I 100 rana fanno il loro ingresso nel programma olimpico a Città del Messico 1968, diverso tempo dopo gli storici 200 e anche dopo i 400, presenti in ben due precedenti edizioni dei Giochi. Ci sono un totale di 28 campioni in una specialità relativamente giovane – almeno dal punto di vista Olimpico – che però è già nettamente comandata dagli Stati Uniti, vincitori di otto ori equamente divisi tra uomini e donne.
Grazie al successo di Adam Peaty nelle ultime due edizioni, la Gran Bretagna ha lo stesso numero di titoli degli USA al maschile, mentre tra le donne tutte le nazioni che inseguono le americane sono a quota un oro (escludendo la DDR che è a due).
Il 1968 fa parte di un’altra era natatoria, e lo dimostra il tempo – 1’07”10 – con il quale Don Mckenzie si è aggiudicato il primo titolo Olimpico della distanza a Città del Messico. Passando ai tempi più recenti, è curioso notare che, per ben tre edizioni consecutive – da Atlanta ad Atene – il vincitore ha nuotato un crono vicino ai 60 secondi netti, senza mai infrangere in finale la barriera del minuto. Ci ha pensato Kosuke Kitajima, nel suo storico bis Olimpico di Pechino 2008, a sfatare il tabù andando addirittura sotto i 59 secondi.
Quella dei 100 rana maschili è una delle finali Olimpiche con la più alta percentuale di world record: a Rio de Janeiro, Adam Peaty è stato il settimo campione olimpico su quattordici a mettere a segno il record del mondo per aggiudicarsi l’oro. Per l’Italia, i 100 rana sono una distanza che evoca due bellissimi ricordi: Domenico Fioravanti, primo oro Olimpico nella storia del nuoto azzurro a Sydney 2000, e Nicolò Martinenghi, bronzo nella finale di Tokyo 2020ne.
Come per gli uomini, anche tra le donne ci sono dieci secondi tra la prima campionessa Olimpica, la jugoslava Durdica Bjedov, e la campionessa uscente Lydia Jacoby.
L’unica atleta in grado di migliorare il record del mondo nella finale Olimpica è stata la statunitense Catherine Carr, che a Monaco 1972 abbassò il WR di ben otto decimi. Tre le donne italiane che hanno ragiunto una finale: Manuela Dalla Valle (Barcellona 1992) e Martina Carraro (Tokyo 2020ne) entrambe al settimo posto, Monica Bonon ottava a Mosca 1980.
La Curiosità
Parlando di unicità, è stato davvero singolare quanto accaduto alla lituana Rūta Meilutytė a Londra 2012. Arrivata in Inghilterra da quindicenne e semi-sconosciuta, Ruta si è tuffata nella batteria dei 100 rana e ha fermato il cronometro a 1’05”56, stabilendo il primo tempo di tutto il parterre. Il nuovo record nazionale lituano è durato solo qualche ora: nelle semifinali del pomeriggio stesso, la ragazza dell’est si è migliorata fino a 1’05”21, entrando in finale con il primo tempo, da favorita.
Il giorno successivo nuotavano al suo fianco atlete del calibro di Rebecca Soni, la campionessa in carica Leisel Jones e la russa Efimova, ma con un atteggiamento a metà tra il sicuro e lo sfrontato, Meilutyte si è messa al collo uno degli ori più clamorosi della storia del nuoto. Dopo il titolo Mondiale del 2013 e l’argento del 2015, a Rio 2016 è incappata nella prima grande delusione della carriera (solo settima nella finale dei 100 rana), che la ha progressivamente portata al ritiro dalle competizioni, nel 2019. Problemi di salute mentale l’hanno tenuta lontana dalle vasche fino al 2022, anno del suo rientro alle competizioni, che però è stato ancora una volta clamoroso. Da allora, Meilutyte ha conquistato quattro ori mondiali, tre di fila nei 50 e uno nei 100, riportandosi in vetta alle graduatorie in vista di Parigi 2024.
Parigi 2024
Non sarebbe male vedere le ultime tre campionesse, Meilutyte, King e Jacoby, tutte a Parigi 2024 per cercare di bissare l’oro Olimpico nei 100 rana, impresa mai riuscita a nessuna donna nella storia. Le americane dovranno passare prima dai Trials, ma restano le favorite per qualificarsi in patria, e le favorite in assoluto insieme alla lituana e alla cinese Tang Qianting. Un gradino sotto, almeno nei pronostici, ci sono Tatiana Schoenmaker, Reona Aoki, Mona McSharry, Tess Schouten e Benedetta Pilato, che con il momento giusto – e il miglioramento giusto – si possono giocare le loro chance nella finale Olimpica.
Adam Peaty ha da poco disputato i Trials inglesi tornando a nuotare un tempo di grande spessore, 57.94, quasi tre anni dopo l’ultima volta sotto i 58 secondi. Alla luce di ciò, impossibile non rimetterlo nella lista dei favoriti, lista che a questo punto è composta da due persone. L’altro è, ovviamente, Qin Haiyang, che dovrà dimostrare di nuovo la forza di Fukuoka 2023, quando ha impressionato il mondo con i tre ori Mondiali in tutte e tre le distanze della rana. Appena dietro ci sono Nick Fink, Arno Kamminga e Nicolò Martinenghi, che, al netto di grossi miglioramenti (che comunque potrebbero arrivare), si giocheranno il podio. Quella che sembrava una gara scontata, con un uomo solo a dominare e gli altri a prendersi le briciole, potrebbe essere invece una delle più interessanti dei Giochi.
Parigi 2024 - Approfondimenti gara per gara
Foto: Fabio Cetti | Corsia4