proporre questo prodotto.
A ottobre ci sarà la FINA World Cup, a novembre in rapida successione gli Europei in vasca corta di Kazan e i playoff della ISL a Eindhoven, per chiudere con Abu Dhabi e il recupero dei Mondiali in corta.
Una buona occasione per notare (e far notare) la differenza.
See you later!