E ti ritrovi il Lunedì mattina con i gomiti sulla scrivania e la testa ancora alla due giorni dei Regionali Master Piemonte.

Mi sembra di essere stato via un mese. Ogni minuto di questa  avventura è stato denso, elettrizzante,  bagnato e con il cuore fuori giri.

I gomiti, lo ammetto, li ho piantati sulla scrivania perché le braccia ancora bruciano. Fa parte del gioco.

Apriamo il sipario e iniziamo il racconto.

Venerdì ad un tratto vedo l’icona di Skype lampeggiare. Nulla di strano sino a quando ci clicco sopra. Mi sta scrivendo il Senatore. “Che cosa ho combinato stavolta?” MI chiedo.  Per un attimo mi sento come quando i miei mi chiamavano scandendo quasi sillabando il mio nome.  Sento odore di guai.

“Ho un paio di compiti per te per Sabato mattina. Sei il più affidabile tra i presenti”.  Stavo per rispondere “Pensa come siamo messi” e un attimo prima di pigiare l’Invio  mi compare a Video il messaggio: “pensa come siamo messi”.  Forse non mi ha fatto  un complimento. Elementare Watson!!!

Prendo le consegne e vi giuro…l’ansia da gara si è trasformata in ansia da consegne. Copia di tutti i tesserini per gli sbadati dell’ ultimo minuto. Sempre  tesserini ma stavolta da consegnare. Schede per l’iscrizione delle staffette da consegnare ai giudici. Nessun margine di errore. Un compito troppo delicato per un  non nuotatore pasticcione come me.

E dopo una notte di sonno tranquillo eccomi al Sabato Mattina. Solito ritrovo, soliti commenti impastati di sonno e via verso Torino.

Eseguo tutti i miei compitini e mi ritrovo ad aver finito quando è finito anche il riscaldamento. Uffa, non ho provato il mio tuffo scaramantico dal blocco di partenza.

Sotto le tribune sempre più piene scorrono batterie dopo batterie. Vedo i miei compagni di squadra difendere la  corsia e battersi senza regalare un solo centimetro. Sfide intestine,  spalla a spalla e a distanza.

Faccio anche io la mia gara. Una cosa temevo, le vasche da contare. Mi ero preparato dei fogli come contavasche.  In gara entro in un vortice così intenso che il poco ossigeno mi impedisce di capire quanti metri ho già nuotato.  Avevo studiato mille strategie. Conto i 25 o conto i 50 o conto le virate o……..perdo il conto come sempre.

Ad un certo punto sono uscito dall’ acqua come portiere di Pallanuoto per cercare di mettere a fuoco il tabellone. Ricordavo che erano indicati i metri nuotati. Proseguo bracciata dopo bracciata e alla fine tocco la plancia. Finita e con il “mio migliore”.

Esco dalla vasca e una mitragliata di insulti, benevoli,  mi bersagliano. Il mio Vate del cloro, nome in codice M8,  non se ne fa una ragione. Impossibile che non sia in grado di contare le vasche e che faccia sti numeri da Delfinario. “Hai ragione”, gli dico, ma non basta. Il Vate continua a sparare sulla Croce Rossa.

E la prima è andata. Ora non mi resta che aspettare le staffette prima che scendano i titoli di coda su questa prima giornata di gare.

Le staffette. Una giostra. Non si nuota più solo per il cronometro. Ogni staffettista diventa il prolungamento del successivo. Ci si incita vicenda. Un solo nuotatore con 8 braccia e 8 gambe.

Risultato? Divertiti e divertito.

Domenica mattina, stesso film e stesso cinema. Tomi di Starting List da spulciare per capire quando fare riscaldamento, quando inguainarsi nel costume da gara e quando presentarsi alla chiamata.

Le mie previsioni? Sbagliate, ovvio.

Sono ai piedi del blocchetto. Sento le urla di incitamento dei miei compagni ma non riesco a metterli a fuoco per via della nebbia dentro gli occhialini. Pochi attimi prima dei tre fischi mi compare a portata di alito il mio Vate: “Facciamo un esperimento, se sei un uomo a tutta sin dall’ inizio e vediamo”.

Facile metterla sulla virilità. Ci casco sempre. Così è andata. Ho fatto un passaggio sui 100 SL quasi identico alla gara secca. Mi sento bene…benino…meno bene…e le gambe all’ improvviso diventano dei piloni di una sopraelevata. Cemento puro.  Mi sentivo come il rimorchiatore che porta in rada una petroliera colma.

Tocco l’arrivo e mi guardo intorno. Se ieri mi ha distrutto oggi mi affoga direttamente. No, invece no. Mi fa addirittura i complimenti. “Ti servirà, vedrai. Devi conoscere i tuoi limiti, sei un nuotatore ora”.

Come trovare il modo per non farti sentire un pirla d’acqua dolce. L’ho abbracciato. Lui penserà che sia stato un gesto d’amicizia ma non sa che se non mi fossi aggrappato a lui sarei finito faccia a terra.

A conti fatti il mio contributo è stato pari a zero. Nessun punto, nulla.

Ero lì, solo, con i polmoni grossi come una cornamusa  e l’umore per un attimo è scivolato sotto le ciabatte. “Ma che ci sono venuto a fare?. Conto ZERO”. Mi son girato, ho visto tutti i ragazzi con il quale condivido la vasca e non solo, e mi son detto. “sono venuto per divertirmi e per divertirmi con loro”.

Il nuoto fa bene anche per questo.

Buone bracciate a tutti.

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