Dopo l’esordio di settimana scorsa con i 50 stile libero, continua il nostro viaggio nellla storia dei record del mondo e dei migliori interpreti di ogni specialità.

Oggi Nuotofan ci parla dei 100 stile libero, la Gara Regina.

Nel 1920 il WR maschile apparteneva a Duke Kahanamoku con 1.00.4 e quello femminile alla Bleibtrey con 1.13.6, crono del 21,8% superiore, ma – dopo avere citato (è d’obbligo) Johhny Weissmuller, primo a infrangere la barriera del minuto (57.4 nel 1924) – già nel 1934 le donne avevano ridotto sensibilmente il gap cronometrico: 56.8 Fick rispetto all’1.04.6 dell’olandese Den Ouden (ha radici lontane la predisposizione orange per la velocità), quindi siamo al 13,7% di differenza.

Negli anni ’50, sia in campo maschile che (soprattutto) in quello femminile, emerge l’Australia. Dawn Fraser, autentica icona della specialità, migliora il WR per ben 11 volte, oltre ad essere la prima donna a scendere sotto i 60″.
Nel 1964 la Fraser fissa il WR femminile a 58.9, a 6 secondi esatti dal WR maschile di Clark: la differenza in termini percentuali è quindi scesa all’11,3%.

Dopo la vittoria a sorpresa dell’australiano Wenden a Città del Messico 1968 (in 52.2, nuovo WR), tra il 1970 e il 1972 Mark Spitz porta il WR maschile da 51.94 a 51.22. In campo femminile è l’altra grande protagonista dell’Olimpiade di Monaco, Shane Gould, a stabilire il WR in 58.5: siamo al 14,2% di differenza.

Nel quadriennio che porta a Montreal 1976 spiccano i 10 miglioramenti del WR femminile ad opera della formidabile Kornelia Ender, che nel 1973 (a 15 anni) realizza il suo primo WR in 58.25 e alle Olimpiadi 1976 il suo ultimo in 55.65.
Montreal 1976 è storica anche in campo maschile, perché Jim Montgomery nuota quel famoso 49.99, che poi viene subito migliorato dal sudafricano Jonty Skinner a 49.44. Alla fine del 1976 il gap si attesta al 12,6%.

Dopo la Ender, è Barbara Krause a compiere progressi rilevanti fino al 54.79 di Mosca 1980. Alla fine del 1980 il gap è quindi ridotto al 10.8%.

Nel 1981 uno dei grandi esclusi dell’Olimpiade moscovita, Rowdy Gaines, si appropria del WR maschile nuotando 49.36, crono che resisterà fino all’avvento della “Torpedine” Matt Biondi. Biondi ha nei 100 stile libero la distanza più congeniale, quella in cui viene esaltata la sua potenza ed ampiezza di bracciata. Dopo il suo primo WR con 49.24 nel 1985, Biondi lo migliora altre 3 volte fino al 48.42 dell’Olimpiade di Seul 1988.
In campo femminile solo Kristin Otto nel 1986, con 54.73, riesce a superare il WR della Krause. A fine 1988 il gap in termini percentuali tra WR maschile e femminile è risalito al 13,0%.

Biondi ha alzato molto l’asticella e per vedere migliorato il suo WR, come per quello nei 50 di Jager, occorre attendere lo zar russo, Alexander Popov, che nel 1994 nuota 48.21.
In campo femminile è Jenny Thompson a diventare primatista mondiale nel 1992 con 54.48, per poi cedere il record alla cinese Le Jingyi (54.01 ai Mondiali di Roma 1994). Alla fine del 1994 il gap è del 12,0%.

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Il 2000 è stato anno importante già nei 50 stile libero e lo è ancora di più nei 100 stile libero. Prima l’australiano Klim nuota un 48.18 e poi Pieter van den Hoogenband addirittura scende abbondantemente sotto i 48″: 47.84 all’Olimpiade di Sydney.
Il 2000 è anno orange a tutti gli effetti perché già si sono celebrate le imprese di Inge De Bruijn nella distanza più breve, e anche nei 100 stile libero la de Bruijn migliora più volte il WR fino a 53.77. 
I WR dei 100 stile libero coincidono, quindi, con i record nazionali olandesi e la loro differenza si attesta al 12,4%.

Il WR di Van den Hoogenband, come quello di Popov nei 50, cede solo all’avvento dei costumi placcati. Il 2008 è anno di miglioramenti a ripetizione ad opera dell’australiano Sullivan e del francese Bernard.
Alla fine dell’Olimpiade di Pechino è Sullivan a detenere il WR in 47.05, ma è Bernard ad essersi fregiato del titolo olimpico (47.21 dopo il 47.20 in semifinale, che è stato WR solo fino alla semifinale successiva, vinta da Sullivan in 47.05).

In campo femminile le cose vanno diversamente, perché già nel 2004 le australiane Lenton (53.66) ed Henry (53.52) migliorano il WR della De Bruijn.
Anche il 2006 porta progressi, con la Lenton autrice di un 53.42 alle selezioni per i Giochi del Commonwealth e poi la tedesca Britta Steffen che si laurea campionessa europea in 53.30. A fine 2007, prima del biennio gommato, il delta è dell’11,4%.

Si è detto del turbinoso 2008 maschile, e anche in campo femminile i costumi in poliuretano portano a sensibili progressi: la Lenton, diventata Trickett per matrimonio, scende sotto i 53″: 52.88.

Nel 2009 è Cielo a vincere il titolo mondiale a Roma nuotando quel 46.91 che sussiste ancora oggi, mentre la Steffen (che ha disponibile il costume gommato dopo le imprese di Pechino senza) migliora per ben 4 volte il WR femminile fino a 52.07.
Alla fine del 2009, cioè allo spirare dell’epoca gommata, il delta è dell’11,0%.

Solo il WR femminile viene migliorato nel decennio successivo: prima è Cate Campbell a farlo per un solo centesimo (52.06), poi è la Sjostrom a distruggere la barriera dei 52″ con il suo 51.71 ai Mondiali 2017 di Budapest.

Siamo quindi al 10,2% di differenza, sotto il minimo precedente del 1980 (10,8%), quando il WR maschile era il 49.44 di Skinner e quello femminile il 54.79 della Krause.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4