Finalmente un weekend bello carico di gare che ci riporta dalle parole ai fatti, dal nuoto parlato al nuoto nuotato.

Quindi Fatti di nuoto Weekly di oggi inizia con una raffica di risultati.

Pronti? Via!

Australia & Lituania

Come Katie Ledecky qualche giorno fa, anche Kaylee McKeown ha deciso di dare dei segnali forti al mondo del nuoto e lo ha fatto nella maniera più rumorosa possibile. Ai Victorian OpenQUI i RISULTATI – la tre volte oro di Tokyo 2020 ha stampato un sonante 2.04.64 nei 200 dorso, tempo addirittura migliore del 2.04.68 che le è bastato per vincere ai Giochi, ed un ottimo 58.31 nei 100, ai Giochi aveva vinto in 57.47. In questo momento, McKeown ha cinque dei 10 migliori tempi di sempre nei 200 e si candida per essere la dominatrice del dorso mondiale a medio e lungo termine.

Il suo coach Michael Bohl, allena anche la miglior nuotatrice di Tokyo Emma McKeon ed ha annunciato al quotidiano australiano News Limited che la 7 volte medagliata ai Giochi non parteciperà all’edizione straordinaria dei Mondiali di Budapest 2022. Il tecnico ha affermato che non crede sia positivo modificare in corsa i piani della 27enne velocista australiana, per la quale l’obiettivo principale resta Parigi 2024.

Target che potrebbe essere anche nella testa di Rūta Meilutytė, recentemente tornata ad allenarsi ed ora anche a gareggiare. Al meeting di Alytus – QUI i RISULTATI – ha nuotato 30.24 nei 50 rana e 25.19 nei 50 stile, in vasca lunga: anche per lei segnali forti nell’attesa del suo ritorno nel nuoto internazionale.

San Marino

San Marino è stata protagonista delle pagine di cronaca di questi giorni. Nella Serenissima Repubblica non c’è stata solamente la prima edizione di “Una voce per San Marino”, che ha regalato ad Achille Lauro la scorciatoia per partecipare all’Eurovision Song Contest, ma soprattutto il Meeting del Titano, appuntamento che ha riportato molti dei big italiani in vasca.

Difficile intuire dai risultati chi abbia o meno scelto di modificare la propria preparazione in base alle nuove date del calendario internazionale, ma c’è da scommettere che si tratti per tutti di un momento di carico e quindi di forma non eccelsa. Alla luce di ciò, i segnali forti lanciati da Arianna Castiglioni assumono un valore molto elevato, tenendo presente che è una delle prime uscite della ranista dopo la scelta di cambiare la guida tecnica.

Se il buongiorno si vede dal mattino, il pb sui 50 rana è un’alba perfetta.

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NCAA

Di natura, più le cose sono incomprensibili e più mi piacciono e le gare NCAA non rappresentano un’eccezione a questa regola. Innanzitutto si disputano in yards, e già solo questo contribuisce a crearmi uno sfasamento mentale quando controllo i risultati, ma lo sforzo di comprendere se una prestazione è buona o meno mi piace moltissimo. Per esempio, mi sembra ovvio che il 2.03.02 con il quale Alex Walsh ha vinto nella sua divisione (secondo tempo di sempre in USA dopo Lilly King) sia abbastanza buono da far immaginare che la mistista, argento a Tokyo nei 200, stia lavorando e non poco sulla frazione che è il cuore dei misti. Tanto da poter pensare di preparare i 200 rana come gara anche extra università?

Il circuito NCAA ci costringe a pensare fuori dai nostri schemi mentali e i motivi vanno ben oltre ai tempi e alle distanze. Ciò che di più simile abbiamo in Italia al mondo NCAA è la Coppa Brema, che però è una gara che si svolge una volta l’anno, priva dell’intensità emotiva che troviamo nelle sfide universitarie americane. Provate anche solo a scorrere un po’ di foto sui social – ci sono molti atleti italiani che quest’anno gareggiano negli States – e vi accorgerete che una cosa così l’abbiamo vista, forse, solo nella ISL, ma con un senso di appartenenza nettamente e ovviamente minore. Lo sport all’interno della scuola è la via americana per il successo ed è una cosa che in Italia semplicemente non esiste. Non voglio dire che sia la soluzione a tutti i mali, ma è di sicuro qualcosa che va oltre alla nostra visione delle cose e proprio per questo sarebbe bello che venisse presa in considerazione.

Resta oltre la nostra visione anche il caso Lia Thomas, che in questo weekend ha ottenuto risultati talmente buoni da far gridare ormai allo scandalo. Sono molte le penne – anche di prestigio – che si stanno schierando apertamente contro l’attuale regolamentazione che permette alla ragazza di gareggiare e vincere tra le donne, e tra loro c’è anche John Lohn di SwimmingWorld, del quale vi lascio riferimento per leggerne le posizioni. Sembra inevitabile che prima o poi si arrivi ad una stretta tale da escludere o limitare fortemente la partecipazione delle transgender donna e credo che sarà una scelta comune a molti sport, sperando che la situazione non degeneri prima coinvolgendo le atlete che, di loro, non hanno alcuna colpa.

Prize Money

Un termine che in altri sport, su tutti il tennis, è ormai comune nel linguaggio quasi al pari dei termini che descrivono lo sport stesso. Non c’è nulla di strano nel sapere a quanto ammontino le borse di un torneo di tennis e sul sito dell’ATP, l’organizzazione mondiale maschile, ci sono tutte le informazioni del caso, compreso il montepremi totale che ogni singolo giocatore ha vinto in carriera.

Nel nuoto invece il concetto di premi ai nuotatori è visto ancora con un occhio scettico, c’è la sensazione che si tratti di una cosa da dire a bassa voce, quasi come se i soldi elargiti non siano pienamente meritati. I meccanismi che stanno alla base di tennis e nuoto sono profondamente diversi e negli anni il primo si è affiancato al golf come sport individuale con la professionalizzazione maggiore; ma se la spinta dei nuotatori e di tutto l’ambiente va, almeno a parole ed intenzioni, nella direzione del professionismo, allora non dovrebbe più essere un tabù parlare di soldi in piscina.

In questo ha sicuramente aiutato l’avvento della ISL, che ha usato il montepremi come primo grande metodo per attirare i nuotatori e convincerli a partecipare alle proprie gare, sdoganandone l’esistenza anche al pubblico televisivo (si fa spesso riferimento anche con le grafiche a quanto guadagnino i nuotatori con ogni vittoria o piazzamento) ed aumentandolo di anno in anno.

La FINA ha da sempre premiato anche economicamente gli atleti e famose sono le foto dei vincitori della World Cup che sorreggono assegni giganti simili a quelli delle maratone di beneficenza. Ora che la tendenza sembra essere invertita, la stessa FINA ci tiene a far sapere che il prize money è cambiato verso l’alto, che i campioni mondiali di ogni disciplina a Budapest guadagneranno 20mila dollari e che il totale del montepremi è di più di 5 milioni. Novak Djokovic, vincendo Wimbledon 2021, si è intascato un assegno da 1.979.979 di dollari, in ribasso del 24% rispetto al 2019. Anche nel tennis c’è la crisi.

See you later!

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