Dopo il periodo d’oro di Novella Calligaris, che finisce con il suo ritiro nel 1974, le piscine d’Italia stentano a far emerger altri campioni da podio olimpico. Ci vanno vicini Marcello Guarducci e Giorgio Lalle, quinti a Montreal 1976 nei 100 stile e 100 rana, e Raffaele Franceschi, quinto a Mosca 1980 nei 100 stile (con Guarducci, probabilmente da medaglia, escluso a causa del boicottaggio di tutti gli atleti militari).
A Los Angeles 1984, è Giovanni Franceschi la nostra punta, che nei 400 misti è ad un livello da medaglia d’oro. Ma uno stato di forma pessimo ed un fantomatico crampo nella finale, lo relegano all’ottavo posto, lontanissimo dallo sperato podio, che sarebbe stato il primo maschile ai Giochi. Più in là negli anni, la vicenda dell’auto emotrasfusione spiegherà l’accaduto ed aumenterà il rammarico per l’occasione mancata.
Arriviamo quindi a Seul 1988, quando la nazionale Italiana ripone la maggior parte delle speranze in Giorgio Lamberti, il più grande talento che si sia mai visto nelle nostre piscine.
Lamberti è un atleta dalle potenzialità infinite che ancora non ha trovato la stabilità agonistica: i suoi alti e bassi di preparazione, uniti ad un aspetto psicologico definito dal suo coach Alberto Castagnetti “capace di cambiare da così a così da un giorno all’altro”, lo fanno arrivare all’Olimpiade nella speranza che, come dice sempre Castagnetti, “si trovi nel così giusto”.
Purtroppo, a Seul delude nella sua gara, eliminato nella batteria dei 200, ed una super frazione nella 4×200 (1’47”29) non permette all’Italia di trovare il podio (quinti, dopo essere stati anche primi a metà gara).
Detto ciò, si arriva al 21 settembre con ancora una speranza, che si chiama Stefano Battistelli.
La carriera di Battistelli è in piena evoluzione: dopo essere stato oro EuroJunior nel 1985 e argento ai Mondiali di Madrid 1986 nei 1500, si sposta sempre di più sui 200 dorso e sui 400 misti, gare che vince ai Giochi del Mediterraneo dell’87 e nelle quali si migliora anche negli Assoluti pre olimpici.
Il terzo tempo delle batterie di Seul, dietro al temuto ungherese Darnyi ed al tedesco Kuhl, è un lampo di luce in un clima, quello della Nazionale di nuoto in Corea, che più buio non potrebbe essere, dopo le delusioni dei giorni precedenti.
Battistelli è un romano di solo 18 anni – il più giovane di tutti i finalisti – e nuota accanto all’altro azzurro qualificato, il milanese Luca Sacchi, che alla fine sarà settimo.
Bibi, come lo chiamano, è un nuotatore incredibilmente versatile, dotato di un’ottima resistenza, di un galleggiamento fuori dal comune e di una capacità di cambiare ritmo durante le gare spesso decisiva.
I 400 misti dei Seul 1988 sono lo scenario perfetto per la prima medaglia olimpica del nuoto italiano, e Stefano Battistelli è l’interprete d’eccezione.
Lo precedono solamente il favorito Darnyi e l’americano David Wharton, ma la volata da podio con l’altro ungherese Szabo ed il tedesco Kuhl è vittoriosa.
A Seul 1988, Stefano Battistelli ha riempito una mancanza che pesava come un macigno sulla storia, a volte sfortunata ed a volte autolesionista, del nuoto italiano alle Olimpiadi, dimostrando come il talento e la convinzione nei propri mezzi possano spesso fare la differenza.