Quinto e ultimo appuntamento alla scoperta dell’apnea e del progetto SWIM LIKE A DOLPHIN® di Valter Mazzei e Mike Maric.
Proviamo a capire perchè usare la tecnica dell’apnea nel nuoto agonistico e in quali modi è possibile applicarla per migliorare le subacque del nuotatore.
Valter
Il tecnico – di qualsiasi disciplina sportiva – ha delle intuizioni per quanto riguarda le modificazioni fisiologiche che avvengono durante l’allenamento. La cosa interessante sarebbe collaborare con un team di scienziati in modo da confermare scientificamente queste intuizioni empiriche, basate sulle osservazioni dirette.
L’apnea è usata da sempre per effettuare studi scientifici in ambito aerospaziale, perché sotto acqua puoi riprodurre condizioni simili a quelle che si trovano in assenza di gravità.
Uno dei principali problemi degli apneisti è la sincope, la quale può insorgere anche senza che la persona ne se renda conto.
Gli scienziati hanno studiato questa situazione per capire cosa accade alla persona durante gli attimi precedenti l’insorgenza della sincope. E’ stato osservato che una causa potrebbe essere il differenziale di CO2.
Alcuni ricercatori dell’Università di Pisa hanno fatto un passaggio successivo, paragonando la sincope al coma (con le dovute differenze: la sincope è spontaneamente reversibile, il coma no), osservando come durante la sincope venga prodotta dal corpo una proteina che permette al corpo stesso di riemergere dalla sincope; a questo punto hanno pensato di sperimentare se questa proteina potesse aiutare le persone in coma ad uscirne.
Altri studi fatti a Parma hanno scoperto i neuroni specchio, che possono essere “usati” nel percorso riabilitativo dopo un infortunio o addirittura per rinforzare l’allenamento (teoria alla base del training autogeno). Questa tecnica è molto più usata nell’apnea, dove la necessità è quella di compiere movimenti che consumino meno ossigeno possibile per trattenere il fiato più a lungo, rispetto al nuoto agonistico, dove invece la necessità è quella di ossigenare meglio i tessuti per muoversi più veloci degli altri.
Queste due discipline sembrerebbero agli opposti come tecnica da utilizzare, mentre si è visto che applicare al nuoto la tecnica usata dagli apneisti, seppur con le modifiche dovute alle peculiarità del nuoto, porta dei benefici. Anche se molte conoscenze negli anni sono state acquisite, ignoriamo ancora moltissimo di ciò che avviene nel corpo umano quando nuota sott’acqua!
In sostanza, a volte un allenatore di nuoto ha bisogno di guardare un po’ oltre le proprie competenze standard! Perché spesso i limiti sono creati dall’ignoranza dei fenomeni… per cui è secondo me importante apprendere da differenti discipline per abbreviare il tempo di conoscenza di determinati meccanismi.
Mike
Parliamo dell’inserimento della monopinna nel bagaglio tecnico-motorio dell’atleta con lo scopo di migliorare la subacquea nel momento della gara!
L’utilizzo della monopinna nell’allenamento del nuotatore può essere di aiuto per:
- stimolare il nuotatore ad assumere una posizione ottimale nella nuotata subacquea;
- stimolare il lavoro del CORE e proteggere la zona lombare della colonna vertebrale;
- mobilizzare il bacino;
- aumentare la mobilità della caviglia.
Finalità: MIGLIORARE LA NUOTATA SUBACQUEA!
Tutto questo viene proposto all’atleta attraverso:
- utilizzo della respirazione e incremento del lavoro specifico sul diaframma addominale;
- sessioni di nuoto pinnato sia in superficie sia in profondità;
- sessioni di apnea prima con attrezzi e poi riproduzione senza attrezzi.
Obiettivo: arrivare a MIGLIORARE LA PERFORMANCE nella nuotata a corpo libero!
Esistono molteplici esercizi tra i quali scegliere le proposte per gli atleti. Si comincia con esercizi propedeutici, anche con gli atleti di alto livello, ad esempio io propongo delle ripetizioni sui 50 metri:
- con la tavoletta;
- con il boccaglio frontale: per migliorare la posizione dei gomiti;
- a dorso con il bicchiere: per lavorare con il bacino;
- apnee in espirazione con richiamo del diaframma addominale: per sbloccare il diaframma e sentire la componente volontaria di questo muscolo;
- con pinne corte;
- esercizi di carico espiratorio.
Poi si passa agli esercizi specifici con la monopinna e a corpo libero in apnea.
Progressione delle proposte: variare il più possibile i parametri di riferimento per ampliare il bagaglio di esperienze!
Lavorare sulla mobilità del cingolo scapolo omerale anche “a secco” per migliorare la posizione del corpo in acqua!
Curare i dettagli nell’ingresso in acqua: filmare e osservare la posizione delle mani, degli avambracci, della testa nel tuffo. Osservare cosa succede tra l’ingresso in acqua e l’inizio del kick dolphin.
Le domande che un allenatore può e deve farsi quando vuole lavorare sull’apnea sono:
- quanto tempo dedico all’apnea attualmente all’interno degli allenamenti?
- che conoscenze ho dei meccanismi dell’apnea?
- quanto ho lavorato sulla respirazione per gestire l’apnea e renderla efficace?
Un altro aspetto importante da considerare quando si allena sono le analisi biomeccaniche delle nuotate e dei movimenti in generale. Noi abbiamo collaborato molto con Stefano Nurra per questo aspetto.
Riassumendo, per ampliare il bagaglio di conoscenze corporee dell’atleta, occorre lavorare sia a terra sia in acqua su:
1) mobilità articolare dei cingoli scapolo omerale e pelvico e della caviglia;
2) postura di testa e braccia;
3) respirazione: cognizione del diaframma addominale, mobilità del CORE, apnea e nuotata subacquea
sia con attrezzi sia a corpo libero.
Importante: la conoscenza degli attrezzi da parte dell’allenatore è fondamentale!
Quando si utilizza un attrezzo (come ad esempio la monopinna) è necessario:
- conoscere l’attrezzo (caratteristiche intrinseche);
- conoscere l’utilizzo e i campi di applicazione dell’attrezzo;
- calibrare la scelta della tipologia di attrezzo in funzione dell’atleta che lo utilizzerà;
- conoscere i punti di forza e le criticità dell’uso dell’attrezzo;
- conoscere come inserire l’utilizzo dell’attrezzo nelle sessioni di allenamento (lavorare per obiettivi!)
Siamo giunti alla conclusione del nostro approfondimento sul mondo dell’apnea e del nuoto pinnato applicati al nuoto agonistico.
Ora non resta che calzare le pinne… ed esplorare nuove possibilità! SWIMLIKEADOLPHIN®, naturalmente!
(Foto e immagini: Mike Maric)
L’Americano Tylor Hill nel 2008 chiude i 50 “dorso” in 23.10 nuotando in subacquea (delfinata sul dorso).
Gary Hall Sr. in questo ARTICOLO ci spiega “Perchè la gambata a delfino è più veloce sul dorso“.
Gary Hall Sr. 10 WR stabiliti, 3 Olimpiadi (Messico ’68, Monaco ’72 e portabandiera a Montreal ’76) e co-fondatore del The Race Club.