Quella dei 200 rana è una delle gare storiche del nuoto mondiale e fa parte fin dagli albori del programma olimpico. La doppia distanza dello stile più tecnico è ai Giochi dal 1908 per i maschi e dal 1924 per le femmine e ci sono un totale di 49 medaglie d’oro olimpiche: 26 maschi, 23 femmine.

In questa nostra analisi delle specialità olimpiche, capita davvero spesso che gli Stati Uniti siano in testa ad una classifica di medaglie, ed i 200 rana non fanno eccezione. Ma ciò che capita davvero raramente è che gli USA siano insediati così da vicino come in questa occasione. La nazione protagonista di questo “affronto” sportivo è il Giappone che, grazie alla vittoria a Rio de Janeiro di Rie Kaneto, ha raggiunto gli USA per numero di ori (9) e si trova al secondo posto solo per aver meno argenti. Tra i maschi, è proprio la patria del Sol Levante ad avere la testa della graduatoria (6 ori vs 5), mentre le posizioni si invertono tra le donne (4 ori vs 3). Al terzo posto generale ci sono Ungheria e Australia, salita di una piazza grazie all’oro di Zac Stubblety-Cook a Tokyo.

L’Italia è in classifica grazie alla strepitosa ed indimenticabile doppietta – Fioravanti oro e Rummolo bronzo – dei ranisti a Sydney 2000, mentre bisogna tornare indietro a Barcellona 1992 per trovare una donna in finale (Manuela Dalla Valle, settima).

In più di 100 anni di storia Olimpica, i 200 rana hanno subito rivoluzioni regolamentari, tecniche e cronometriche, restando sempre una distanza caposaldo del nuoto, dal fascino assoluto. Il primo campione fu un inglese, Fred Holman, che nella piscina da 100 metri di White City chiuse le due vasche in 3’09”2. A Rio 2016, Dmitrij Balandin, ci ha messo oltre un minuto in meno per vincere a sorpresa dalla corsia laterale il primo, storico, oro nel nuoto del Kazakistan mentre il campione in carica è l’australiano Zac Stublety-Cook, detentore anche del record Olimpico.

Dei sei campioni in grado di nuotare il world record in finale fu David Wilkie, oro nel 1976, il più stupefacente: migliorò il primato di più di 3 secondi. Nella storia centenaria di questa distanza, ci sono stati due bi-campioni Olimpici, ed entrambi vengono dal Giappone: Yoshiyuki Tsuruta (1928 e 1932) ed il suo erede, Kosuke Kitajima (2004 e 2008). Ma i 200 rana sono terra di grandi storie, come quella del messicano Felipe Muñoz, profeta in patria a Città del Messico, o quella di Victor Davis, canadese strepitoso vincitore nel 1984 che ci ha tragicamente lasciati nel 1989, investito da un’auto nella sua Montreal.

Anche se la storia che più ci piace ricordare è quella di Domenico Fioravanti, forse il più talentuoso dei ranisti moderni e anche il primo uomo ad effettuare la complicata doppietta 100-200 rana nella stessa edizione dei Giochi.

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Anche tra le donne più di un minuto distanzia la campionessa originale, Lucille Morton, dalla campionessa in carica, Tatjana Schoenmaker. L’unica cosa che accomuna le due (e tutte le altre campionesse) è l’aver gareggiato in una vasca da 50 metri, solo che nel 1928 a Parigi nella Piscine de Tourelles fu la prima volta in assoluto.

La gara più incredibile si disputò a Montreal 1976, quando le otto finaliste, che appartenevano a sole tre nazioni, si classificarono in maniera perfettamente ordinata: le sovietiche tutte sul podio, poi le tre tedesche della DDR ed infine le due inglesi. Rebecca Soni, oltre ad essere l’unica donna in grado di ripetersi nella conquista dell’oro in questa distanza, ha nuotato il world record in occasione di entrambi i suoi ori (2008 e 2012) mentre a Tokyo, Tatjana Schoenmaker ha nuotato prima il record Olimpico in batteria e poi il record del mondo nella finale.

La Curiosità

Quella di Sydney 2000 fu un’Olimpiade speciale per noi italiani. Il nuoto azzurro toccò in quell’occasione il suo apice, regalandoci soddisfazioni immense e dando il via ad un movimento che ancora oggi beneficia dell’onda positiva iniziata proprio di quei giorni magici.

Il podio dei 200 rana ne è l’emblema assoluto. Sul gradino più alto un fiero Domenico Fioravanti, dominatore della gara con una rana stilisticamente perfetta, abbraccia Davide Rummolo, incredibile bronzo di un atleta che all’Olimpiade non doveva nemmeno partecipare. I due azzurri sono avvolti in un tricolore e cantano commossi l’inno di Mameli insieme, probabilmente, ad una nazione intera. Accanto a loro c’è un omone rasato a zero, sorridente come non mai, che si gode il suo meritatissimo argento. Si tratta di Terence Parkin, allora ventenne, che sudafricano è di acquisizione perché in realtà nativo dello Zimbabwe. Mentre tutta l’Italia guarda, giustamente, ai due gioielli della rana, Terence, non udente dalla nascita, dà al mondo intero una lezione di vita ergendosi ad esempio per tutte le persone, normodotate e diversamente abili.

Parigi 2024

Il pronostico per i 200 rana di Parigi sembra abbastanza chiuso. Tra i maschi, difficile pensare che qualcuno possa impensierire il Qin Haiyang visto a Fukuoka 2023, che proprio nei 200 ha trovato la gara che meglio si sposa con le sue caratteristiche. Dietro di lui la lotta è aperta, con Stubblety-Cook e Watanabe primi inseguitori e pretendenti al podio. In Italia manca da tempo uno specialista che sia erede del filotto di grandi interpreti Fioravanti-Rummolo-Bossini-Facci, tanto che anche Nicolò Martinenghi sembra poter accarezzare l’idea di preparare questa distanza nel prossimo quadriennio.

Anche tra le donne c’è una favorita d’obbligo, cioè Tatjana Schoenmaker. La sudafricana non avrà nemmeno il fastidio di doversi battere con Evgeniia Chikunova (la migliore negli ultimi tempi ma che non parteciperà ai Giochi in quanto russa) e quindi potrebbe ripetere l’oro del 2021, diventando così l’erede di Rebecca Soni. Dovessi puntare su qualcun’altra direi Kate Douglass, ma non va trascurato anche il ritorno ai Giochi di Ye Shiwen.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4