Federica Pellegrini continua a regalare emozioni. Lo fa da tredici anni.

Forse continuerà ancora a farlo. Intanto si è presa un oro mondiale quando ormai si riteneva che sarebbe stato impossibile, anche a causa della discesa sulla Terra di Katie Ledecky.

La sua non è stata una storia lineare e forse anche per questo Federica è divisiva: c’è chi la odia, chi la adora, chi la apprezza in tutto senza esagerazioni, chi la stima solo per la parte sportiva e anche chi si appiglia a qualsiasi motivo per sminuirne i meriti.

In quanti sono stati così a lungo capaci di vincere, perdere, vincere di nuovo, alternare imprese straordinarie a delusioni cocenti e restare sempre sulla cresta dell’onda sportiva e di quella mediatica senza lasciarsi travolgere? Il tutto in un contesto fatto anche di cambi repentini di allenatori, di sedi di allenamento, di litigi con fidanzati o con la stampa, di inimicizie con qualche avversaria e di qualche batosta personale.

Non è esistita una sola Federica Pellegrini neanche nelle relazioni coi tifosi, col pubblico, coi media, come è normale che sia, visto che parliamo della trasformazione di una ragazza di quindici anni in una donna di ventinove.

Qualcosa, certo, non è mai cambiato, almeno agli occhi del tifoso: il talento, una sorta di testardaggine e la serietà e la costanza negli allenamenti, nel farsi il mazzo.

Tredici anni, dunque.

Atene 2004

“Un’italiana di sedici anni ha ottenuto il miglior tempo nella semifinale olimpica dei duecento metri”.

Ricordo un pizzico di delusione, mia, per lo scherzetto della Potec. “Ha solo sedici anni, il tempo è dalla sua parte”.

Sarebbe stata curiosamente la rumena, adesso presidente della sua Federazione, a premiarla dieci anni dopo a Kazan. Intanto iniziano le apparizioni in tv e le serate di gala che rischiano di distrarre la ragazzina e che generano polemiche quando i risultati non arrivano.

Montreal 2005

Max Di Mito, racconta Paolo Rossi su Repubblica, prende Federica da parte e le chiede se vuole tornare a essere un’atleta vera. Lei dice di sì e lo fa. Argento mondiale. All’epoca non è contenta. Adesso dice di avere rivalutato quella medaglia.

Però insoddisfazione fa rima con ambizione e con determinazione. Leggete QUI.

In quell’anno la Pellegrini aveva ottenuto il record italiano nei 200 e nei 400 stile libero. Lei, che nasce velocista, era stata convinta da Castagnetti a puntare anche sui 400, ma non le sono mai veramente piaciuti. Ricordiamo gli svenimenti e le rinunce a nuotarli, oltre alla delusione all’Olimpiade di Pechino.

Anno 2006

Si va da “Pellegrini e Filippi, ragazze da sogno” a tentativi di mettere zizzania tra loro due, ad articoli dove già si parla di crisi di crescita della Pellegrini, in realtà dovuta a problemi fisici, forse anche a problemi legati al trasferimento da Milano a Verona.

Accanimento mediatico? Dirà dieci anni dopo che aveva una spalla da buttare e che aveva pensato di smettere.

Melbourne 2007

È bronzo e a differenza di Montréal Federica è contenta della sua prestazione. In semifinale aveva ottenuto il record del mondo, strappandolo alla Van Almsick. Così ne scrive Emanuela Audisio: la semifinale che vale oro.

Il record durerà un giorno, perché in finale sarà battuto da una certa Laure Manaudou, che sul podio lancerà gesti di amore a Luca Marin. Presto gli lancerà qualcosa di diverso.

“Ha fatto il record del mondo!” Ricordo di averlo urlato davanti alla tv.

Anno 2008

Eindhoven. Europei. Nei 200 viene squalificata per falsa partenza e piange dalla rabbia. Nei 400 fa suoi l’oro e il record del mondo, battendo la Manaudou a cui aveva anche soffiato il fidanzato, Luca Marin.

Lei non disdegna i media, lo shopping, le interviste, ma giustamente si lamenta del gossip e delle notizie inventate. “Devo andare a nuotare a un’Olimpiade, non so se lo sapete”.

Poi a Pechino si pianta nei 400 stile libero e finisce quinta senza riuscire a rendersi conto di cosa sia successo. Il pomeriggio Federica fa il record del mondo in semifinale nei 200 stile libero. Un giornalista famoso ammette che avrebbe voluto scrivere che “i tempi vanno fatti quando conta”, per dire che era più importante l’oro. Se non che… l’oro arriva in finale dei 200 stile libero. È la consacrazione.

Non tutto procede per il verso giusto. Inizia a fare gli 800, ma sarà proprio in una gara di quella distanza, a Genova, che Federica va in iperventilazione, ha un malore e viene soccorsa. A Viterbo, a dicembre, si fermerà durante un 400 e deciderà di staccare la spina.

Anno 2009

Non partecipa ai 400 stile agli Assoluti di Riccione perché avverte un malessere che le fa temere una nuova iperventilazione. Soffia il vento delle polemiche perché lei ha uno sponsor personale, Mizuno, e la federazione vorrebbe che indossasse Jaked o almeno coprisse il proprio marchio. In gara ai Mondiali lo mostrerà a ogni partenza in modo evidente. Dichiara in un’intervista che “se perdo qualcuno festeggerà”.

Ai Mondiali, però, non perde. Fa suoi gli ori nei 200 e nei 400, dove è la prima donna a scendere sotto i 4′. Tra pubblico romano in delirio e lei che si concede una sola volta ai tifosi per gli autografi, non mancano le polemiche dopo che la mattina della staffetta alcune sue compagne si sarebbero, secondo lei, tirate indietro perché tanto ci sono Federica e Alessia.

Si legge in un articolo di qualche anno dopo che Federica era talmente stressata a Roma da non riuscire a dormire. A proposito di staffetta: in seguito avrà rapporti migliori con le altre componenti e lo ammetterà lei stessa. Dirà infatti un giorno, qualche anno dopo una frase del tipo:“Finalmente abbiamo una staffetta in cui ci troviamo bene tra di noi”.

A ottobre vengono a mancare prima Castagnetti, quindi la nonna Ines. Federica pensa di smettere, poi riparte dal Meeting di Viareggio e sceglie come tecnico Morini. Inizia il valzer degli allenatori, forse inevitabile, visto che manca evidentemente il feeling tra lei e i tecnici del dopo Castagnetti. Da un punto di vista tecnico, questa situazione porterà a delle sconfitte che non faranno che piacere ai polemisti di professione e ai contestatori da divano.

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Anno 2010

Anno degli Europei di Budapest. La Pellegrini vince l’oro nei 200 stile libero e il bronzo negli 800 stile libero. Questo lo dedica a Castagnetti.

In uno degli anni dopo il 2009 ha detto qualcosa del tipo: “Voglio tornare a essere un po’ ragazzina che si diverte con le amiche”. Da quel momento la vedo meno isolata, meno diva (volontario o meno che fosse il suo atteggiamento), più vicina ai tifosi, più disposta a fermarsi a firmare autografi, più sorridente, più sbarazzina e integrata in squadra, più attenta ai rapporti con la stampa e con il pubblico. Anche se secondo me certi atteggiamenti che qualcuno trovava antipatici mascheravano una timidezza di fondo. Ovviamente sono tutte impressioni personali ricevute dall’esterno.

Anno 2011

L’allenatore diventa Lucas, che verrà licenziato ad agosto perché non vuole trasferirsi in Veneto. Federica infatti ha scelto di tornare a Verona ad allenarsi. La Pellegrini lascia Marin e si fidanza con Magnini (inoltre inizia la famosa pubblicità della Pavesini).

Dichiara anche che non potrà fare da portabandiera all’Olimpiade di Londra perché già il primo giorno di gare ci sono i 400 stile e lei non può arrivare a farli stanca. È tutto materiale per pettegolezzi e polemiche. In tutto questo caos, comunque, fa in tempo a conquistare due ori Mondiali a Shanghai, nei 200 e 400 stile libero.

Sui mondiali ecco due articoli della Audisio: Pellegrini, la meglio gioventù. In due anni mi è cambiata la vita e Federica nuota nell’oro è la regina dei 400 sl

Anno 2012

Polemiche con la Federazione, con gli allenatori (saranno tre), con Naomi Campbell, con Alice Carpanese. Agli Europei di Debrecen vince l’oro nei 200 stile, ma crolla nei 400. All’Olimpiade di Londra, già di suo disastrosa per il nuoto azzurro, otterrà zero titoli. Dichiara di essere stata in forma e che non è riuscita a trasmettere in gara quanto aveva conquistato con gli allenamenti. Qualche anno dopo invece rivelerà che lo stato di forma non era buono. Dichiara quindi di voler staccare un anno e dedicarsi alla tv.

Anno 2013

“Vi ha ammutoliti ancora una volta!” Deve essere stato questo il mio post su Facebook dopo che la Pellegrini ha conquistato l’argento Mondiale dietro alla Franklin a Barcellona. Che si sia allenata o meno per i 200 non ha importanza. Credo che abbia tenuto nascosti gli allenamenti, ma il fatto è che lei era ancora in pista, viva, vegeta e vincente. A parte la rottura e riappacificazione con Magnini, che interessa solo i gossippari, arriva un nuovo tecnico dopo una nuova parentesi con Lucas: Matteo Giunta, che continuerà a seguirla da allora fino a oggi.

Anno 2014

Si dedica solo ai 200 stile libero e vince l’oro Europeo a Berlino. Inoltre porta le due staffette a stile libero a medaglia. Perde il record del mondo dei 400, soffiatole dalla Ledecky.

Anno 2015

Acqua troppo calda: malore della Pellegrini in estate a Verona e polemica inutile del direttore della polisportiva comunale di Riccione. A parte questo, ormai ogni anno tutti gli appassionati si chiedono fin dove si spingerà Federica. Quali saranno i suoi risultati, i suoi tempi, i suoi avversari.

Come al solito lei divide il pubblico: non è solo una nuotatrice, ma è una stella che deve sopportare i riflettori accesi su di lei da più di dieci anni, mentre le sue avversarie si sono via via tutte ritirate. Qualunque cosa dica o faccia, per molti resta antipatica o simpatica a prescindere e, sempre in molti, cercano ogni pretesto per attaccarla oppure al contrario per idolatrarla.

Pur non dovendo dimostrare niente a nessuno, continua a macinare risultati importanti, come l’argento ai Mondiali di Kazan, seguito da quel bellissimo secondo posto della 4×200 stile libero in cui tutti ricordano una delle sue grandi rimonte quando in realtà furono tutte le componenti ad andare forte. Quest’ultimo argento fu anticipato a sua volta da una splendida finale di Campionato Italiano a Riccione, finale nella quale la Pellegrini non partecipò per non doversi sentire troppo sotto pressione e dalla quale uscimmo con la speranza concreta di avere diverse duecentiste in grado di crescere e competere a livello delle migliori in Europa e al mondo. A oggi queste speranze sono naufragate, ma è un’altra storia.

Anno 2016

Be’. Sembra tutto a posto per l’Olimpiade di Rio. Tra l’altro stavolta fa la portabandiera. Purtroppo in finale arriva quarta, che non è proprio un risultato da buttare via, ma lei voleva la medaglia. Sta malissimo quella notte, dopo l’arrivo. Se la prende coi giornalisti per una domanda su eventuali problemi di testa. Nei social fioriscono commenti scatenati a suo favore o contro di lei. Ebbene. Decide di continuare a nuotare. Non può finire in quel modo. Non finirà in quel modo.

Prende una pausa anche dal fidanzamento con Magnini e si concentra sul nuoto e sulla speranza di continuare fino a Tokyo 2020. Si dedica molto alla velocità. Realizza il record italiano nei 100 stile libero. Vince l’unico oro che le mancava ai mondiali in vasca corta di Windsor. Con le compagne di staffetta si esibisce in un balletto che pubblica su Instagram. Poi dice che chi assume anabolizzanti andrebbe radiato a vita e che lascerebbe un fidanzato dopato e naturalmente fioccano le polemiche. Ormai è un destino, questo: essere sempre al centro di qualche polemica.

Anno 2017

Siamo ai giorni nostri. Siamo al 26 luglio. Siamo all’ennesimo oro Mondiale. Ha detto che non nuoterà più i duecento. Se così sarà, l’unica certezza che abbiamo è il vuoto che percepiremo alla prima gara in cui mancherà lei.

Forse sarebbe bello se almeno la prima volta, magari agli Assoluti, lasciassero vuota la corsia quattro.

Era Atene 2004 e tra lei e l’oro si intromise la Potec. A quell’epoca i cecchini del malaugurio non esistevano ancora. L’anno successivo si lamenta dell’argento mondiale conquistato e comincia a piacere di meno ad alcuni, ad essere difesa ad oltranza da altri. Nei primi anni ha quasi sempre alternato una grande prestazione a una delusione. In tanti si piazzavano davanti alle tv per vedere le sue gare e in tanti, presto, avrebbero iniziato ad affollare le piscine per cercare di emularla.

Oltre agli idolatri, nel tempo sono presto apparsi i detrattori a prescindere. Invidia, forse. Il successo, i soldi, le pubblicità, le dichiarazioni, atteggiamenti da diva (per alcuni) probabilmente pompati dai media, le apparizioni in tv, gli amori, i litigi, le separazioni. Che si parlasse di questo e non della parte nuotata mi dava fastidio, ma ci sta. Che si pensasse che il nuoto fosse solo lei ci sta. Che si criticassero le sue prestazioni sportive perché qualcuno la riteneva antipatica o per l’approccio mediatico, non ci sta proprio. A livello sportivo, lei continuava a vincere.

A ogni sconfitta è seguita una rivincita. E che rivincita! Forse è per questo che ha iniziato a dover dimostrare sempre qualcosa, secondo qualcuno.

È stata la prima donna a abbattere il muro dei quattro minuti sui 400. Certo: c’erano i costumoni. Però lei ha vinto sia con che senza quelli, anche se i critici a prescindere non se ne ricordavano e lei poi li avrebbe ulteriormente smentiti.

Alla fine siamo arrivati a Budapest dove ha regalato ulteriori emozioni a tutti: gli idolatri, i detrattori e gli sportivi.

Grazie per tutti questi anni, Fede.

Foto copertina: Fabio Cetti | Corsia4