E’ Ok non sentirsi Ok!!”. Parole di Allison Schmitt, 3 volte campionessa Olimpica a Londra 2012 e campionessa mondiale a Shanghai 2011.

E’ il sogno di chiunque essere sul gradino più alto del podio olimpico a ventidue anni, avere il mondo ai propri piedi e poter continuare per anni a vivere facendo solo quello che più ti piace. Ancor di più se nuoti tutti i giorni con un certo Michal Phelps. Bè questa era la vita di Allison Schmitt, nativa di Pittsburgh in Pennsylvania, fino al ritorno dai Giochi britannici. Negli anni seguenti, chi ha avuto modo di frequentarla e di stare insieme a lei, può confermare quanto sia una ragazza sempre sorridente e solare, una che fa ridere gli altri e il cui sorriso è contagioso. Tutto normale? No, perché clamorosamente manca la qualificazione sia per i Mondiali di Barcellona del 2013, che per quelli di Kazan di questa estate. Il motivo? Depressione.

In un’intervista rilasciata all’Associated Sport durante l’Arena Pro Series di Charlotte, la stile liberista americana ha raccontato quello che le è accaduto dopo i trionfi delle Olimpiadi: “Sono arrivata a non piacermi più, quasi soffocavo, non riuscivo a respirare. Non è un problema di fiducia in acqua ma di fiducia in me stessa e tutto questo non so perchè“. Una crisi forse dovuta al radicale cambio di vita della Schmitt che nel giro di pochi anni si è ritrovata da essere una “semplice” staffettista ad una delle punte di diamante dello squadrone americano. E al ritorno in patria la cronache e le pagine dei giornali sono state tutti per i soliti Phelps, Lochte e Franklin, a discapito suo che aveva vinto l’oro nei 200 stile, l’argento nei 400, il bronzo nella 4×200 stile e altri due ori nelle staffette 4×100 mista e 4×100 stile.

Le parole della Schmitt suonano come un avvertimento per tutti gli altri sportivi che si sono trovati nella sua stessa situazione: “Conosco un sacco di atleti che sono molto forti e che hanno una grande volontà e passione. A loro non piace mostrare il loro lato opposto, quello emotivo. Voglio invece far sapere che è normale non sentirsi OK!“.

E dire che di ritorno da Londra la ventiquattrenne americana aveva ripreso gli studi all’Università della Georgia, per concludere la sua laurea in psicologia. E proprio di un aiuto psicologico ha avuto bisogno per provare ad uscire da questa situazione, senza mai spiegare come e quale fosse la diagnosi del suo problema. Di sicuro il cammino di ripresa è iniziato e già quest’estate la vedremo gareggiare a Giochi Pan Americani di Toronto sotto la guida di Bob Bowman che rassicura: “Non sono preoccupato per niente. Non ho alcun dubbio che possa tornare dov’era una volta“.

In bocca al lupo campionessa!