Quelli di Fatti di nuoto Weekly devono essere impazziti. Parlare di ritiri ora che la stagione è davvero iniziata ed entra nel periodo clou? Con i Mondiali alle porte e le Olimpiadi sullo sfondo?
Ebbene sì, perché forse non esiste il momento giusto per ritirarsi, o per andare in ritiro. O forse sì.
Si ritira Mack Horton
Un nuotatore che si ferma forse un passo prima di essere leggenda, per il quale provo sentimenti contrastanti e un pò di amarezza. Mack Horton era un fenomeno già da giovanissimo e, dopo i suoi risultati ai Mondiali Giovanili del 2013 (5 ori e 1 argento), sembrava stesse per arrivare il nuovo “mostro finale” del nuoto. Le aspettative sono state attese, ma solo in parte.
Dire che si sia un pò perso sarebbe troppo duro, perché in bacheca ha comunque una decina di medaglie internazionali (e un oro Olimpico), ma il suo dominio è stato più breve di quanto ci si aspettasse. Ha avuto il suo picco a Rio 2016, con quell’oro nei 400 stile in 3.41.55, ma rischiamo di ricordarlo forse di più per i battibecchi con Sun Yang (plateale quello del 2019, quando si rifiutò di salire sul podio Mondiale) che per il fatto che lo abbia battuto all’apice della sua carriera. La sua gara più bella? Forse la frazione finale nella 4×200 a Gwangju 2019, quando chiuse la staffetta con 1.44.85 consegnando l’oro all’Australia.
Dai video che girano e dai post social, sembra un ragazzo molto amato e rispettato del bordo vasca, uno dei pochi che va d’accordo sia con Kyle Chalmers che con Cody Simpson, e ha saputo in carriera contrapporre la sua immagine sorridente e solare a un carattere forte e deciso nelle sue opinioni. È stato un punto di riferimento della nazionale Australiana e si ritira ora che i Dolphins sembrano poter fare a meno di lui. Chapeau.
I ritiri dell’Italia
O forse andrebbero chiamati raduni collegiali, termine che ha un’accezione meno negativa, perché non si tratta di certo di clausura ma più che altro di condivisione. I gruppi che si spostano alla ricerca di altura o di condizioni climatiche migliori sono sempre di più e, come dice Butini, va ringraziata la Federazione per lo sforzo logistico ed economico che sta dietro a queste scelte.
Da una parte c’è Livigno, dal quale passano un pò tutti e dove ora ci sono Antonelli e i suoi mezzofondisti (anche Galossi, #hype). Dall’altra ci sono i lidi più caldi: Johannesburg per Franceschi e il gruppo di Livorno, Egitto (Hurgada) per Pedoja e Minotti, Tenerife per Rossetto e i suoi velocisti. Il fattore comune è indubbiamente l’attenzione verso i Mondiali di Doha, che sembrano davvero centrali per il gruppo italiano che parteciperà e per i quali ora sale la curiosità (#hype).
I ritiri politici
Non mi va certo di parlare di processi o di norme violate, c’è chi lo fa meglio e con più autorevolezza, e non voglio nemmeno schierarmi perché sinceramente non credo di avere le competenze per farlo. Quando ci sono scontri politici nello sport, credo che il punto non sia mai chi ha ragione e chi torto (c’è la giustizia per questo), ma chi ci perde e chi ci guadagna (intanto oggi è arrivata la news che Paolo Barelli ha vinto al CAS il ricorso contro World Aquatics). E a perderci è sempre lo sport.
Lo sport dovrebbe essere per definizione un esempio di correttezza, non solo disciplinare ma anche etica, e al centro di tutto dovrebbero esserci gli atleti, la loro tutela e la loro salute. Per la politica dello sport, mettere gli atleti al centro non significa lasciar fare loro quello che vogliono, ma guidarli attraverso regole giuste e sane, aiutarli attraverso programmi di semplificazione del loro lavoro, sostenerli nei problemi fisici e mentali. Questo dovrebbe essere il centro di tutto, e spesso lo è, ma non sempre. A volte si parla troppo poco di questi argomenti, o troppo superficialmente, e troppo di altro. Dove “altro” significa cose che con lo sport centrano solo marginalmente.
Qualche attore illuminato c’è, nel campo sportivo, ma il sistema spesso tira verso il fondo anche chi ha le intenzioni migliori. Facciamo il tifo per chi invece si sforza di risalire sempre, per l’equilibrio (certo non semplice) di un sistema che ha bisogno di rilanciarsi continuamente, di trovare il suo posto in un mondo sempre più competitivo, nel quale la competizione non è solo all’interno degli sport ma anche tra gli sport. Facciamo il tifo perché il nuoto non si ritiri in sé stesso, insomma.
See you later!
Iscriviti alla newsletter
Foto: Fabio Cetti | Corsia4