Una chiacchierata chiarificatrice con il Dottor Gustavo Savino, specialista in Medicina dello sport e Farmacologia clinica (Centro Regionale Antidoping dell’Emilia-Romagna, AUSL di Modena).

Da oggi il Dottor Savino ci guiderà, come un novello Virgilio, in un viaggio alla scoperta dei differenti principi attivi e dei loro usi terapeutici nei soggetti con patologie, del loro eventuale effetto dopante ma soprattutto ci condurrà nei gironi infernali degli effetti collaterali del loro utilizzo nei soggetti sani.

Prima però ci aiuterà a creare una mappa per capire cosa è considerato doping (a quale dosaggio e in quale momento della preparazione/gara) secondo le normative vigenti.

 

link alla prima puntata del reportage sul doping

Dottor Savino, sappiamo che la WADA assegna la presenza delle sostanze trovate nelle urine o nel sangue alla completa responsabilità dell’atleta. Ma un atleta dove può trovare indicazioni utili per sapere se in determinato momento una sostanza, un principio attivo, una metodologia sia considerata doping oppure no?

A livello mondiale il sito di riferimento è quello della WADA dove annualmente viene pubblicata la PROHIBITED LIST (ecco la lista ufficiale per il 2017: CLICCA QUI con i principali punti di attenzione secondo la WADA: CLICCA QUI ). La WADA ha anche creato una APP per smartphone (scaricabile da questo link: CLICCA QUI ).

A livello nazionale (ricordiamo che in Italia il doping è considerato un reato anche PENALE, N.d.R.) il sito di riferimento è quello del Ministero della Salute, nella cui sezione Antidoping troviamo la lista validata delle sostanze inserite dalla WADA con i relativi nomi commerciali italiani dei principi attivi delle sostanze inserite nella lista ( CLICCA QUI ).

Un altro sito utile è quello di “Positivo alla Salute”, attraverso il quale è anche possibile scrivere agli esperti e ricevere risposta entro circa 15 giorni (di seguito il link: CLICCA QUI ).


In Italia, inoltre, l’Agenzia italiana del farmaco deve obbligatoriamente apporre un contrassegno sulle confezioni dei medicinali regolarmente in vendita, ma considerati potenzialmente positivi ai controlli antidoping per mettere in guardia atleti e cittadini sugli eventuali effetti dopanti delle sostanze in questione. (nota del Dottor Savino: forse

il simbolo usato graficamente può trarre in inganno).

CLICCA QUI

doping

Ricordo che la normativa antidoping internazionale stabilisce che sia unicamente RESPONSABILITA’ dell’atleta la PRESENZA di qualsiasi sostanza o di un suo metabolita nei liquidi biologici che costituiscono la matrice per il controllo antidoping (sangue ed urine). Invece nella normativa nazionale italiana si fa riferimento ad una responsabilità condivisa tra chi somministra e chi assume (articolo 1 comma 2 Legge 14 dicembre 2000 n. 376).

Come vengono inseriti o tolti una sostanza/principio attivo/metodo dall’elenco WADA?

Esiste un’apposita commissione che si riunisce per valutare questi aspetti in base a studi scientifici considerati attendibili sulla reale efficacia dopante (quindi sulla reale efficacia nel miglioramento della prestazione); la stessa commissione valuta anche le esperienze di casi di ritrovamento di determinate sostanze nei liquidi biologici (sangue e urine). Una parte delle sostanze non ancora inserite nella lista come dopanti (ma supposte tali) rientra nei programmi di monitoraggio, i quali hanno l’obiettivo di studiare la diffusione di utilizzo e la reale efficacia dopante delle sostanze in questione. Inoltre la commissione valuta i limiti di concentrazione (dosaggio) oltre il quale la presenza della sostanza è considerata doping.

Una procedura molto simile viene applicata dalla commissione per togliere le sostanze/metodi dalla lista: si valutano gli studi che dimostrano che non esiste una reale efficacia per l’organismo di soggetti sani (cioè si valuta che la sostanza non possa avere una valenza dopante), oppure rilevazioni statistiche che evidenziano che una sostanza non viene utilizzata in ambito sportivo. Ancora, la commissione stabilisce il limite tra dosaggio terapeutico e dosaggio dopante nel caso di molecole ad impiego terapeutico per cui è documentato il possibile abuso per la ricerca di un effetto dopante.

Passiamo ora ad analizzare nel dettaglio alcune sostanze, partendo da quella che è stata a lungo sotto i riflettori durante la passata stagione sportiva, il MELDONIUM! Specifichiamo che Meldonium è il nome commerciale con il quale viene venduto il farmaco; il principio attivo si chiama invece MILDRONATO.

MELDONIUM

Per quali patologie è utilizzato il Meldonium? Che effetti collaterali ha? Esistono dosaggi consentiti? Effetto dopante?

la vendita del farmaco che viene commercializzato con il nome di Meldonium è autorizzata in pochissimi stati al mondo (salvo poi venderlo on-line, N.d.R.) soprattutto nei paesi dell’Europa orientale (a livello di Unione Europea è autorizzata la vendita solo in Lettonia, sede della casa farmaceutica che lo produce); anche la Food And Drug Administration statunitense (U.S. FDA) ne vieta la commercializzazione e l’utilizzo.

Il Mildronato è risultato utile nel trattamento delle patologie delle coronarie. Sintetizzando possiamo dire che ha la capacità di far dilatare le arterie, aumentando il flusso sanguigno e di conseguenza l’ossigeno in alcuni distretti corporei; per di più, attraverso un meccanismo complesso, permette un più rapido recupero dopo l’attività muscolare intensa.

È indicato nelle patologie che hanno a che fare con gravi arteriopatie e coronaropatie, seri problemi cardiovascolari, incompatibili con l’attività sportiva agonistica di alto livello (non è certamente usato nel trattamento del diabete …). L’eventuale terapia con questa sostanza deve essere circoscritta a periodi limitati, non è possibile l’utilizzo per mesi o anni.

Effetto dopante dato dall’utilizzo in soggetti sani: miglioramento dell’ossigenazione dei tessuti, diminuzione del tempo di recupero dopo un’attività muscolare intensa. Miglioramento della prestazione. Non ha un dosaggio consentito.

Effetti collaterali (pensando all’assunzione da parte di persone sane): accumulo a livello epatico di una grande molecola della quale l’organismo non ha bisogno, soprattutto a lungo temine; maggior rischio è quindi un sovraccarico di fegato e reni.

Indicazioni WADA: dal 1 gennaio 2017 vietato SEMPRE (sia in gara sia in allenamento).

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CAFFEINA

E la caffeina? Perché questa sostanza è stata eliminata dalla lista della WADA? E per quali effetti dopanti era invece stata inserita in un primo tempo?

La caffeina era vietata (per dose, non poteva essere assunta oltre un certo dosaggio che era di 12 microgrammi/millilitro) fino al 2005; dal 2005 in poi è stata cancellata dalla lista delle sostanze dopanti anche se rimane nella lista delle sostanze monitorate (quindi viene ricercata nelle urine degli atleti ma non ne viene sanzionata la presenza). Questo cambio di rotta è nato sulla base del ragionamento che la caffeina non avesse una notevole valenza dopante (oltre al fatto che si rischiava di trovarla per il semplice fatto di aver bevuto troppa Coca-Cola i giorni precedenti. E Coca-Cola è spesso sponsor di manifestazioni sportive, N.d.R.). L’effetto della caffeina è quello di favorire un aumento della concentrazione e dello stato di veglia nei soggetti che la assumono, facilita un aumento della frequenza cardiaca, anche se questo effetto a volte può avere effetti negativi (ad esempio nel caso dei nuotatori, che come sappiamo hanno la frequenza cardiaca più bassa della media). In ogni caso veniva utilizzata prevalentemente per il suo effetto sulla concentrazione e sul miglioramento del livello di attenzione, anche se questo effetto è molto soggettivo (mentre quello sulla frequenza cardiaca è uguale per tutti).

Entriamo adesso nei gironi delle sostanze vietate che hanno secondo me alcuni tra i peggiori effetti collaterali.

STEROIDI ANDROGENI ANABOLIZZANTI (SAA)

Come si esplica l’effetto dopante degli steroidi? Che effetti provocano sul corpo? E quando si smette di assumerli, cosa succede?

Intanto spieghiamo cosa significa SAA: steroidi si riferisce alla loro derivazione chimica, androgeni perché agiscono sul sistema androgenico e anabolizzanti perché favoriscono un aumento della massa muscolare attraverso un maggiore utilizzo delle proteine per la crescita muscolare.

Quando si assumono anabolizzanti per un lungo periodo (per alcuni anni, anche a cicli …) il cuore tende ad aumentare di dimensioni perdendo la sua efficacia contrattile, i muscoli aumentano in dimensioni per ipertrofia e i vasi sanguigni devono portare più sangue a muscoli così grossi. Quindi finché si continua l’assunzione sicuramente si modificano e si alterano le condizioni fisiche e fisiologiche, ma nel momento in cui l’assunzione cessa o si interrompe e quindi non c’è più una spinta alla crescita muscolare, tutto quello che l’organismo ha prodotto sotto l’effetto della sostanza non ha più un senso; a quel punto si avrà una maggiore probabilità di disfunzione di sistemi costretti dalla sostanza assunta a sostenere la crescita e il tono muscolare, ad esempio lo scompenso cardiaco e le conseguenti alterazioni della pressione sanguigna. In definitiva l’organismo non è migliorato ma è stato solo messo nelle condizioni di adattarsi ad uno stimolo (sostanza anabolizzante); una volta tolto lo stimolo queste condizioni create molto spesso rappresentano uno svantaggio. E questo discorso è dimostrato da tutto quello che accade agli atleti che smettono di fare uso di sostanze dopanti. Infatti nella loro anamnesi si possono trovare tutta una serie di patologie a carico di fegato, pancreas, encefalo (piccoli episodi di infarto-ictus causati da brusche elevazioni della pressione sanguigna circoscritti a piccole aree di tessuto cerebrale che a lungo termine possono dare adito a comparsa di forme di epilessia o demenza precoce), cuore, gli stessi muscoli possono subire lesioni frequenti, problemi alla tiroide, ecc.

Inoltre le persone che fanno uso di anabolizzanti sanno che devono alternare periodi di assunzione a periodi di sospensione (e questo ciclo si ripete all’infinito, N.d.R.) e sono al corrente che proprio in questi periodi di sospensione tutte le prestazioni bio-chimiche-fisiologiche subiscono un netto calo, comprese le prestazioni sessuali! La mancata fornitura di anabolizzanti provoca un calo nella produzione del testosterone (per l’effetto di inibizione a feed-back spiegato la settimana scorsa) il quale a sua volta provoca una deflessione (abbassamento) del tono dell’umore. Spesso i soggetti che assumono anabolizzanti in questi periodi vanno in depressione e ricorrono a stupefacenti come la cocaina per ristabilire il tono dell’umore (sigh, N.d.R.)! Gli anabolizzanti danno una spinta androgenica; il testosterone determina, per un effetto sul sistema nervoso centrale, una sorta di tendenza all’aggressività che si trasforma in apatia e malumore quando viene a mancare il testosterone fornito dagli anabolizzanti, anche perché dopo alcuni cicli il testicolo non è più in grado di produrlo in maniera endogena.

Quindi gli uomini che fanno uso di anabolizzanti li possiamo riconoscere perché la loro moglie va chiedere aiuto all’amico e loro sono perennemente e doppiamente incazzati! Perché sono diventati impotenti e perché le compagne li scaricano!

Sembra uno scherzo ma è davvero così! Una vicenda che ho seguito è emersa proprio per questo motivo. Un ragazzo che faceva uso di anabolizzanti è diventato impotente e la sua compagna non riusciva a spiegarsi i motivi per i quali il suo compagno avesse questi problemi … successivamente ha conosciuto un altro uomo … e da questo miscuglio di storie è emersa la vicenda del doping!

Questo meccanismo è molto diffuso: spesso molti assuntori di SAA devono affrontare problemi sessuali e sentimentali a causa dell’impotenza indotta precocemente dall’assunzione di anabolizzanti. Purtroppo molti sanno come correre ai ripari dai numerosi effetti collaterali causati dagli steroidi e aggiungono ai loro cicli di assunzione numerosi altri farmaci ed ormoni per “aggiustare” le possibili conseguenze (gonadotropina per sostenere la funzione del testicolo, ecc.) diventando così dei poli-farmaco-assuntori in cui gli effetti dannosi si sommano esponenzialmente.

Indicazioni WADA: dal 1 gennaio 2017 vietati SEMPRE (sia in gara sia in allenamento).

CERA

Di cosa stiamo parlando in questo caso? Qual è la differenza tra i due? Come funzionano e cosa provocano in caso di assunzione da parte di soggetti sani?

L’eritropoietina è un ormone endogeno prodotto principalmente dai reni che ha la funzione di regolare l’eritropoiesi, ovvero la produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo.

Questo ormone fa sì, ad esempio, che le persone che vivono stabilmente in alta quota (ad esempio sulle Ande), abbiano un valore di ematocrito differente dalle persone che vivono in pianura perché stimola il midollo osseo a produrre più globuli rossi, al bisogno.

Come farmaco viene commercializzata con differenti nomi commerciali.

CERA (Continuous Erythropoiesis Receptor Activator –>nome del principio attivo). Si tratta dell’evoluzione del meccanismo dell’eritropoietina. Sono molecole che, legandosi stabilmente ai recettori su cui agisce l’eritropoietina, inducono una eritropoiesi continua e duratura (ovvero la sintesi continua di globuli rossi da parte del midollo osseo).

Come farmaci vengono utilizzati in quelle persone che non riescono a produrre in maniera autonoma i globuli rossi (esempio in persone con insufficienza renale).

La principale differenza tra Eritropoietina e CERA sta nella durata dell’efficacia: l’EPO ha un’efficacia di qualche giorno, trascorso il quale va ripetuto il trattamento, mentre il CERA ha una efficacia continua che può durare anche 15-20 giorni. Ovvio che tali farmaci vanno somministrati in soggetti in cui è documentata la carenza di Eritropoietina endogena altrimenti nel soggetto sano, oltre a tutti gli altri effetti collaterali, agiscono inibendo completamente la produzione dell’eritropoietina endogena da parte del rene.

Effetto dopante di queste due sostanze: aumento della sintesi di globuli rossi per ottenere l’aumento della quantità di ossigeno trasportato dal sangue. Miglioramento delle prestazioni sportive (soprattutto di resistenza) grazie all’aumentata quantità di ossigeno trasportata.

Effetti collaterali nei soggetti sani: quelli del CERA sono quelli dell’EPO ma amplificati e prolungati nel tempo! Se somministriamo questa sostanza a un atleta per migliorarne la resistenza e stimolare il suo organismo a produrre più globuli rossi, si vengono a creare tutta una serie di condizioni a livello vascolare, di “addensamento” del sangue (ovvero il sangue risulta più “denso”); il cuore deve spingere con più forza (facendo più fatica) questo fluido addensato; questa maggiore forza crea dei microingorghi e dei veri e propri blocchi della circolazione in alcuni distretti, delle piccole aree di necrosi in differenti tessuti, perché un sangue così denso non riesce a passare nei vasi sanguigni molto piccoli; finché continuo l’assunzione di EPO o di CERA in qualche modo il problema viene tamponato dal sangue più ossigenato (perché con più globuli rossi) che giunge al resto del corpo. Nel momento in cui sospendo la somministrazione, si rischiano: infarti a diversi tessuti (comune è l’infarto intestinale, con relativa necrosi di tratti di intestino; se non trattato in tempo provoca la morte del soggetto N.d.R.), alterazioni del microcircolo encefalico con aree di necrosi cerebrale, varie forme di demenza nel lungo periodo, modificazioni a livello della struttura dei globuli rossi con relativa possibile coagulazione spontanea nei vasi, formazione di trombi, fino a possibili conseguenze letali per il soggetto.

Inoltre quando si smette di assumere questa sostanza, arriverà molto meno ossigeno a tutti i sistemi del corpo, non solo alle zone con microvasi e quindi il tessuto necrotizzato si potrà estendere.

Indicazioni WADA: dal 1 gennaio 2017 vietati SEMPRE (sia in gara sia in allenamento).

Per concludere il nostro approfondimento di oggi, ti chiedo una precisazione per i nostri lettori riguardo ad un tema trattato la scorsa settimana. Vorrei capire su quali basi scientifiche e quali studi possiamo definire “sciocchezze” le dichiarazioni secondo le quali l’uso di doping sistematico, altera la cosiddetta “cilindrata del motore” di un atleta, anche quando smette di doparsi, posto che le pratiche dopanti seguono di pari passo gli avanzamenti della medicina; inoltre, questa affermazione vale anche per il doping genetico?

Provo a rispondere.

Un conto è il doping genetico che, agendo su meccanismi di “riprogrammazione” cellulare, agendo cioè a monte dei processi di sintesi può effettivamente modificare le prestazioni dell’atleta anche a lungo termine (ad esempio: neoangiogenesi, soppressione del gene per la miostatina, ecc.), altro caso è l’assunzione di ormoni proteici, anabolizzanti, stimolanti, ecc. i quali offrono all’organismo un prodotto finito con azione diretta ed efficacia sul relativo sistema/apparato dotato dei recettori utili affinché tali molecole esplichino la propria funzione. Se, ad esempio, impiego ormoni androgeni anabolizzanti in un soggetto sano offro all’organismo un analogo del testosterone, che agirà favorendo un aumento della massa muscolare ma anche bloccando la produzione di testosterone endogeno, alterando la funzione epatica, alterando la contrattilità del miocardio, provocando microemorragie cerebrali (e facendo calare drasticamente il desiderio sessuale e le relative prestazioni, N.d.R.); vi è un’ampia casistica in letteratura relativa a tali effetti, per non parlare di quelli correlati all’uso di eritropoietina, somatotropina, stimolanti di vario genere. In sintesi, oltre all’effetto ricercato (e per il quale si assume la sostanza dopante, N.d.R.) la sostanza dopante già pronta, che non modifica geneticamente la programmazione cellulare a un nuovo “funzionamento”, genera numerosi effetti collaterali che possono compromettere la salute del soggetto sano ed alterarne in senso peggiorativo la prestazione ad ogni nuovo ciclo di assunzione. Un ipotetico culturista al quarto o quinto ciclo di anabolizzanti avrà un fegato e un pancreas provati da ripetuti insulti biochimici, così il rene perderà la sua capacità filtrante, ugualmente i vasi saranno meno elastici e tonici e il cuore risulterà ingrossato. Sono dati di fatto documentati in letteratura. A tal proposito non ha alcun senso definire “maggiorata” la cilindrata di un atleta che nel tempo si sia sottoposto a impiego reiterato di sostanze solo ed esclusivamente considerando il miglioramento del tono muscolare (nel caso degli anabolizzanti). Altra questione (ancora in buona parte inesplorata, soprattutto per quanto riguarda gli effetti collaterali nel medio e lungo periodo, N.d.R.) è quella del doping genetico che riprogramma alcuni sistemi biochimici o aumenta la vascolarizzazione di alcuni distretti dell’organismo “implementando” le capacità del soggetto e migliorandone le prestazioni anche a lungo termine: pratica però, non si dimentichi questo particolare, non esente da gravi possibili conseguenze (attualmente non esplorate per mancanza di studi). Alterare l’equilibrio di un organismo crea sempre conseguenze a breve o lungo termine.

Aggiungo: attenzione a non confondere i progressi della terapia medica col doping. Un farmaco può correggere un difetto biochimico per sopperire a una carenza e migliorare la qualità di vita di un soggetto affetto da una PATOLOGIA, una sostanza dopante altera un equilibrio precostituito e non patologico per il miglioramento estremo di una performance in un soggetto SANO. Se nell’approccio terapeutico siamo disposti, in caso di patologia, a sostenere anche qualche effetto collaterale, in un contesto dopante tutti gli effetti sono dannosi per il soggetto; si confonde la ricerca del risultato con un’efficacia che di per sé è solo un risultato non fisiologico e non utile per l’organismo. Il fatto che le sostanze dopanti siano ricercate tra i farmaci non deve far intendere che nel soggetto sano un farmaco possa “far bene” … Un soggetto che pratichi sport deve affidarsi alle proprie risorse: se è sano non ha bisogno di farmaci!

Anche per oggi abbiamo terminato la nostra chiacchierata. Ringrazio il dottor Savino e vi do appuntamento a sabato prossimo! Perché l’analisi delle sostanze dopanti è, ahimè, solo all’inizio …

(intervista a cura di Laura Vergani)