Bentornati! Eccoci alla seconda puntata dell’inchiesta scuola e sport.

La mia “indagine” parte da lontano, anche se non sembra.

Ma andiamo con ordine, e ci facciamo aiutare da un gentilissimo dirigente scolastico.

Punto di partenza… cosa dice la legge?

Nel decreto presidenziale n. 122/2009 all’art. 14, che regola la valutazione dello studente, si spiega chiaramente che per concorrere a tale valutazione finale l’alunno deve aver ottenuto i 3/4 di presenze dell’orario personalizzato, cioè dell’orario che concorre alla valutazione. Le scuole possono derogare  a questa  norma per giustificati motivi documentati, indicati allora principalmente come motivi di salute.

Nel novembre 2010 la deputata Manuela Di Centa, olimpionica di sci di fondo, fece un’interrogazione parlamentare in cui chiedeva che la pratica di manifestazioni sportive fosse oggetto di deroga e ottenne risposta positiva; per cui con la circolare n. 20/2011 – badate bene all’anno!!! – e con il protocollo 2065 (siamo a marzo 2011) si indicano tra gli altri le partecipazioni alle attività sportive e agonistiche di federazioni riconosciute dal CONI come motivo di deroga e si invitano i Dirigenti scolastici ai dovuti adempimenti.

Cosa significa ciò?

Lo abbiamo chiesto a fine dicembre a Guido Garlati, dirigente scolastico dell’istituto Mosè Bianchi di Monza, scuola capofila per l’ambito territoriale 27 (per intenderci, 58 scuole della provincia di Monza e Brianza) e quindi rappresentante di questa area per tutti gli istituti in materia di formazione, organico e organizzazione delle attività.

“La circolare 20 non è una legge come la 122, ma deve essere applicata in quanto è una circolare, una norma che deroga la 122 la quale a sua volta intendeva limitare le assenze ingiustificate” – spiega Guido Garlati. I Dirigenti scolastici (i vecchi presidi, per intenderci) la portano in Consiglio di Classe e qui vengono prese le decisioni. “La norma viene sempre applicata, non ci sono né Dirigenti scolastici ma soprattutto Consigli di classe che non lo fanno. Il vero problema – e qui tocchiamo il punto nodale – è: i consigli di classe e i professori sono disposti a tenere conto dell’attività sportiva dello studente? Ovverossia la deroga viene applicata ma ci sono tutti i mezzi per cui il consiglio di classe, quindi i professori, mettano in campo i mezzi affinché il ragazzo rimanga al passo con gli studi?  Traducendo, il ragazzo si trova con la deroga ma poi viene bocciato perché non ha raggiunto i risultati richiesti” (in pratica… la sufficienza, NDR).

Come gestire le assenze prolungate?

Poniamo il caso di un atleta che debba affrontare lunghi ritiri (è notizia di questi giorni che Ilaria Cusinato, Lorenzo Glessi e Simona Quadarella, tutti studenti delle superiori e talenti del nostro sport, sono partiti il 15 gennaio per un collegiale di oltre un mese negli Stati Uniti).

“Ogni scuola è dotata oramai di LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) per cui non esiste cosa scritta sopra che non venga registrata dal registro elettronico. Uno studente ovunque sia nel mondo può collegarsi e sapere cosa ha fatto il docente quel giorno. Una cosa più sofisticata può essere fatta con Skype (come io e lei per questa intervista) con uno studente a casa: ma potrebbe anche essere fatto uno a uno con un professore che con il ragazzo potrebbe collegarsi magari mezz’ora per fare un riassunto delle sue lezioni. Ma questo dovrebbe comportare un’azione da parte dei docenti e quindi del consiglio di classe, che entra nel principio della deroga: si mettono in atto delle azioni per cui si cerca di venire incontro allo studente per far sì che nonostante la sua assenza egli possa seguire con profitto. Se noi riteniamo che lo sport abbia un valore, questo non deve essere scritto solo nei documenti del piano di offerta formativa, ma ci si deve credere. In qualche misura quindi noi docenti dobbiamo tenerne conto.”

Quindi il riassunto è che la norma dice che ci si deve adeguare ma il consiglio di classe deve pensare a come aiutare il ragazzo. E noi aggiungiamo: il ragazzo deve però fare la sua parte!

La scuola italiana perciò si è mossa nella direzione degli studenti-atleti, a quanto pare. Tanto che nell’ultima riforma, ad esempio, è stato istituito il liceo sportivo, con una percentuale di ore dedicate alle discipline di scienze motorie di circa il 30% (8 ore sulle 30 totali).

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Il programma sperimentale per studenti di alto livello… sportivo!

Ulteriore prova sarebbe il recente (beh… mica poi tanto, NDR) decreto 935 del dicembre 2015, che istituisce il programma sperimentale per una didattica innovativa supportata dalle tecnologie digitali relativa a studenti di alto livello (sportivo, ovvio).

Ciò consente attraverso l’individuazione di un tutor sportivo esterno e un tutor scolastico di redigere un Piano Formativo Personalizzato, con la possibilità di seguire parte delle lezioni su piattaforme digitali e quindi da casa (il decreto non specifica quale percentuale). Spiega ancora il Dirigente Guido Garlati : “questo è un tentativo da parte del ministero di attuare  con delle azioni strutturate quello che io le ho illustrato prima in via teorica (cioè l’utilizzo delle varie opzioni per consentire allo studente sportivo di non perdere le lezioni)”.

Tra l’altro non si sa quali e quanti siano i posti disponibili e quanti saranno presenti per questa iniziale sperimentazione, che come detto riguarda solo un determinato livello: per il nuoto, ad esempio, bisogna rientrare nei primi 12 del proprio anno o della propria categoria, non è ben chiaro. (NDR: tra l’altro, proprio in questi ultimi giorni di gennaio abbiamo risentito Garlati il quale ci dice che non si hanno ancora notizie su chi ha abbia avuto accesso a questa sperimentazione).

In realtà Garlati dice che la deroga in sé sarebbe già sufficiente se ci fosse un chiaro piano di offerta formativa concordato con il Consiglio di Classe dello studente, una volta venuto a conoscenza delle sue necessità.

Questo ultimo decreto, spacciato come grande innovazione, è in realtà quindi un tentativo di far sì che questo sistema della deroga si tramuti in pratica quotidiana.

“Il monte ore annuale per ogni tipologia di istituto è istituito dalla normativa del 1999 e dalle seguenti leggi (fino alla legge Gelmini) e concede una certa autonomia alle scuole. Il totale annuale di ore per ogni materia potrebbe essere personalizzato in tal modo: avendo una materia ad esempio 66 ore annuali, non è detto che si debba farne 2 alla settimana per 33: si potrebbe concentrarle tutte in un periodo e poi non farne più per un altro periodo. Questa si chiama offerta curricolare”.

Un offerta personalizzabile nell’ambito dell’autonomia scoltastica

Come ci dice il preside, questa offerta è quindi ampiamente personalizzabile nell’ambito dell’autonomia scolastica che è stata appunto istituita con queste norme dal 1997 in avanti. In particolare con la circolare 275 in materia di autonomia delle scuole dispone (artt. 8 e 9) che la scuola, pur attenendosi all’orario nazionale cioè al monte ore annuale, determina il curricolo obbligatorio cioè l’orario curricolare. In particolare può personalizzare l’offerta formativa con discipline e attività facoltative.

“Si potrebbero ridurre le ore di una disciplina (cioè farne meno di 66) per introdurne un’altra facoltativa scelta in un novero di altre (quindi non casuali): ad esempio, un liceo linguistico potrebbe ridurre le ore di una materia qualsiasi per introdurre una nuova disciplina o aumentare le ore di un’altra (tra cui ad esempio scienze motorie, la vecchia ginnastica!). In questo caso l’offerta resta nell’ambito curricolare, cioè non c’è un aumento del monte ore annuale. Ma si può anche ampliare l’offerta di ore, cioè anziché togliere delle ore ad alcune materie posso aumentare le ore totali (offerta extracurricolare, che naturalmente nella scuola statale viene generalmente pagata dagli studenti perché non devono esserci oneri aggiuntivi)”.

Docenti, atleti e genitori… a ognuno la sua parte

Tutto ciò naturalmente richiede la capacità e la volontà degli insegnanti di venire incontro agli studenti e di utilizzare tutti i metodi possibili per garantire a questi ragazzi di seguire il percorso curricolare di pari passo con la carriera sportiva.

Quindi la vera rivoluzione deve essere nella mentalità del docente, supportato però con tutti i mezzi possibili per aiutare il ragazzo con tutte le piattaforme che garantiscano una docenza anche ai ragazzi che per la loro carriera sportiva non sempre possono seguire le lezioni con continuità.

In più, aggiungo io, ben vengano tutti i mezzi che portino a conoscenza i genitori e gli studenti della possbilità di utilizzare questi mezzi (e qui sì che Internet e social, se ben usati, possono diffondere queste notizie).

Con questo concludiamo il discorso con Guido Garlati, il quale dice che sebbene queste norme esistano da anni solo ora vedono un tentativo di attuazione. E anche noi siamo certi che se i docenti e i vari consigli di classe avranno a disposizione i mezzi e sapranno usarli, ci sarà modo di aiutare gli studenti senza obbligarli a fare una scelta tra la scuola e la loro passione.

In Italia il percorso per una maggior consapevolezza del valori dello sport è appena iniziato, nelle prossime puntate vedremo il confronto con le realtà estere. Iniziando dal Canada!

A presto!

Si ringrazia Guido Garlati, Dirigente scolastico del IIS Mosè Bianchi di Monza