L’epica finale dei 400 misti dell’Olimpiade di Monaco oggi si può trovare su YouTube e si può vedere e rivedere quante volte si vuole, mentre chissà se fu anche solo teletrasmessa all’epoca, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti.
In effetti quell’edizione delle Olimpiadi è rimasta nella storia per molti altri eventi: le sette medaglie d’oro di Mark Spitz, l’attacco terroristico dei palestinesi e l’assassinio di undici atleti israeliani, la sconfitta all’ultimo canestro del team USA di basket contro l’Unione Sovietica, le medaglie di Novella Calligaris.
Olimpiadi Monaco 1972…
Se quella gara si fosse svolta oggi, sia lo svedese Gunnar Larsson che lo statunitense Tim McKee avrebbero ottenuto la medaglia d’oro. In quella finale i due atleti toccarono la piastra nello stesso momento, chiudendo la sfida con lo stesso identico tempo, secondo il regolamento odierno. Tuttavia solo Larsson salì sul gradino più alto del podio.
I 400 misti sono forse la gara di nuoto più faticosa. Se i 400 metri piani sono il giro di morte dell’atletica, come potremmo definire i 400 misti di nuoto? Si tratta di 400 metri di dolore sparso tra quattro stili. Devi tenere il passo giusto, sapere quando è il momento di accelerare un po’, sopportare il dolore e il bruciore dei muscoli e anche dei polmoni.
Alla partenza era strafavorito l’americano Gary Hall Sr, che era ritenuto in grado di mangiare gli avversari in un sol boccone. C’era poi Gunnar Larsson, svedese, che era stato anche recordman mondiale e campione europeo. C’era un ungherese giovane che sembrava pronto a spaccare le vasche: Hargitay.
Dopo la frazione a dorso Gary Hall Sr. aveva tre lunghezze di vantaggio su tutti. Anche se farfalla e dorso erano i suoi stili preferiti e la rana quello in cui era più debole, lo statunitense sembrava avviato verso una vittoria tanto comoda quanto scontata.
Tim McKee invece, originario di Philadelphia, non era considerato, a torto, nemmeno tra i papabili per qualificarsi all’Olimpiade ed era pure debilitato dalla mononucleosi, tanto che la sua partecipazione alla gara era stata in forse.
Foto: Just not said blog
Tim McKee… chi?
Tim McKee invece, originario di Philadelphia, non era considerato, a torto, nemmeno tra i papabili per qualificarsi all’Olimpiade ed era pure debilitato dalla mononucleosi, tanto che la sua partecipazione alla gara era stata in forse.
McKee era noto nell’ambiente universitario americano per le sue performance un po’ alla Usain Bolt, se vogliamo, mentre un blog parla di lui paragonandolo al protagonista malvagio di Arancia Meccanica, solo molto più simpatico.
McKee all’epoca non disdegnava né il cibo né il fumo. Mangiava di tutto e soprattutto carne, patate, gelati alla cioccolata e vagonate di dolciumi.
Durante le competizioni poteva evitare di fare riscaldamento e vincere una finale ai campionati nazionali, poteva battere le mani sull’acqua giocando mentre era in vasca di riscaldamento, poteva scherzare salutando il pubblico e ballando, poteva indossare costumi strani.
Nel 1971, a diciassette anni, ai Giochi Panamericani svoltisi in Colombia, aveva guidato una spedizione di nuotatori in un bordello a Calì.
Un’altra volta era salito sulla piattaforma da dieci metri usata dai tuffatori. Le guardie non se ne erano accorte e lo avevano rincorso, arrabbiate, urlandogli di scendere. A suo modo, obbedì: si cimentò in un perfetto tuffo in acqua con salto mortale.
Si narra anche che al Florida College non si perdesse un party, che dormisse tra l’allenamento mattutino e quello pomeridiano per recuperare le ore di sonno invece di andare in classe, che prima di andare ad allenarsi salutasse varie coppie di ragazze in camera. Nonostante ciò si allenava molto duramente. Viveva nel presente, semplicemente, senza lasciarsi distruggere dalla tensione.
L’epilogo della gara
Avrebbe continuato a cercare di godersi i momenti della sua vita, senza rimanere prigioniero del passato, anche dopo essere entrato nella storia grazie a quei 400 metri nuotati a Monaco.
Era ancora solo uno dei finalisti, fino almeno alla fine della frazione a dorso. Poi, ai 275 metri raggiunse e superò Hall. Ai 325 metri lo svedese era passato in testa. McKee dette un ultimo colpo di gas, riprese Larsson e in quegli ultimi metri si convinse che avrebbe vinto.
Dopo il tocco vide Larsson e pensò di avere perso. Quando alzò lo sguardo verso il tabellone e vide il numero uno accanto al suo nome, con indicato il tempo di 4:31.98, pensò di avere vinto. Una quindicina di secondi dopo si accorse che anche accanto a Larsson era scritto il numero uno. Non capiva cosa stesse succedendo, anche perché nel frattempo era così debilitato da dover fissare una pianta dentro un vaso per mantenere la concentrazione e non svenire.
Neanche Larsson si rendeva conto di cosa stesse succedendo, intanto. Gunnar disse che la felicità del momento di vedere il numero uno accanto al suo nome si trasformò in disappunto quando l’altro svedese Gingsjo gli fece notare che c’era un altro numero uno sul tabellone. Intanto Gary Hall era arrivato quinto, superato anche dall’altro statunitense Steve Furniss, quarto, e da Hargitay, terzo.
Dopo una decina di minuti i giudici stabilirono che in base al tempo ricalcolato al millesimo di secondo aveva vinto Larsson.
4:31.981 to 4:31.983
Una tale differenza è molto più veloce di un battito di ciglia.
A nulla servirono le polemiche americane: a festeggiare l’oro sarebbero stati solo gli svedesi.
Nei pensieri di McKee, per un po’, è rimasta l’idea di avere perso per essersi girato a guardare dove fosse Larsson, a circa venti metri dall’arrivo. Normalmente non avrebbe significato niente, ma quello sguardo può essere stato determinante per perdere di due millesimi.
La storia, insegna
A seguito del risultato di quella finale il regolamento fu cambiato. In futuro i pareggi sarebbero stati risolti al centesimo di secondo.
Così, per esempio, a Los Angeles ’84 le americane Nancy Hogshead, di cui è stato allenatore anche McKee, e Carrie Steinseifer condivisero la medaglia d’oro nei 100 stile libero arrivando alla pari col tempo di 55.92. A Sidney 2000 il pari merito fu assegnato agli statunitensi Gary Hall jr. e Anthony Ervin nei 50 stile libero (21.98 il tempo nuotato).
Il mio nome è “Silver McKee”
A Monaco la sfida tra Larsson e McKee si ripeté nei 200 misti, ma lo svedese si impose di oltre un secondo. Anche a Montreal ’76 l’americano conquistò poi l’argento nei 400 misti, con un tempo inferiore al precedente record del mondo, ma superiore a quello del connazionale Strachan. Fu così che Tim diventò “Silver McKee”.
La differenza tra due medaglie d’oro e tre medaglie d’argento si può tradurre in un ventennio circa di distanza prima di essere ammessi all’International Hall of Fame. Larsson ci entrò nel 1979, mentre Mckee fu ammesso solo nel 1998.
Alle persone che gli ricordano la beffa di Monaco, sconfitto in base al regolamento poi cambiato, o che ne parlano come di un eterno secondo, McKee ha replicato che è già una fortuna essere stato all’Olimpiade.
“Il punto”, ha detto in alcune interviste, “è come ti poni di fronte alle medaglie. Se per te vincere una medaglia d’oro serve a identificare te stesso e a trovarti un posto nel mondo, che lo sia. Se ne hai sei e non ti sembrano questa gran cosa, significa che non rappresentano altro che un momento della tua vita. Alla fine quel che conta è mantenere un atteggiamento positivo, che permetta di affrontare le sfide future, che riguardino lo sport o meno, senza lasciare che la cultura del vincere a ogni costo inquini il mondo dello sport e la vita delle persone”.
Da Monaco a oggi
McKee non ha portato le medaglie in giro costantemente con sé, ma le ha lasciate nella casa dei suoi genitori insieme anche alle fotografie e alle memorie di quei giorni.
“Quella è la mia vita passata”, ha ribadito in un’intervista del 2004. “Adesso preferisco pensare al presente e al futuro, mio, di mia moglie, dei miei due figli e a quello di chi spera di poter superare il cancro anche grazie ai fondi raccolti dalla nostra associazione di nuotatori veterani. In fin dei conti sprechi il tuo presente se rimugini sul passato. Posso dire che le mie medaglie si sono ritirate con me”.
McKee non ha smesso di nuotare: ha lavorato nel marketing e come agente immobiliare, ma ha fatto anche l’allenatore di nuoto e infine il bagnino per oltre venti anni, pure partecipando con successo a qualche edizione dei campionati regionali di salvamento.
“Anche per superare i test per poter svolgere il mio lavoro è necessario mantenersi in forma. Peso solo dieci pound in più rispetto a quando conquistai l’argento a Montreal”, ha detto nel 2004. “Dopo essermi sposato (con l’ex nuotatrice Courtney), non fumo più perché ogni idiota sa che non fa bene e il periodo in cui è ammesso essere idioti è finito. A una cosa non rinuncio, però: vede questa barra da un chilo di cioccolata?”
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Tutte le finali di nuoto del 1972 a Monaco. Dal minuto sei in poi si vede quella dei 400 misti maschili: VIDEO
Fonti
Just Not Said Blogspot Tim McKee