Quando mi capita di rispolverare rapidamente, tra i miei ricordi, le notizie che negli ultimi anni ho letto o ascoltato in Italia accostando le due parole “sport” e “omosessualità”, ciò che ne emerge è fatto perlopiù di omofobia e luoghi comuni, guarda caso quasi sempre giustificati dalla trance agonistica. (Scommetto che qualche lettore era già pronto a trincerarsi dietro a questa scusa appena letto queste poche parole.)

Ciononostante di recente qualche mosca bianca si è vista: è il caso di Roberto Mancini, che a gennaio di quest’anno ha infranto in diretta tv uno dei tabù nel mondo del calcio denunciando l’utilizzo del termine “frocio” quale offesa gratuita diretta agli avversari equivalente a tante altre banali parolacce degne della peggior bettola.

In Italia è insomma evidente a tutti, e lo è ancor più constatando che il nostro Paese è stato tra gli ultimi in Europa a introdurre una qualche forma di riconoscimento delle coppie omosessuali, che su simili temi – ciò è quanto mai attuale quando si parla di sport – siamo ancora all’anno Zero.

E se siamo probabilmente anche molto lontani dal poter contare sulla sensibilità e sulla lungimiranza di qualche atleta di buon livello, in grado di comprendere quanto un coming out possa essere utile a chi, nel corso della propria vita sportiva, si sente costretto a convivere con l’abuso di beceri epiteti e a tentare nascondersi a tutti i costi, all’estero per fortuna le cose vanno diversamente.

In questi giorni è rimbalzata sui social, alla radio e in televisione la notizia che alle Olimpiadi di Rio prenderanno parte 44 atleti dichiaratamente LGBT (acronimo che include persone omosessuali, bisessuali e transgender). Se togliamo il “dichiaratamente”, di per sé questa non sarebbe neanche una vera e propria notizia, giacché l’omosessualità è sempre esistita anche in ambito sportivo e persino ai Giochi olimpici: tanto per fare un esempio alle edizioni del 1928 e del 1932 prese parte Otto Peltzer, uno dei più grandi mezzofondisti della storia e capitano della squadra di atletica tedesca, poi internato a Mauthausen nel 1941 perché gay e mai del tutto riabilitato alla memoria collettiva. Ciò che è invece cambiato, nel corso degli ultimi anni, è l’atteggiamento di apertura e di accettazione nella nostra società, che rispetto al passato consente a molte più persone di vivere e condividere senza remore il proprio orientamento, inclusi gli sportivi.

È stato il sito web Outsports.com (per chi non lo sapesse, “out” sta a significare appunto l’esternazione del proprio orientamento sessuale e sentimentale) a rivelare nomi e cognomi degli atleti LGBT che saranno in gara a Rio, in un articolo che, anche in questi ultimi giorni, ha continuato ad essere aggiornato e che fino ad oggi conta 44 atleti, un numero quasi doppio rispetto all’edizione di Londra. Finora nessun italiano all’orizzonte, com’era lecito aspettarsi. Si badi bene, però: quella redatta da Outsports.com non è una lista di proscrizione, bensì un elenco del quale c’è solo da essere orgogliosi di far parte e in cui sono inclusi solo atleti che hanno scelto deliberatamente di metterci la faccia.

C’è addirittura la prima coppia omosessuale sposata nella storia delle Olimpiadi, formata dalle due giocatrici britanniche di hockey su prato Helen Richardson-Walsh e Kate Richardson-Walsh;

per quanto riguarda il mondo natatorio, vivono apertamente la propria omosessualità la francese Mélanie Henique, vincitrice della medaglia di bronzo nei 50 farfalla ai Mondiali di Shanghai del 2011 e vittima, l’anno scorso, di una brutale aggressione omofoba, e altri due atleti maschi meno noti alle cronache sportive.

È vero anche che molti altri hanno scelto di fare coming out solo in un secondo momento rispetto ai propri successi olimpici: è il caso – tanto per citare i due volti di olimpionici più noti in assoluto, soprattutto tra gli sport acquatici – di Ian Thorpe, considerato uno dei più grandi nuotatori di tutti i tempi, vincitore ai Giochi olimpici di cinque medaglie d’oro, tre d’argento e una di bronzo, record assoluto per lo sport australiano, e di Greg Louganis, statunitense che riuscì a vincere l’oro nel trampolino e nella piattaforma in due edizioni consecutive dei Giochi olimpici, oggi allenatore al seguito della squadra statunitense anche a Rio, oltre che attivista LGBT e persona che vive pubblicamente anche il proprio stato di sieropositività.

Diverso è il caso di Matthew Mitcham, campione olimpico nella piattaforma 10 metri a Pechino del 2008, che era invece annoverato tra i pochi atleti dichiaratamente omosessuali già prima dell’inizio della competizione. E chissà che quest’anno, tra gli atleti citati da Outsports.com, non vi sia qualche altro futuro vincitore di medaglie o, perché no, del titolo olimpico.

Fonti
  • http://www.outsports.com/2016/8/1/12209162/american-male-gay-athletes-rio-olympics
  • http://www.outsports.com/2016/7/11/12133594/rio-olympics-teams-2016-gay-lgbt-athletes-record
  • http://www.outsports.com/2016/7/27/12294560/gay-olympics-history-otto-peltzer-1928
  • http://www.gay.it/gay-life/news/olimpiadi-rio-2016-33-atleti-lgbt
  • http://www.gaystarnews.com/article/going-for-gold-7-gay-olympic-hopefuls-to-watch-out-for-in-2016/#gs.0ppYPYU
  • http://www.queerty.com/for-the-love-of-watersports-11-openly-gay-swimmers-and-divers-20131218
  • http://edition.cnn.com/2013/02/16/worldsport/gallery/gay-athletes/
  • http://www.gazzetta.it/Nuoto/14-07-2014/nuoto-verita-thorpe-basta-bugie-posso-dirmi-gay-801231354107.shtml
  • http://www.lastampa.it/2016/08/01/sport/speciali/olimpiadi-rio-2016/a-rio-anche-helen-e-kate-prima-coppia-gay-sposata-alle-olimpiadi-igi8lnl6uN5GXu1EdgwBdJ/pagina.html
  • http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/20/mancini-sarri-io-sto-con-il-tecnico-dellinter-di-omofobia-si-muore-o-nel-peggiore-dei-casi-si-vive-di-merda/2390770/
  • http://www.gay.it/attualita/news/gli-sportivi-gay-che-si-sono-dichiarati
  • http://www.gazzetta.it/Sport-Vari/27-01-2016/atletica-storia-pelzer-campione-gay-rinchiuso-mauthausen-140426185555.shtml

(foto copertina: animalnewyork.com)
(foto articoli: www.abc.net.au | www.huffingtonpost.com | www.thetimes.co.uk | jqube.it)