Sabato sera eravamo a Milano per la SWIM.Mi.CUP ed è stata una serata bellissima. Chi c’era o ha visto la diretta streaming sa di cosa parliamo, per tutti gli altri vi consiglio una panoramica dell’evento tramite le nostre fotogallery e le interviste ai numerosi campioni presenti, che trovate sui social di Corsia4.

Nella Fatti di nuoto weekly di oggi, invece, parliamo dei problemi che attanagliano tre nuotatori, ognuno dei quali ha un grosso fardello da portarsi appresso.

Lia Thomas al varco della polemica

Nello scorso weekend si sono svolte le NCAA Finals 2022 per il settore femminile. Se non sapete di cosa si tratta, vi consiglio di leggervi l’intervista che abbiamo fatto a Tania Quaglieri, che nuota con successo nel circuito americano e ci ha spiegato la vera essenza dell’evento.

Trattandosi del culmine della stagione NCAA, organismo che tramite le sue regole ha permesso a Lia Thomas di gareggiare tra le donne, c’era da attendersi che si arrivasse anche al culmine delle polemiche sulla sua partecipazione e, più in generale, sull’inclusione degli atleti trans nel nuoto. Come ampiamente prevedibile dopo i risultati stagionali, Lia Thomas è diventata la prima atleta trans ad aggiudicarsi un titolo NCAA nella storia, vincendo i 500 stile col tempo di 4.33.24. Al secondo posto, in 4.34.99, Emma Weyant, poi Erica Sullivan e Brooke Forde.

C’è una foto, diventata virale, che ritrae Lia Thomas con il premio per la vittoria e che merita un chiarimento. Poco distanti da lei, spostate sulla destra, si vedono la tre atlete che sono arrivate dietro (dalla seconda alla quarta posizione) unite come a riprodurre un altro podio.
Premessa 1: nelle finali NCAA si premia dalla prima all’ottava posizione, e gli atleti sono schierati tutti insieme in un podio unico che va dal primo posto (tutto a sinistra) all’ottavo (tutto a destra).
Premessa 2: è stata proprio Erica Sullivan a smentire sui social che la foto sia stata segno di protesta, dicendo che si tratta di uno scatto che le tre ragazze hanno voluto fare perché sono molto amiche già dalle Olimpiadi, e l’immagine sarebbe stata utilizzata dai media “fuori contesto”.
Premessa 3: sia Forde che Sullivan sono sostenitrici della causa di Thomas, e lo hanno più volte dichiarato anche in maniera ufficiale.

Sgombrato quindi il campo dai dubbi su quella singola immagine, va detto che le polemiche generali non si sono fatte certo attendere. Alcune sono state rumorose, come la grande quantità di materiale che potete trovare con una semplice ricerca su internet, altre silenziose, come la mancanza di tifo che si è a quanto pare registrata proprio in corrispondenza delle sue gare. La maggioranza di ciò che si può leggere e sentire prende giustamente la parte delle ragazze che sembrerebbero averci perso di più, cioè quelle che hanno dovuto gareggiare contro una rivale cresciuta geneticamente come maschio. In realtà, come abbiamo visto sopra, proprio le rivali dirette di Lia Thomas sembra siano le meno accanite nel polemizzare, ma la protesta resta comunque comprensibile. Ciò che risulta meno comprensibile, oltre a chi scade negli insulti personali, è la mancanza di un tentativo di regolarizzazione generale.

È innegabile che la NCAA, così come la FINA ed il CIO in generale, debbano fare chiarezza sulla questione, prendendosi la briga di analizzare la realtà e dare indicazioni e norme chiare ed univoche, che quantomeno provino a non sfavorire nessuno. Di proposte ce ne sono molte, dalla revisione dei livelli di testosterone alla possibilità di classifiche separate, manca solo la spinta decisionale.

Al netto di ciò, preferisco di gran lunga chi in questi giorni, piuttosto che accanirsi insensatamente contro Lia Thomas, ha preferito analizzare la parabola del mezzofondo collegiale USA negli ultimi anni.

Questi i tempi delle ultime vincitrici delle 500 yards NCAA: 2022 Lia Thomas con 4.33.24, 2021 Paige Madden con 4.33.61, 2019 Brooke Forde con 4.31.00, 2018 Katie Ledecky con 4.26.57. Il record NCAA è del 2017 ed appartiene sempre a Ledecky: 4.24.06.

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Il Caso Agnel 2

Torna d’attualità il nome di Yannick Agnel, del quale avevamo parlato tempo fa, in concomitanza all’arresto avvenuto per le accuse di molestie sessuali nei confronti di una minorenne ex compagna di squadra e figlia del suo ex allenatore, Lionel Horter.

Ora, in un’udienza scollegata da questo caso, Agnel ed il suo ex club si scontrano per il mancato pagamento del compenso dovuto al nuotatore per il suo ultimo anno di attività, il 2016, che ammonta alla cifra di 60mila euro. Le parti sono in causa da tempo e la giustizia si è già pronunciata in primo grado (luglio 2020) a favore di Agnel, che sostiene di aver onorato tutti gli impegni presi con il Mulhouse Olympic Natation, club che invece lamenta la mancata presenza dell’atleta nel periodo post Rio 2016.

Rilov, Putin e gli Sponsor

Si tratta di un atto dovuto, ma è comunque da registrare la presenza del due volte oro Olimpico Evgeny Rylov alla festa tenutasi a Mosca la settimana scorsa in corrispondenza dell’anniversario dell’annessione russa della Crimea. Rylov, che è ufficiale dell’esercito russo, ha presenziato insieme ad altri campioni dello sport sullo stesso palco sul quale il Presidente russo ha poi tenuto il famoso discorso propagandistico sulla guerra in Ucraina.

La conseguenza principale, per Rylov, è stata la rescissione unilaterale del contratto di sponsorizzazione tecnica che la Speedo, azienda inglese, aveva con lui, seguita dalla sospensione dal team Energy Standard, inflitta a tutti gli atleti russi a roster.

A queste si potrebbero aggiungere altre sanzioni provenienti dalla FINA, che da statuto vieta espressamente azioni che possano in qualsiasi modo screditarne l’immagine. Non possiamo sapere, tuttavia, quali sarebbero state le conseguenze alle quali Rylov sarebbe andato incontro rifiutandosi di presenziare all’evento. Anche se possiamo immaginarcele.

See you later!

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Foto: Fabio Cetti | Corsia4