Scrivere qualcosa sulle Paralimpiadi, qualcosa di non scontato e banale, è complicato. Il rischio di esprimersi per frasi fatte, di diventare eccessivamente retorici, di sconfinare nel patetico, è altissimo.

Per esempio, vale la pena sottolineare con fiumi di parole quanta forza di volontà, quanto impegno ci mettano gli atleti a compiere gesti inimmaginabili con l’aggiunta della difficoltà della loro condizione? No, per quello basta guardare le gare.

Ma è proprio questo il punto: quando guardiamo le Paralimpiadi, guardiamo davvero le gare?

La vetrina Olimpica che mette in luce ogni quattro anni gli sport considerati minori è una trappola pericolosa. Ci si innamora furtivamente di attività ai più sconosciute, tipo il Nacra 17 o l’arrampicata sportiva, o ci si ricorda di sport storici come nuoto e atletica, per poi rimetterli tutti nel cassetto per un altro quadriennio.

Lo sport in Italia è tornato ad essere principalmente il calcio, con l’aggiunta di fantacalcio e calciomercato, che sport non sono ma che occupano incessantemente tutti i media già dalla fine di agosto. In questo contesto, i campioni Olimpici che hanno vissuto il loro momento di splendore in quelle due settimane magiche sono già tornati nella semi oscurità. Vale per le ginnaste e i nuotatori, gli schermidori e i canoisti: chi più e chi meno torneranno a farsi vedere dal grande pubblico, se tutto va bene, ai prossimi Campionati del Mondo, altrimenti arrivederci a Los Angeles 2028.

Ora provate a pensare a questo discorso rapportato alla vita di un atleta paralimpico. In questo caso, non solo tra qualche giorno si tornerà nel dimenticatoio completo, ma non esiste nemmeno la rivalsa di un Mondiale o di un Europeo. Semplicemente le Olimpiadi sono l’unico momento nel quale potersi sentire atleti esattamente come tutti gli altri, con un’organizzazione completa e precisa, con un pubblico numeroso e con abbastanza attenzione anche da parte dei media.

Dopo queste due settimane, finisce davvero tutto. Ma loro continueranno ad essere atleti e persone in un mondo che nel migliore dei casi è complicato (e nel peggiore quasi invivibile) da affrontare per chi ha una disabilità. Qui non si tratta nemmeno del solito discorso sugli sport maggiori e minori, o di come in Italia si preferisca lanciare l’ennesima fotogallery delle fidanzate dei calciatori piuttosto che impegnarsi per trovare una notizia vera (questa sarebbe solo una questione di decenza). Qui si tratta di decidere cosa è sport e cosa non lo è.

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Nel guardare davvero le Paralimpiadi ci si accorge di aver osservato atleti veri, che senza esitazione cercano il risultato, il miglioramento, la sfida. Si allenano, si infortunano, perdono e vincono. Il contesto è Paralimpico, ma lo spirito è senza dubbio Olimpico. Lo si capisce ancora meglio dalle loro parole nelle interviste, dalla gioia per una medaglia al dolore per un quarto posto. Poche giustificazioni, solo analisi lucide e a volte anche crude delle performance.

Tra un paio di giorni, quando tutto sarà finito e il nuoto tornerà nella penombra, sarà bene ricordarci di queste imprese, ma non tanto per la disabilità o per le difficoltà degli atleti, ma quanto per il loro significato sportivo. Quello di superare i propri limiti, di mettersi alla prova quotidianamente, di sfidare prima di tutto se stessi. Di guardarsi allo specchio, accettarsi e vivere la vita con quello che abbiamo a disposizione. Vale anche per ognuno di noi, ogni giorno. Basta crederci.

L’Italnuoto Paralimpica chiude questa XVII edizione dei Giochi Paralimpici di Parigi con 16 ori, 6 argenti e 15 bronzi: ma così tanti, mai così forti.

Terzo posto nel medagliere del dietro a Cina (22, 21, 11) e Gran Bretagna (18, 8, 6).

A Parigi abbiamo presentato la Nazionale più forte di sempre. Un mix perfetto tra campionissimi, atleti di esperienza e giovani di talento, frutto di anni di programmazione e lavoro da parte delle società, dei tecnici e della Federazione. Doveva essere la “nostra” Paralimpiade e lo è stata. 

Dieci giorni intensi chiusi esattamente come avevamo sognato: vittoria e record del mondo nella staffetta 4×100 stile libero, sulla quale fino all’ultimo momento abbiamo avuto dei dubbi: Stefano Raimondi e Giulia Terzi avevano gareggiato lungo tutto l’arco della manifestazione e in particolare nell’ultima giornata. Ma quella era la formazione che avevamo in testa e abbiamo dato fiducia ai ragazzi, che ci hanno ripagato come meglio non si poteva.
Siamo immensamente soddisfatti: terzi nel medagliere e primi fra gli uomini, anche considerando le medaglie conquistate dai nuotatori della Russia che gareggiavano come atleti neutrali.

Queste alcune delle parole del DT Riccardo Vernole riportate integralmente sul sito ufficiale FINP.

Vediamo nel dettaglio tutte le emdaglie azzurre.

Ori
Carlotta Gilli 100 fa S13 1.03.27, 200 mi SM13 2.25.33
Francesco Bocciardo 200 sl S5 2.25.99
Stefano Raimondi 100 ra SB9 1.05.28, 100 sl S10 51.40, 100 fa S10 55.02, 200 mi SM10 2.10.24
Federico Bicelli 400 sl S7 4.38.70
Simone Barlaam 50 sl S9 23.90 WR, 100 fa S9 57.99 RE
Giulia Ghiretti 100 ra SB4 1.50.21
Alberto Amodeo 400 sl S8 4.23.23, 100 fa S8 1.02.35
Monica Boggioni 50 ra SB3 53.25 RE
Antonio Fantin 100 sl S6 1.03.12
4×100 sl Mix Raimondi-Terzi-Palazzo-Barlaam 4.01.54 WR

Argenti
Simone Barlaam 400 sl S9 4.14.16
Efrem Morelli 50 ra SB3 49.41
Carlotta Gilli 400 sl S13 4.31.83
Antonio Fantin 400 sl S6 4.49.99
Stefano Raimondi 100 do S10 59.29

Bronzi
Vittoria Bianco 400 sl S9 4.47.55
Francesco Bettella 100 do S1 2.33.82
Angela Procida 100 do S2 2.24.48
Monica Boggioni 200 sl S5 2.47.96, 100 sl S5 1.21.74
Carlotta Gilli 100 do S13 1.08.08, 50 sl 27.60
Alessia Scortechini 100 sl S10 1.01.02 RI
Gilia Terzi 400 sl S7 5.12.61, 100 sl S7 1.10.43, 50 fa S7 35.40
Manuel Bortuzzo 100 ra SB4 1.42.52
Federico Bicelli 100 do S7 1.12.23
Francesca Palazzo 400 sl S8 5.00.13
Alberto Amodeo 100 sl S8 58.30

Foto: Simone Castrovillari per Corsia4