Scrivere qualcosa su questi Assoluti non è per nulla semplice.

Ci sono vari modi di approcciare all’argomento, punti di vista che ci possono dare uno scorcio più o meno interessante sul panorama del nuoto nazionale.

Per farlo mi sono chiesto: cosa conta davvero, alla fine di tutto?

Contano i numeri, le statistiche, i tempi? Contano i social, i like, le condivisioni? Contano i personaggi, i servizi in tv, i gossip?

No, non credo, niente di tutto ciò conta davvero.

Di questo vi vorrei parlare: camminando sul piano vasca, ascoltando le parole degli allenatori e dei nuotatori, della gente di piscine, ho scoperto che alla fine la cosa che conta di più sono gli occhi.

Ho parlato con un atleta che non gareggiava da mesi, che ha sofferto nel guardare le gare in TV come e quasi di più che nel farle, che si è sentito un leone in gabbia per un tempo indefinito e che, proprio quando aveva ormai perso la speranza, è tornato a potersi allenare, gareggiare e vivere.

Ho visto nei suoi occhi la luce di chi ha riscoperto emozioni che sembravano perdute, lo stare in gruppo, l’allenarsi insieme, soffrire e riposare, essere nervosi per una gara e liberarsi dopo averla fatta. È stato bello leggere tra le righe dei suoi discorsi che è rimasto appeso ad una speranza talmente sottile da rivelarsi quasi vana, ed è stato bellissimo poterlo rivedere felice.

Ho parlato con un allenatore che calca il bordo vasca da una vita, ha girato piscine di mezza Italia ed ha allenato centinaia di atleti. Non ha mai avuto molta fortuna, qualche piccolo risultato a livello locale ma mai nessun atleta che avesse fatto il salto di qualità. La passione e la dedizione con cui ha sempre fatto il suo lavoro sono da encomio, così come l’amore per l’insegnamento puro del nuoto, della tecnica e anche della disciplina.

È stato liberatorio vederlo esultare per un grosso risultato, il più importante della sua carriera, arrivato quando finalmente la continuità di un progetto gli ha dato tempo per programmare e lavorare con serenità. Nei suoi occhi ho rivisto la gioia e la speranza nel futuro.

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Ho parlato con un dirigente di un piccolo club di provincia, che di lavoro gestisce la piscina comunale del suo paese. L’ho ascoltato inveire contro tutto, dalla politica alla congettura economica, dalla guerra alla clientela, ed ho capito quanto sia logoro e stanco di lavorare onestamente in un settore difficile ed instabile, dove la forbice tra costi e ricavi è sempre meno ampia e la soddisfazione sempre meno evidente.

Ho visto nei suoi occhi la luce spegnersi ed è stato brutto, perché mi ricordo quegli stessi occhi 20 anni fa, pieni di amore e futuro. Le gare, mi ha detto, sono l’unica cosa che mi fa tornare la passione.

Ho parlato con un atleta che ha deciso di smettere, ed ha detto che il nuoto è la cosa che nella vita lo ha fatto soffrire e gioire di più. Ho parlato con un atleta che è andato malissimo e mi ha detto che è contento, perché ha capito dove ha sbagliato. Ho parlato con un atleta che è andato benissimo e mi ha detto che ha paura, perché ora tutti si aspetteranno ancora di più da lui.

I loro occhi erano lucidi, di gioia e di lacrime, di ansie e liberazione, di cloro e sudore.

Se avete letto fin qui avrete capito che i nomi di questo racconto non sono importanti, anzi non contano nulla.

Contano le emozioni, le sensazioni, i rapporti umani.

Contano solo gli occhi.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4