Pur non essendo la fotografia netta dello stato di salute di un movimento natatorio, i Mondiali Giovanili sono comunque un momento di bilancio e riflessione sull’andamento e sulle prospettive internazionali del nuoto.

La rassegna 2023 ha avuto forse meno picchi e meno nomi altisonanti rispetto al passato ed è mancato il fenomeno assoluto capace di attrarre l’attenzione internazionale (alla Popovici, per intenderci).

È stata però un’edizione ricca di ottimi spunti, anche e soprattutto per l’Italia.

I numeri

Si è chiusa con 12 medaglie, 4 argenti e 8 bronzi, la spedizione italiana a Netanya, ai Campionati Mondiali Giovanili di nuoto.

La mancanza di ori ci penalizza nel medagliere classico, che ci vede al sedicesimo posto, ma siamo quarti per numero di medaglie, dietro alle potenze USA, Australia e Canada. Portiamo a casa 8 medaglie in meno dell’anno scorso, quando però mancavano all’appello USA, Australia e Canada, dominatori di questa edizione e potenze storiche del nuoto giovanile (e non).

I nostri podi sono tutti in gare Olimpiche e la cosa che impressiona di più, in positivo, è la densità di presenza degli italiani: come riporta Federnuoto, dei ventisette convocati solo due non hanno raggiunto la finale (entrambi noni, primi esclusi) e, anche se hanno conquistato meno medaglie (solo due totali), tutte le donne hanno raggiunto almeno una finale individuale o di staffetta.

Sono numeri che confermano l’Italia come una delle potenze Mondiali del nuoto, con un volano attivo di ricambio generazionale sempre fresco e vincente, costruito sui metodi per anni portati avanti da Walter Bolognani ed ora egregiamente continuati da Marco Menchinelli (considerando la “storia recente” del nuoto).

Nonostante l’epidemia delle piscine, le difficoltà delle società nel sostenere l’attività agonistica, l’ormai storica e triste assenza della scuola come parte attiva nella cultura sportiva, l’Italia del nuoto giovanile sembra non mollare il colpo e continua a regalare soddisfazioni importanti.

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Maschi

L’assenza di ori ci dice che, probabilmente, in questa nazionale non c’è il fenomeno assoluto alla Ceccon o alla Martinenghi, capace di dare segnali chiari delle potenzialità assolute già in età giovanile, ma non mancano certo i talenti, anche in specialità nelle quali storicamente non siamo così costanti. È il caso, ad esempio, del dorso, dove Christian Bacico sale per due volte sul podio nei 100 (54.08) e nei 200 (1.59.33), oltre ad aver segnato 53.90 in apertura della mista mista, o delle buone prove di Mantegazza, finalista nei 100 rana e nei 200 misti.

Nello stile, invece, continuiamo ad avere la solidità che da tempo ci contraddistingue. Per la velocità il nome caldo è quello di Lorenzo Ballarati, bronzo nei 50 ed argento nei 100 (49.05, p.b.), che potrebbe presto diventare uno di quegli innesti che servono come l’oro alle staffette veloci assolute insieme a Davide Passafaro. Nelle distanze più lunghe, ottime conferme sono arrivate da Filippo Bertoni, bronzo nei 400 (3.48.73, p.b.), e Alessandro Ragaini, doppio argento nei 200 (1.47.28, record italiano junior) e nei 400 (4.46.66, p.b.): insieme a Lorenzo Galossi (del quale si aspettano presto buone notizie) formano un trittico di 2006 di valore assoluto che può potenzialmente diventare lo zoccolo duro della 4×200 futura.

Il buco storico della farfalla nazionale è tamponato qui da Ragaini, che sale sul podio anche nei 200 delfino con Camozzi quarto, mentre nei 100 Daniele Momoni è per ora sui 53.5, ma in prospettiva può migliorare.

Infine le staffette: la 4×100 mista d’argento è sicuramente il risultato più confortante, ma i quarti posti delle due staffette a stile ci confermano a ridosso delle potenze storiche, USA, Australia e Canada.

Femmine

Partiamo dalle cose positive: l’unica medaglia individuale viene dai 200 farfalla, ed è una conferma del 2022. Quest’anno, però, Paola Borrelli nuota un bellissimo 2.10.89 (non lontano dal record italiano junior), personal best che la proietta già tra i top nazionali nell’evento. È mancata solo la medaglia a Sara Curtis, che in semifinale nei 50 stile ha stampato un bellissimo 24.91, ma si è poi fermata al quarto posto in finale. Curtis, che è anche arrivata quinta nella finale dei 100, è di sicuro un innesto fondamentale per la velocità azzurra assoluta, che ha bisogno di forze fresche per alimentare la fiammella di rinascita che sembra essersi riavviata ultimamente.

Nella rana, dove non ci mancano ultimamente i nomi e le prestazioni, Francesca Zucca si è migliorata sia nei 100 che nei 200, gara in cui è scesa per la prima volta sotto i 2.30, e nei 50 Irene Mati ha centrato la finale (l’anno scorso due podi per lei): segnali che il movimento in questo stile è sempre vivo.

Ma il movimento è vivo in generale perché, seppure con pochissimi podi, tutte le ragazze presenti a Netanya hanno sperimentato la sensazione della finale Mondiale, individuale o di staffetta. Forse sono mancate alcune prestazioni nei momenti cruciali, e alcuni quarti posti possono sembrare anche sfortunati, ma c’è molto azzurro nei primi posti e l’esperienza di una finale Mondiale, anche se giovanile, è sempre un tassello fondamentale per la crescita di un atleta. Questo discorso è sublimato nella gara conclusiva, la 4×100 mista: grazie alla squalifica degli USA per partenza anticipata della terza frazionista, l’Italia ha guadagnato un bronzo che, probabilmente, in acqua non avrebbe ottenuto, ma che serve per morale e, appunto, esperienza.

Ci si poteva aspettare forse un pò di più dalle duecentiste: Biagiotti e Vetrano nuotano sempre sul filo dei 2 minuti senza mai infrangere la barriera, con il solo squillo di Biagiotti nella finale della staffetta (1.58.97 lanciato) che è giunta quarta ma molto distante dalle migliori (+10 secondi dal bronzo). Vetrano non si è espressa al meglio nemmeno nei misti, ma le aspettative sul suo talento rimangono comunque elevate, così come elevate sono le speranze che la 4×200 possa rinascere con questi nomi in testa.

Nel dorso e nel delfino veloci forse siamo un pò indietro: nei 100 farfalla Paola Borrelli si ferma in semifinale, ma i 200 sono la sua casa, mentre a dorso Giada Gorlier (settima nei 100) viaggia sull’1.01 ma con buoni margini di miglioramento.

Il Mondiale di Netanya è l’ennesimo tassello nel solco delle nostre nazionali giovanili: la stagione Olimpica può iniziare sotto il migliore degli auspici.

Foto: Federnuoto