I 200 rana sono considerati tra le gare più tecniche dell’intero programma del nuoto e, probabilmente molto più che negli altri stili, sono terreno di grandi specialisti focalizzati su questa singola distanza.

Lo dice a storia dei world record, che analizziamo oggi, tempestata di nomi che dei 200 sono leggenda, come Victor Davis o Mike Barrowman, o come la grande tradizione giapponese che passa da Kitajima per arrivare a Iamaguchi e Watanabe.

Entrambi i record del mondo attuali sono molto recenti: del 2019 è quello di Anton Chupkov mentre Tatjana Schoenmaker ha migliorato quello femminile – che resisteva da otto anni – nel 2021 a Tokyo. Scopriamone l’evoluzione nell’analisi di Nuotofan!

Consideriamo il 1964 come anno iniziale per i raffronti. In quell’anno il WR maschile è dell’australiano Ian O’Brien in 2.27.8 e quello femminile della sovietica Galina Prozumenschikova in 2.46.4: siamo al 12,6% di differenza.

La Prozumennschikova compie una vera impresa agli Europei di Utrecht del 1966, quando vince l’oro dei 200 rana in 2.40.8 che riduce la differenza percentuale ben al di sotto del 10%, all’8,8% per l’esattezza. Per dare un ulteriore riferimento a supporto del valore di quel WR del 1966, la Whitfield ha vinto l’oro nei 200 rana alle Olimpiadi di Monaco 1972 con il crono di 2.41.71.

In campo maschile, il WR è migliorato dai sovietici Kosinskij (2.27.4 nel 1968) e Pankin, prima della decisa accelerazione impressa da John Hencken. Prima di parlare di Hencken, c’è da rilevare un altro picco in campo femminile, dopo quello visto nel 1966; nell’anno delle Olimpiadi di Città del Messico, ai Trials statunitensi Catie Ball nuota 2.38.5 riducendo il differenziale al 7,5%.

Nel 1972 Hencken si laurea campione olimpico in 2.21.55, precedendo un 18enne britannico, David Wilkie, e nel 1973, prima dei Mondiali di Belgrado, Hencken migliora il suo WR a 2.20.52. Ai Mondiali 1973 i 200 rana vedono una splendido duello tra Hencken e Wilkie: il britannico ne esce vincitore nuotando 2.19.28 ed anche Hencken, secondo in 2.19.95, infrange la barriera dei 2’20”.

Il dualismo Wilkie-Hencken caratterizza anche gli anni successivi: nel 1974 Hencken si riprende il WR nuotando 2.18.21, mentre Wilkie – assente Hencken – si conferma campione mondiale a Cali 1975, dove fa doppietta nella rana.

Il “redde rationem” tra i due si ha alle Olimpiadi di Montreal 1976, e Wilkie lo vince nettamente nuotando uno strepitoso 2.15.11, con Hencken secondo in 2.17.26. In quelle Olimpiadi trionfali per il nuoto maschile USA, Wilkie fu l’unico nuotatore non USA a vincere un titolo olimpico.

In campo femminile, il grande crono del 1968 della Ball viene migliorato solo nel 1974 dalla tedesca est Schotte, ma è la connazionale Karla Linke ad imprimere una decisa accelerazione vincendo con 2.34.99 gli Europei di Vienna 1974. Alle Olimpiadi di Montreal 1976 la sovietica Marina Kosevaja porta il WR a 2.33.35 che dista il 13,5% dal grande crono di Wilkie.

Come tutti i riferimenti-simbolo visti, il WR di Wilkie regge per diversi anni, e ci vorrà un altro grande specialista come il canadese Victor Davis per superarlo nel 1982, quando Davis nuota 2.14.77. Davis non fallirà l’appuntamento olimpico e a Los Angeles 1984 porta il WR a 2.13.34.

In campo femminile la seconda metà degli anni ’70 è contrassegnata dalle raniste sovietiche e, dopo che anche Bogdanova e Varganova sono diventate primatiste mondiali, è Lina Kaciusyte a stabilire, nel 1979, il WR con un clamoroso 2.28.23: in 3 anni si è scesi di 5 secondi rispetto al WR della Kosevaja a Montreal 1976. Nel 1979 il differenziale si riduce così al 9,7%.

Anche il WR della Kaciusyte, come quello di Wilkie, resiste per 6 anni e sarà la tedesca dell’est Silke Horner a migliorarlo, nel 1985, per soli 3 centesimi. La stessa Horner si laurea campionessa olimpica a Seul 1988 con 2.26.71 che, dal WR di Davis che ancora resiste, dista il 10,0%.

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Il WR di Davis verrà battuto nel 1989, quando lo statunitense Mike Barrowman stabilisce, con 2.12.89, il primo dei suo sei record mondiali. Dopo che Wilkie ha contrassegnato il quadriennio 1973-1976 e Davis quello 1981-1984, Barrowman corona il suo quadriennio da leader indiscusso vincendo il titolo olimpico a Barcellona 1992 con uno strepitoso 2.10.16. In campo femminile è Anita Nall a diventare primatista mondiale nel 1992, migliorandosi in due occasioni fino a 2.25.35. Il delta dal WR di Barrowman è dell’11,7%.

Il WR della Nall viene migliorato dall’australiana Rebecca Brown che nuota 2.24.76 nel 1994 e bisognerà attendere altri 5 anni per vederlo poi superato, a più riprese, da Penny Heyns, che lo porta a 2.23.64. Nel 1999 il delta con il WR di Barrowman, che ancora resiste, si riduce al 10,4%.

Il WR di Barrowman resiste per 10 anni: sarà Kosuke Kitajima, nel 2002, a infrangere la barriera dei 2’10” nuotando 2.09.97, per poi vincere, l’anno successivo, il titolo mondiale a Barcellona con 2.09.42. In campo femminile, la cinese Qi Hui nuota 2.22.99 nel 2001, crono eguagliato da Amanda Beard nel 2003 quando vince il titolo mondiale. Alla fine di quei Mondiali di Barcellona 2003 il delta è dunque del 10,5%.

Nel 2004 si evidenziano i dualismi Kitajima-Hansen e Beard-Jones: Brendan Hansen diventa primatista mondiale nuotando 2.09.04 ai trials di Long Beach e lo stesso fa, per un paio di giorni, Leisel Jones con il suo 2.22.96, prima che la Beard stampi un 2.22.44 ai Trials olimpici.

Dopo che Kitajima e Beard sono diventati campioni olimpici ad Atene 2004, il 2005 e il 2006 vedono il dominio di Leisel Jones e Brendan Hansen. Nel 2005 la Jones diventa campionessa mondiale a Montreal con il nuovo WR di 2.21.72. Nel 2006 Hansen migliora in due occasioni il WR fino a 2.08.50, mentre Lethal Jones nuota uno spaziale 2.20.54. All’inizio del biennio del poliuretano il delta è quindi del 9,4%: siamo sotto il 10% a testimoniare il valore specifico del WR della Jones.

Nel 2008 olimpico ritorna la legge di Kitajima, che fa il bis di Atene in 2.07.51, nuovo WR. In campo femminile è la statunitense Rebecca Soni a ritoccare, con 2.20.22, il record della Jones.

L’anno successivo dei gommati integrali porta alla ribalta un “non-duecentista”, l’australiano Christian Sprenger, che ai Mondiali di Roma nuota in 2.07.31. In campo femminile, la Soni si lascia tentare da un passaggio folle anche per quei super-gommati e cede titolo mondiale e WR alla canadese Pierse in 2.20.12. Alla fine del biennio gommato il delta è del 10,1%.

Alle Olimpiadi di Londra 2012 vengono migliorati entrambi i WR: Gyurta nuota 2.07.28 e la Soni 2.19.59, ma a fine 2012 si ha un’autentica sorpresa dal Giappone, con il 2.07.01 di Yamaguchi.

Ai Mondiali di Barcellona 2013 Rikke Moller Pedersen stabilisce il nuovo WR in 2.19.11 che, parso più volte a portata di mano, verrà battuto solo 8 anni dopo, alle recenti Olimpiadi di Tokyo, ad opera della sudafricana Schoenmaker, prima donna a scendere sotto i 2’19” con il 2.18.95 con cui è diventata campionessa olimpica.

Alla sorpresissima Yamaguchi è subentrato il connazionale Ippei Watanabe, autore di un 2.06.67 ad inizio 2017, prima che il russo Chupkov, a Gwangju 2019, si laureasse campione e primatista mondiale con un 2.06.12 che regge tuttora.

Il delta attuale è quindi del 10,2%.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4