Trentuno agosto 1958. Budapest. Campionati Europei.
Più di seimila persone stanno per assistere alla partita di pallanuoto tra Italia e Unione Sovietica. Le squadre si dispongono a bordo vasca e nella piscina dell’Isola Margherita risuona il coro: ”I-ta-lia! I-ta-lia!”
È ancora viva la memoria dei carri armati sovietici che due anni prima hanno sfilato nelle piazze della capitale ungherese per stroncare la rivoluzione. Gli azzurri vincono 4-2 e suggellano una giornata che resterà nella storia: Paolo Pucci, grazie alla sua classe pura, ha stabilito nel pomeriggio il record europeo dei 100 metri stile libero col tempo di 56″1, dopo avere migliorato il record italiano già al mattino (56″3 contro 56″8) e Roberto Lazzari è entrato in finale nei 100 rana col miglior tempo, battendo il primatista europeo Kolesnikov.
Nella piscina gli spettatori hanno applaudito nuotatori e pallanuotisti italiani per tutto il giorno. I giornalisti di tutto il mondo scrivono del nuovo boom del nuoto continentale: l’Italia. Gianpaolo Ormezzano scriverà il giorno dopo su Tuttosport: «Noi italiani siamo ad un tempo stesso orgogliosi e frastornati. Siamo stati protagonisti della prima giornata dei campionati europei, noi, fino a ieri solo poveri guitti».
C’è grande attesa, il giorno successivo, per la finale dei 100 stile libero. Enzo Zabberoni, tecnico fiorentino passato dalla Rari Nantes Florentia alla SS Lazio e tecnico di Pucci, aveva detto al suo allievo che non avrebbe potuto perdere:
Nuoti in un modo, ma in un modo che nessuno può mettere la testa davanti alla tua. Se un altro dovesse segnare 56”, ebbene, tu otterresti 55”5. Tu e io ne siamo convinti.
Pucci vince replicando il tempo di 56”1 ed è il primo nuotatore azzurro a vincere un oro europeo e a stabilire un primato europeo. È anche protagonista del torneo di pallanuoto: era normale a quei tempi essere contemporaneamente nuotatori e pallanuotisti a livello agonistico. Pucci rinuncia, però, a disputare la partita conclusiva del torneo di pallanuoto per il bene della squadra: dopo cinque gare di cento metri, due gare di duecento metri, quattro partite di pallanuoto gli è venuta la nausea dell’acqua, pur avendo nuotato la sua frazione di staffetta 4×100 mista in 56” netti. La sua vittoria nei cento viene festeggiata sobriamente con una uscita dopo cena di mezz’ora, un gelato, un brindisi con Galletti e Romani. Brindisi fatto bevendo acqua minerale!
L’exploit della squadra italiana non dura solo un giorno, ma si protrae per tutta la durata della manifestazione e porta alla conquista di due medaglie d’argento con Roberto Lazzari e la staffetta 4×200 di Fritz Dennerlein, Paolo Galletti, Angelo Romani, Paolo Pucci. Due sono anche i bronzi, grazie alle imprese di Paolo Galletti nei 400 stile libero e della appena introdotta staffetta 4×100 mista di Gilberto Elsa, Roberto Lazzari, Federico “Fritz” Dennerlein, Paolo Pucci. Entrano in finale nei 1500 stile libero ancora Galletti, nei 100 dorso Gilberto Elsa, nei 400 stile libero Velleda Veschi, prima donna italiana nella storia. Nei tuffi ottengono la medaglia di bronzo Lamberto Mari nel trampolino e Antonio Sbordone nella piattaforma. La nazionale di pallanuoto finisce il torneo al quarto posto, sconfitta peraltro per sette a zero dall’Ungheria, la quale nel girone finale batte pure lei l’URSS per 4-2 e si aggiudica la medaglia d’oro.
Gli strascichi della fallita rivoluzione ungehrese del 1956 hanno avuto effetto anche nel nuoto italiano. Tra i fuggitivi dal proprio paese, tra i quali non va dimenticata la squadra di calcio dell’Honvéd una delle più forti e innovative di tutti i tempi, c’è anche l’allenatore ungherese di nuoto Hunyadfi, che viene ingaggiato dal CONI. Non molto amato dai colleghi, porta le sue esperienze e un po’ di disciplina. Rinvigorisce anche l’amor proprio degli allenatori azzurri: il già citato Enzo Zabberoni; Giordano Raggi, allenatore di Lazzari ed Elsa; Paolo Costoli, allenatore di Paolo Galletti; Osvaldo Berti, allenatore di Angelo Romani; Costantino “Bubi” Dennerlein, allenatore di suo fratello Fritz e propositore di nuovi metodi di allenamento, quali l’interval training.
Nella classifica a punti maschile l’Italia è seconda dietro alla sola Unione Sovietica. Il medagliere complessivo vede l’Unione Sovietica prevalere con cinque ori, sei argenti e cinque bronzi, seguita dalla Gran Bretagna con cinque ori, quattro argenti e quattro bronzi e dall’Olanda con cinque ori e tre argenti. Quarta è l’Ungheria con due ori, due argenti e tre bronzi e quinta l’Italia, che non era mai andata così bene agli Europei, con un oro, due argenti e due bronzi.
Dietro l’Italia, tra le nazioni che hanno conquistato almeno una medaglia, stanno la Svezia, la Francia, la Germania Ovest, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. Segnaliamo la lotta a due tra Olanda e Gran Bretagna nel nuoto femminile, con le olandesi che conquistano cinque ori e tre argenti e le britanniche un oro e quattro argenti.
Il protagonista della manifestazione per numero di ori vinti è lo scozzese Ian Black, che trionfa nei 400 e nei 1500 stile libero e nei 200 farfalla. Tra l’altro quella di Budapest ‘58 è stata la seconda edizione degli Europei in cui si sono disputate le gare a farfalla, che è uno stile che nasce dall’evoluzione della nuotata a rana ed è stato separato da questa ufficialmente negli anni Cinquanta. Questa edizione ha visto anche l’introduzione della staffetta mista.
Chi sono stati i protagonisti azzurri di Budapest ’58?
PAOLO PUCCI
Paolo Pucci, romano, è un predestinato, un vero fenomeno in acqua, così pieno di talento e classe sopraffina. Appena Enzo Zabberoni lo vede gli pronostica un futuro strabiliante. Biondo, occhi azzurri, due metri per novantadue chili: un fisico portentoso che non gli toglie agilità e regalità dei movimenti sia nel nuoto che nella pallanuoto. Vince il titolo nazionale Juniores dopo due stagioni in piscina, tra il 1953 e il 1960 vince sei titoli individuali assoluti: cinque nei 100 stile libero e uno nei 200.
Nel 1956 contribuisce a far vincere alla Lazio il primo scudetto nella pallanuoto. Nello stesso anno partecipa all’Olimpiade di Melbourne, dove viene eliminato in semifinale nei 100 stile libero (58″8 il tempo) e con la nazionale di pallanuoto finisce al quarto posto. Trascina l’Italia a una dimensione internazionale mai vista prima nel 1958: oro nei 100 stile con 56″3, record europeo. Argento nella 4×200 stile (frazione: 2’03″9), bronzo nella 4×100 mista (frazione: 56″0). Finisce nelle prime pagine delle riviste dell’epoca, è l’uragano in piscina, fa in tempo a conquistare tre ori ai Giochi del Mediterraneo nel 1959 e un bronzo e due ori all’Universiade di Torino prima di polemizzare contro la Federazione e incrociare le braccia.
Giorgio Bicocchi lo descrive come un ragazzo fragile, forse mal consigliato dalla famiglia e dalla sua cerchia. Pucci avrebbe avuto un carattere fumantino, che costringe il presidente della Lazio a infliggergli un mese di squalifica già prima dell’Europeo del ’58. Il nuotatore romano avrebbe chiesto alla Federazione un impiego oppure una retribuzione. Scompare dalla scena agonistica proprio quando sembra poter diventare protagonista nell’Olimpiade di casa sua. Non ha successo un colloquio col presidente del CONI Onesti, mentre il suo allenatore Zabberoni lo convince a rientrare, ma Pucci è sovrappeso e fuori forma, forse stanco di promesse non mantenute: dovrà saltare l’appuntamento olimpico.
La Treccani dà la colpa della forma scarsa e del ritiro successivo a continui problemi fisici. Intanto si laurea in chimica, apre una farmacia a Viterbo, si fa sempre più schivo e riservato e non partecipa a nessuna manifestazione commemorativa della Federazione o della Lazio Nuoto.
Dopo di lui il primo italiano a vincere un oro europeo, con record continentale, sarà Giovanni Franceschi nel 1983, con la doppietta nei misti e il primo azzurro a conquistare l’oro nei 100 stile libero sarà Giorgio Lamberti nel 1989 a Bonn, un altro “punto di svolta” per il nuoto italiano.
PAOLO GALLETTI
Paolo Galletti, fiorentino, è fortissimo nelle lunghe distanze dello stile libero sia in Italia che in Europa. Inizia a nuotare in Arno a tredici anni. La sua squadra è la Rari Nantes Florentia, dove gioca anche a pallanuoto per dieci anni, realizzando tredici gol in ottantasette presenze. Campione italiano ragazzi a quattordici anni nei 400 e 1500 stile libero. Stabilisce dodici primati italiani fra 400-800-1500 stile libero, 200 dorso e staffetta 4×200 stile libero.
Prima dell’Olimpiade di Melbourne effettua la migliore prestazione mondiale nei 200 dorso. Atleta eclettico, ritenuto un fenomeno dai suoi allenatori: Paolo Costoli, Enzo Zabberoni, Celio Brunelleschi. Domina la scena nazionale nel fondo dello stile libero e del dorso sul finire degli anni Cinquanta. Settimo con la staffetta 4×200 all’Olimpiade di Melbourne. Eliminato in batteria a Roma ’60 nei 400 e 1500 stile libero e con la staffetta 4×200 stile libero. Bronzo a Budapest 1958 nei 400 stile chiusi in 4’38″1. Quinto nei 1500 stile libero. Argento con la 4×200 con una frazione da 2’12″2. Vince undici titoli italiani individuali tra il 1956 e il 1959: quattro nei 400 stile libero, sei nei 1500 stile libero, uno nei 100 dorso.
Folgorato da un’eclissi di sole, si dedica alla pittura a partire dall’età di 24 anni, nel 1961. Dopo un periodo figurativo, passa ad una fase surrealista, per poi approdare fin dal 1969, ad un astrattismo geometrico. Gli anni ’70 e gli anni ’80 sono tra i più prolifici, infatti sono numerose le mostre collettive e personali in tutta Italia. Nel 1987 rimane affascinato dal viaggio che fa in Grecia, e da allora è un soggetto che si ritrova nei suoi quadri. Le sue opere sono state esposte a Parigi, Bologna, Firenze, Milano e Torino. Muore a Tavarnelle Val di Pesa nel 2015.
Dopo la sua morte viene ricordato come “un uomo sereno, una personalità forte e colorata; un campione della vita che visse i suoi talenti con modestia, umiltà, semplicità e un pizzico di fantasia, umorismo e sagacia, condivisa da parenti e amici; uno spirito libero con le grandi capacità dello sportivo e la leggerezza e il sorriso di chi ama rappresentare la realtà attraverso il linguaggio espressivo della pittura; un personaggio allegro che passava le sue vacanze in Pratomagno e raccontava con semplicità e modestia gli anni in cui fu grande nuotatore e, con passione e gioia, i suoi grandi viaggi in Grecia”.
Al direttore del Gazzettino del Chianti Matteo Pucci ha raccontato della spedizione con la Nazionale italiana di nuoto alle Olimpiadi di Melbourne del 1956, del viaggio di quasi trenta ore fra scali, cambi e aerei scomodissimi, del suo compagno di squadra e amico Carlo Pedersoli, della grande passione per la Grecia, per i suoi colori, per le sue forme, che erano diventate la linfa vitale del suo lavoro artistico. Scrive Pucci: “Me li mostrò i suoi quadri, irradiavano luce e calore. Parlava senza staccarsi da una inseparabile sigaretta, che lo aveva accompagnato anche negli anni delle piscine, mi spiegava il suo modo di essere uomo, artista, ex sportivo”. Sulla relazione che hanno avuto nella sua vita il nuoto e la pittura, Galletti ha detto che tale relazione non c’è: il nuoto e la pittura hanno fatto parte della sua vita in periodi diversi e non hanno alcun legame l’uno con l’altra. Volete i titoli di qualche quadro? “Intuizioni prospettiche dello spazio”, “Le Chine”, “L’Alfabeto”, “L’ Assurdo e il Rimpianto”, “Ricordi di Viaggio”. Un quadro autobiografico ritenuto molto importante dall’autore si chiama “Omaggio a Giuliano”.
ANGELO ROMANI
Pesarese. Ha doti straordinarie di galleggiamento, di stile e di potenza. Si allena, guidato da Osvaldo Berti, con la Vis Sauro Nuoto, in acqua salata, nel porto canale, partendo da banchine galleggianti in legno appoggiate su grandi fusti vuoti di benzina. “A volte, nella virata dei 50 metri, i piedi nudi scivolavano: senza la spinta, si rimaneva inchiodati nell’acqua, per poi ripartire affannosamente per recuperare i secondi perduti. Solo più tardi arrivarono le banchine fisse in cemento armato”.
Angelo Romani è il “punto di riferimento per tutta la squadra, alla quale conferisce una carica agonistica con la sua sola presenza in acqua. Persino durante gli allenamenti, i gradoni del porto si riempono di spettatori quando nuota lui”. Migliora il record italiano nei 400 stile libero nel 1950. Il suo soprannome è Zolli o Kitamura, per il taglio orientale degli occhi.
È uno dei pochissimi europei a potersi confrontare con i formidabili nuotatori australiani e americani. Nel suo curriculum sportivo figurano un primato europeo, ventuno primati italiani, sedici titoli individuali conquistati tra il 1950 e il 1960, così ripartiti: tre nei 100 stile libero, cinque nei 200 stile libero, sei nei 400 stile libero, due nei 1500 stile libero.
Nel 1952 vince due titoli italiani, viene convocato per l’Olimpiade, dove viene eliminato in batteria nei 400 stile e nella 4×200, e tra fine agosto e inizio settembre migliora i primati italiani in tutte le distanze dai 200 ai 1500 metri. Detiene i primati dai 200 stile libero in su fino al 1958. Nelle due edizioni dei Campionati italiani del 1955 vince tutte le gare di stile libero in programma, dai 100 ai 1500 metri; nel 1955 è primatista italiano anche nei 100 (togliendo il titolo a Carlo Pedersoli) e nelle due staffette dello stile libero.
Il 27 marzo 1956 diventa il primo nuotatore italiano a battere un primato europeo, quello dei 400 stile libero a New Haven negli Stati Uniti d’America, in una vasca da 25 iarde (non c’era ancora la distinzione tra primati in vasca corta e in vasca lunga) con il tempo di 4’30″0. A fine novembre ai Giochi olimpici di Melbourne è stato il primo finalista olimpico italiano dal 1920, nuotando in due finali: i 400 in cui giunge ottavo, e la 4×200 che assieme a Federico Dennerlein, Paolo Galletti e Guido Elmi si piazza al settimo posto. All’Olimpiade di Roma verrà poi eliminato in batteria con la 4×200.
Agli Europei regala all’Italia un argento dopo un’astinenza ventennale nel 1954 a Torino, nei 400 stile libero col tempo di 4’40″4, record italiano. È poi sesto con la 4×200 stile libero. A Budapest ’58 è argento insieme alla 4×200 stile libero e nuota la sua frazione in 2’14″9.
Finita la carriera agonistica, resta nel mondo del nuoto e nel 1977 fonda insieme a Remo Sacchi, il padre di Luca, la DDS, società lombarda che sarà tra le maggiori protagoniste del nuoto italiano a partire dagli anni Ottanta. Muore nel 2003 e in sua memoria si svolge a Pesaro la gara in acque libere “Nuotoamare”.
FEDERICO “FRITZ” DENNERLEIN
Napoletano, di padre tedesco e madre rumena. Il palmarès è sterminato.
Nella pallanuoto, da giocatore, ottiene un argento mondiale, due bronzi europei, tre ori e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo, due quarti posti alle Olimpiadi: Melbourne ’56 e Tokyo ’64. Conquista con la Canottieri Napoli due scudetti, nel 1958 e nel 1963. In quest’ultimo campionato è capocannoniere con 22 reti.
Da allenatore, con la Canottieri Napoli, introduce il gioco a zona e conquista una coppa dei campioni nel 1977 e quattro scudetti (’73, ’75, ’77, ’79). Nel 1984 diventa allenatore della Nazionale e l’Italia, sotto la sua guida, finisce settima alle Olimpiadi di Los Angeles ’84 e Seul ’88; giunge quarta agli Europei del 1985 e terza a quelli del 1987 e del 1989. Conquista l’argento mondiale a Madrid ’86, quando l’Italia viene sconfitta dopo otto tempi supplementari in una finale epica contro la Jugoslavia.
Nel nuoto vince venticinque titoli individuali italiani e tredici staffette tra il 1951 e il 1964. È campione d’Italia individuale tre volte nei 100 stile, quattro nei 200 stile, sei nei 400 stile, una volta nei 100 farfalla, nove volte nei 200 farfalla, due nei 400 misti. Ai Giochi del Mediterraneo vince due ori individuali e due in staffetta. Alle Universiadi vince tre ori, di cui uno individuale nei 200 farfalla; due argenti e un bronzo. Alle Olimpiadi è settimo nella 4×200 a Melbourne, quarto nei 200 farfalla a Roma, sesto con la 4×200 e con la staffetta mista. Agli Europei è ottavo a Torino ’54 nella 4×200. A Budapest ’58 è argento con la 4×200 stile libero (2’10″2 la sua frazione) e bronzo con la 4×100 mista (1’04″6 la sua frazione).
Ha straordinarie doti acquatiche, mezzi tecnici fuori dal comune. È il più forte giocatore italiano di pallanuoto della sua epoca. Resta a lungo il migliore farfallista europeo e uno dei migliori stileliberisti e mististi italiani. Leggiamo nella Treccani dello Sport, però, che “nella carriera e nella vita la fortuna non gli ha quasi mai arriso e il destino ha incrociato la sua strada negandogli i meritati successi nei modi più imprevedibili; tuttavia la sua grandezza di atleta, di tecnico e di uomo è consolidata nella storia del nuoto e nei cuori di quanti lo hanno conosciuto”.
A comprendere l’indole del campione è inizialmente solo il fratello Bubi, il quale poi sarà l’allenatore di Fritz. In poche gare, dopo il ritiro da atleta di Bubi, nel 1959, Fritz migliora il primato italiano nei 200 farfalla, detenuto dal fratello, di ben dieci secondi. Pochi mesi dopo diventa primatista europeo sia dei 100 sia dei 200 farfalla, nuotando le due distanze a Parigi rispettivamente in 1′01″8 e 2′19″5. Nella primavera 1960 coglie nella piscina del Foro Italico di Roma un altro primato europeo: 2′18″. Per puntare a una medaglia olimpica nel nuoto rinuncia a far parte del Settebello, che vincerà l’oro. Lui, invece, nella finale olimpica romana dei 200 metri farfalla, non può reggere il passo dello statunitense Michael Troy, che realizzerà il record del mondo col tempo di 2’12″8, e sfida l’altro americano Gillanders per l’argento. Purtroppo resta senza forze e finisce quarto, dietro a Troy, all’australiano Hayes e a Gillanders. Fritz realizza il primato europeo in 2’16”, ma non può essere soddisfatto, vista la medaglia svanita e anche la rinuncia alla partecipazione all’oro olimpico nella pallanuoto.
A giugno nel 1962 la nazionale di pallanuoto si ritira da un torneo a Belgrado, a causa della temperatura dell’acqua, la Federazione sospende sia la squadra nazionale per tutta la stagione che Fritz per le gare di nuoto. Fritz salta così gli Europei di Lipsia, poiché la Federazione non torna indietro sulla sua decisione, malgrado Dennerlein abbia vinto poche settimane prima agli Assoluti i 200 farfalla, i 100 stile, i 400 misti. Il 23 agosto, il sovietico Valentin Kuz´min vince a Lipsia il titolo europeo, migliorando il primato continentale con il tempo di 2′14″2. Meno di due ore dopo, nella piscina di Montecarlo in prova isolata e alla presenza del presidente federale Durand de la Penne, Fritz nuota in 2′12″6.
Dedica gli ultimi anni della sua carriera da atleta alla pallanuoto, quindi diventa allenatore. Litiga con la Federazione e forse una congiura lo fa fuori nel 1990. Ha intenzione di scrivere un libro sulle malefatte dello sport e di creare un movimento che potesse diffondere un nuovo modello di atleta, figura traviata da miliardi, sponsor, gelosie. Non riesce a portare avanti il progetto, poiché muore il 9 ottobre 1992 all’età di 56 anni dopo essere rimasto vittima di un incidente motociclistico sulla rampa di accesso dell’autostrada Salerno – Napoli. Alla cerimonia funebre partecipano oltre duecento persone, tra cui il CT azzurro Rudic e l’ex grande campionessa di nuoto Novella Calligaris.
Viene descritto come un uomo silenzioso, malinconico, sognatore, polemico, timido e sfortunato, coraggioso e infelice e inaffondabile per la sua dignità. Repubblica lo saluta così: “Detestava i gerarchi federali, se n’è andato sabato notte senza aver realizzato l’ ultimo progetto. Parlava sempre di Federica, una delle due figlie, che vedeva poco. Da ieri è al cimitero degli inglesi, accanto all’ altra. Veronica, povera bambina, morta di tumore qualche anno fa. Aveva vinto tutto Fritz, e non c’era mai un delirio, un gesto dissennato nei suoi trionfi. Chissà come sarà stasera la Canottieri: sulla banchina del Molosiglio non c’ è più Fritz che brontola”. A lui è dedicato il Paladennerlein, un impianto sportivo polifunzionale a Napoli.
ROBERTO LAZZERI
Milanese. Ottimo ranista e buon farfallista. Ha una tecnica eccellente. Vince il primo titolo italiano a sedici anni. A Budapest conquista la finale dei 200 rana facendo segnare il miglior tempo in batteria e in semifinale. In finale è splendido secondo, col terzo primato italiano in tre turni di gara: 2’41″3 il suo tempo, due decimi dietro al sovietico Kolesnikov. Contribuisce al terzo posto della staffetta mista, nuotando la sua frazione in 1’13″5. Due anni dopo all’Olimpiade di Roma arriva quinto, migliorando ancora il record italiano (2’40″1), dopo averlo fatto già in batteria e in semifinale. Vince diciassette titoli italiani individuali: tre nei 100 rana, dodici nei 200 rana, uno nei 100 farfalla. In seguito svolge funzioni dirigenziali a Torino, dove vive.
GILBERTO ELSA
Lecchese. Eliminato in batteria nei 100 dorso all’Olimpiade di Roma. Oro nei 100 dorso e nella 4×100 mista all’Universiade di Torino nel 1959, settimo nei cento dorso all’Europeo di Budapest e bronzo nella 4×100 mista con una frazione nuotata in 1’07″8.
Tra il 1955 e il 1959 vince cinque titoli italiani individuali nei 100 dorso e due titoli in staffetta mista 4×100.
PRIMA e DOPO il 1958
Budapest è stata anche il luogo di svolgimento della prima edizione degli Europei. Le gare che vi si disputarono furono tutte maschili e l’Italia non conquistò nessuna medaglia. Per la cronaca il primo azzurro medagliato agli Europei nel nuoto fu Giuseppe Perentin, che conquistò l’argento nei 1500 stile libero nel 1927. Perentin si ripeté nel 1931 a Parigi, edizione nella quale salì alla ribalta Paolo Costoli, capace di vincere due medaglie di bronzo individuali nei 400 e 1500 e una nella staffetta 4×200 insieme ad Antonio Conelli, Sirio Bianchini ed Ettore Baldo. Costoli fece il pieno di medaglie anche nel 1934 a Magdeburgo: due argenti (400 e 1500 stile) e un bronzo (staffetta 4×200 insieme a Massimo Costa, Giacomo Signori, a sua volta bronzo individuale nei 400 stile, Guido Giunta).
Dopo l’epoca Costoli il nuoto italiano conobbe venti anni senza medaglie europee, mentre la pallanuoto conquistò il suo primo oro nel 1947 a Montecarlo. Dobbiamo arrivare al 1954 a Torino affinché si veda l’Italia muovere il medagliere nel nuoto, grazie all’argento di Angelo Romani nei 400 stile libero. Al di là dei risultati, il periodo che va da metà anni Cinquanta a metà anni Sessanta vede un movimento natatorio che sboccia e si sviluppa, anche grazie al traino dell’Olimpiade romana, dei successi del Settebello e di Carlo Pedersoli, in seguito noto nel cinema come Bud Spencer. In questo periodo viene inaugurato lo Stadio del Nuoto di Roma, nel 1959; si sviluppa l’attività dei Centri di Addestramento al Nuoto, che saranno fondamentali negli anni a venire, si costruiscono piscine in diverse città; il movimento assiste a un piccolo boom di nuotatori e nuotatrici tra i giovani.
Per quanto riguarda i risultati, a posteriori non possiamo dire se Budapest ’58 sia stata un fuoco di fiamma o una svolta. È vero che a Lipsia, nel 1962, gli azzurri non conquistarono nessuna medaglia, anche se dobbiamo dire che a Dennerlein fu impedito di partecipare, ma il nuoto italiano stava vivendo una fase di ricambio che prometteva molto bene quando si verificò la tragedia aerea di Brema nel gennaio del 1966. Ricordiamo che vi persero la vita i nuotatori Bruno Bianchi, Amedeo Chimisso, Sergio De Gregorio, Dino Rora, Carmen Longo, Luciana Massenzi, Daniela Samuele, l’allenatore Paolo Costoli e il telecronista Nico Sapio.
Il nuoto italiano fu spezzato da quella tragedia e per riprendere vigore sarebbero passati molti anni, mentre nei Sessanta sarebbero emerse le stelle dei tuffatori Cagnotto e Dibiasi. Gli anni Settanta saranno ricordati per i trionfi di Novella Calligaris e le medaglie di Marcello Guarducci, senza dimenticare Giorgio Lalle: successi stupendi, ma isolati.
Nel 1983 all’Europeo di Roma Giovanni Franceschi realizzerà la famosa doppietta già citata, mentre conquisteranno il bronzo Revelli nei 200 farfalla, la 4×200 stile libero e Cinzia Savi Scarponi nei 100 farfalla. Due punti di svolta decisivi per proiettare il nuoto azzurro in una nuova dimensione sono rappresentati dagli Europei di Bonn nel 1989 e da quello di Siviglia nel 1997.
Da quest’ultimo anno partirà la rincorsa che porterà ai successi di Sydney 2000 e alla rilevanza che il nuoto italiano ha assunto a livello non solo europeo, ma anche mondiale. In fin dei conti è di questi giorni l’editoriale di Fausto Narducci sulla Gazzetta dello Sport in cui viene citato il nuoto come “fiore all’occhiello, insieme alla scherma, del movimento sportivo italiano”. Forse non si sarebbe arrivati a tanto senza le imprese pionieristiche dei Costoli, dei Romani, dei Pucci e di tutto l’ambiente “artigianale” di allora, pur con tutti i possibili difetti e le polemiche che ci sono state nelle varie epoche.
LE ULTIME EDIZIONI
Dopo l’edizione del 1958 Budapest ha dovuto aspettare a lungo prima di ospitare un campionato europeo, ma si è ben rifatta dell’attesa. Nella capitale ungherese la manifestazione si è svolta di nuovo nel 2006 e nel 2010, mentre nel 2012 gli Europei si sono svolti nella città ungherese di Debrecen. Ricordiamo che dal 1981 gli Europei si svolgono ogni due anni anziché ogni quattro come in precedenza. Inoltre il campionato di pallanuoto si disputa in luoghi e date diversi rispetto a nuoto e tuffi.
Budapest sorride ancora all’Italia nel 2006. Il medagliere riporta per gli azzurri cinque ori, sei argenti e undici bronzi, il che significa quarto posto complessivo. Vincono l’oro: Magnini nei 100 stile, Terrin nei 50 rana, Calvi, Galenda, Vismara e Magnini con la 4×100 stile libero, Rosolino, Berbotto, Cassio e Magnini con la 4×200 stile libero, Alessia Filippi nei 400 misti. Si piazzano al secondo posto: Rosolino (200 e 400 sl), Bossini (200 ra), Boggiatto nei (200 mi), Marin (400 mi), Francesca Segat (200 fa). Restano di bronzo Magnini (200 sl), Boggiatto (400 mi), Caterina Giacchetti (200 fa), Alessia Filippi (200 mi). Le altre medaglie di bronzo italiane del medagliere complessivo sono ottenute nel nuoto in acque libere con Simone Ercoli, nel nuoto sincronizzato (due di squadra), nei tuffi (quattro, con Sacchin nel trampolino da un metro, Tommaso e Nicola Marconi nei sincronizzati dal trampolino, Benedetti e Dell’uomo nei sincronizzati dalla piattaforma, Maria Marconi nel trampolino femminile da un metro).
Nel 2010 l’Italia si piazza al quinto posto nel medagliere con sei ori, cinque argenti e sei bronzi. In confronto alle edizioni immediatamente precedenti e immediatamente successive dell’Europeo il nuoto in vasca non ottiene un gran risultato, in termini di medaglie: sei contro le oltre dieci delle precedenti cinque edizioni. I finalisti azzurri in compenso sono ben ventisette, un risultato equivalente alle edizioni del 2004 e del 2006 e che verrà poi stracciato nelle edizioni successive, a partire da Debrecen. Gli ori nel 2010 sono due e li conquistano Scozzoli nei 50 rana e Federica Pellegrini nei 200 stile libero. I bronzi sono quattro: di Pizzetti negli 800 e 1500 stile libero, di Scozzoli nei 100 rana, di Federica Pellegrini nei 400 stile libero. Il medagliere viene rimpinguato in parte dai tuffi, con gli ori di Tania Cagnotto nel trampolino da un metro e della coppia Cagnotto-Dallapé nei sincronizzati da tre metri, oltre che con l’argento di Noemi Batki dalla piattaforma da dieci metri. Un vero trionfo per i colori azzurri viene dal nuoto in acque libere: due ori di Ferretti nella 5km e Cleri nella 25km, quattro argenti (Ercoli nella 5km, Cleri nella 10km, Giorgia Consiglio nella 5km femminile, Rachele Bruni, Ercoli e Ferretti nel team event 5km) e due bronzi (Ruffini nella 5km, Martina Grimaldi nella 25km femminile). A proposito di “Budapest, Italia”, notiamo la tripletta nella 5km maschile.
Nell’attesa di un’altra edizione dei Campionati Europei in programma nella capitale ungherese nel 2020, sappiamo tutti che Budapest sta per ospitare tra poche settimane i Mondiali di nuoto, pallanuoto e tuffi. Curiosamente è la prima volta dal 1973, anno della prima edizione dei Campionati del Mondo FINA, che questo accade. Trovate che questo sia strano, vista la tradizione dell’Ungheria negli sport acquatici? Be’. Non che sia più strano della robustezza della tradizione, dato che parliamo di un paese piccolo, con non più di una decina di milioni di abitanti, senza sbocchi sul mare. Quello che ci auguriamo è che ancora una volta Budapest si colori il più possibile di azzurro e magari segni un nuovo punto di svolta o di ricambio, a livello mondiale, per il nuoto italiano.
(Foto copertina: )
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Fonti
Aronne Anghileri: Alla ricerca del nuoto perduto.
Garzantina dello Sport.
Enciclopedia Treccani dello sport.
Link
Paolo Pucci e quell’oro lungamente atteso
Paolo Pucci – Treccani dello Sport
Paolo Pucci un uragano in piscina
La scomparsa di Paolo Galletti
Galletti lo stileliberista pittore
Nuoto in lutto scomparso Paolo Galletti
Addio a Galletti il gigante del nuoto
Angelo Romani – Treccani dello Sport
Roberto Lazzari – Treccani dello Sport