A PIEDI NUDI NEL PARK

Mia madre mi ha sempre detto che non bisogna mai girare scalzi.

In piscina, una volta, il terrore erano le verruche e i funghi.

 

Stavolta è stata pestata una merda. Rigiriamola dicendo che porterà fortuna, ma chi spendeva parole sul grande slam caccia al record ecc ecc, se le sarà dovute rimangiare giustificando che comunque un argento val sempre un argento.

Un par di palle… almeno non per il Greg di oggi. Gli rode eccome.

Diciamoci piuttosto che a pedigree, Park non è secondo a nessuno. Che a titoli non è secondo a nessuno. Che a squalifiche non è secondo a nessuno. Ha vinto un Oscar quale best performer “miglior pianto”, quindi non è secondo a nessuno. E la fame per dimostrare che il suo talento non era secondo a nessuno, ma colpa del medico, ha fatto la differenza.

Tutti convinti che i 1600 metri previsti nell’ultima giornata gli sarebbero rimasti sullo stomaco, mi ricordo della decisione di non partecipare al primo mondiale giovanile in Messico. Mentre i nostri emeriti desaparacidos dilagavano, lui da junior, era andato a vincere i PanPacifici.

Tutto il resto è storia come le Olimpiadi e i mondiali. Fosse stato da noi lo avremmo potuto trovare al posto di Carlo Conti a Sanremo con Panariello a pubblicizzare i regali di Natale. Ma Panariello non esiste e i regali se li è fatti lui.

Il triplete è servito.

 

Vay sul play!

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Alla fine dei giochi il rapporto azzurro atleti/finali-medaglie è positivo. 64% di realizzazioni. Dopo aver abbondantemente sostenuto e condiviso le scelte del C.T. come tutti i “tennici” da bar ho il mio appunto da fare. Ok risparmiare, siamo partiti in pochi e il budget è stato rispettato, ma si è deciso di lasciare a casa 2 atleti che col senno di poi ci potevano stare e con questa non-selezione, ci siamo mangiati per certo 3 medaglie. Sicure a parer mio.

Con i tempi realizzati in finale l’orsetto volante portava a casa due podi individuali. E investendo su un giovane “zzz“a scelta o sul cazzomarino Bocchia si andava anche sulle staffe maschili. Ma non piangiamo sul latte macchiato visto che era parzialmente scremato.

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Giacomo Carini non completa la metamorfosi. Il lepidottero ha capo mobile, occhi composti ben sviluppati, antenne allungate. Le quattro ali sono membranose, di solito le anteriori più grandi delle posteriori, sono ricoperte di squame variamente colorate, ma non lo fanno decollare verso la finale.

Nel complesso è promosso. Ha mostrato un ulteriore passo avanti, ma fino a quando i 200 non saranno disputati all’idroscalo questo è quanto.

Acerbo. Voto 6/7

Gabriele Detti buca platealmente i 400. Ma non è un minatore.

La mancanza di staffette e i 200 lasciano spazio al rimorso. Ma non è un prete.

I 1500 ricalcano il trend e se da una parte potremmo dire che la finale è centrata, era da evitare se la preparazione fisica era insufficiente. Ma non è il tecnico.

Pensavo inizialmente che il suo processore dovesse comunque fare ancora uno step di aggiornamento. Sbagliavo. Senza braccia, la testa non basta. E’ il mio preferito. Voglio di più.

Presenza “mentula canis”. Voto 5-

A Luca Dotto il Premio “er mejo fico der bigonzo”.

Stuzzica come un piatto di cotechino e lenticchie freddi di frigo a colazione. Non stimola il palato, non scalda il cuore, non sfrizzola il velopendulo.

Fa il compito richiesto dalla spedizione, ovvero centra la finale con il “lusinghiero” under 47” ma senza la staffetta maschile è utile come il formaggio grattugiato per asciugare l’acqua in terra. Medaglia mancata nella mx-mx per mancanza di alternative.

Ritual de lo Habitual . Voto 6

“Look, if you had one shot, one opportunity

To seize everything you ever wanted-One moment

Would you capture it or just let it slip?”

Gregorio Paltrinieri l’opportunity la lascia a Park. E lui mette il turbo e se la prende, Greg invece la prende intercooler. Nun gna’ fa’ … e lo doveva sapere che coreani e vietnamiti hanno inventato la guerriglia.

Neanche il tifo e l’attesa creata dalla Domenica Sportiva sono serviti a Paltrinieri. Il momento sempre desiderato era a Rio, ma qui non era a far marchetta. Mancando i Cochrane e gli USA di peso, ha supposto di essere superiore e vincere facile, e invece no: la supposta se l’è presa lui. Forse era quella per l’influenza incontrata a Livigno. Forse la sconfitta viene da lì ma l’award Gazzetta sarebbe, oppure è, più che meritato.

Dovrà in ogni caso farsene una ragione: non può più arrivare secondo.

Il posto sulla croce come la Pellegrini dei tempi migliori, non glielo toglie nessuno.

Argento poco vivo. Voto 6

Fabio Scozzoli trovati cavalli e puledra, si ritrasforma nel talentuoso batrace che tanto ci mancava.

Il cavaliere della rana ritrova anche se stesso. Il podio è il premio alla rincorsa, al pelo, all’autocritica alla testardaggine e alla patata.

Mancava il piccolo Potter, ma ogni lasciata è persa. Voto 7,5

La Treccani mi dice che le sedi delle liosalfar e dokkalfar sono accessibili agli uomini solo se essi lo permettono e in ogni caso un viaggio nelle loro dimore comporta gravi alterazioni dell’equilibrio psichico. Si riuniscono per suonare e danzare, generalmente su colline (bolognesi). Era diffusa nel mondo germanico l’usanza di un’offerta quotidiana consistente in un pezzetto di burro, in un po’ di latte ecc. Generalmente benevoli, pacifiche e soccorritrici, possono giocare scherzi agli esseri umani, peraltro mai dannosi.

Martina Carraro è un‘elfa della luce: una liosalfar. Sull’ultima affermazione del vocabolario dissento. Se abbiamo ritrovato un velocista ne abbiamo perso un altro. Il precedente ha in ogni caso perso la testa…

Il suo contributo mondiale è completo: risultati, medaglie finali e resurrezioni. Se la Madonna avesse un culo così potrei convertirmi: quel che tocca vola, quel che molla scioglie.

Oltre il taumaturgico. Voto 7

Silvia SerenDiPity Di Pietro è bene-benissimo. Il Topolino azzurro in corta mi convince. Il suo vero avversario è solo lei stessa. Il suo stesso fisico. Un motore Ferrari montato su di un’utilitaria manifesta random problemi di cambio, semiassi, frizione, stabilità, freni… anche se quelli in vasca non servono.

Sorride serena e divertita come se non ci fosse un domani. Potrebbe essere l’immagine della trasferta.

Carpe diem. Voto 8,5

Se la lunga non è per tutti non lo è neppure la corta. Erika Ferraioli migliora come il vino, lo champagne o l’aceto. Dipende dall’occasione. Sempre triste come il pane vecchio, stimolata dalla 500 da gimkana si è fatta trovare pronta. Con la staffetta fa il nuovo R.I.

A volte sa di tappo. Voto 7

Federica Pellegrini sotto-valutata in corta si è presa la rivincita personale.

Sotto-stimata dal sottoscritto mi ha fatto tacere. Sotto la vedrei bene, ma mi sa intenda stare sopra anche a letto. Troviamoci sulla lavatrice.

Dominante. Voto 8

Aglaia Pezzato come la donna invisibile lavora nell’ombra. Non parla, non si vede, ma c’è.

Pedina che si sta rivelando sempre determinante, non importa se gli annali la ricorderanno. I moschettieri non sono diventati famosi con il solo D’Artagnan: c’erano anche Athos, Portos e Aglaia.

Premio Giovanna Ralli. Voto 7

Silvia Scalia toccata e fuga in do minore. Il do di corta infatti funziona: 50, 100, staffetta non importa, ma per fortuna va. Insostituibile nella mista come nella sfortunata mix-mix.

Fregata dagli orari che non la fanno conoscere ai tanti, deve riconfermarsi sul nostro fuso orario. L’emozione che non la lascia parlare non la ferma in vasca.

Ritratto di gentildonna “La muta”. Voto 7

Io avrei finito, erano solo 11… ma si parla tanto di world cup sottolivello, di mondiali in corta sottolavello, di qualifiche acquisite dai risultati in lunga, di mancate convocazioni…

Ho la soluzione. Anche se rubata, ma chissene..

Le ITU world series prevedono che possano partecipare alla finale che vale come campionato del mondo i migliori del ranking.

Quindi se vuoi andare ai campionati del mondo vai a fare la W.C. che potrebbe riconsiderare la distribuzione dei premi. Verrebbero utilizzati una serie di scarti o un minimo di partecipazioni, per tener conto solo un certo numero di gare. Potrebbe raggiungere quindi la considerazione che merita, che potrebbe attirare anche altri sponsors oltre agli istituzionali che garantirebbero un monte spese sotto controllo. Che sarebbe per specialisti oppure per gente che vuole andare e si prepara.

Ma soprattutto il campione del mondo che ne esce sarebbe Il campione del mondo della specialità e non del campionato. Uniche slot aperte e da ricoprire: le staffette.

Adesso che ci penso non so se telefonare a Barelli o rompere direttamente i coglioni per proporlo direttamente a Maglione. Perché non ci hanno pensato prima? I soldi li hanno: chiedete alla Hosszú.

A proposito di lei che tra gli artisti del nuoto mondiali è sicuramente da nominare, vittima del trip adrenalinico post-iridato anche il roseo Arcobelli.

Che la muscolosa magiara non si fermi mai, lo sappiamo, ma sono rimasto spiazzato. “In pratica dal dopo olimpiadi non si è fermata e non è andata in vacanza – scrive Arcobelli, e voi pensate alla World Cup? No! – ha nuotato anche il 31 dicembre a La Reunion”

Ma in che cazzo di anno siamo? Ma soprattutto che giorno è oggi?

Comicità spazio temporale. Voto 5

Aspetto gli assoluti e poi ve la caccio nel saluto: me ne vado al caldo, a La Reunion con Katinka a fare un poco di panca piana al sole. Altro che sto cazzo di nebbia.

Vi saluta mio cugino Icepool che è rimasto in Canada. A fare hockey.

(Foto copertina: josephpastore.wordpress.com)