di Roberto Voce
“O sarracino o sarracino, bello guaglione… O sarracino, o sarracino, tutte ‘e femmene fa suspirà”: pensando all’epifanico meeting aretino inevitabilmente la mente va al compianto pianista napoletano Renato Carosone (1920-2001) e al suo singolo del 1958 composto, come del resto il B side di quel 45 giri (“Carovan Petrol”: “… Allah, Allah, Allah, ma chi t’ha ffatto fa’?…”), assieme al fido paroliere Nisa (Nicola Salerno). Innumerevoli gli aneddoti relativi al Carosone di “Maruzzella” e “Io, mammeta e tu”, primi suoi successi commerciali. Nel pomeriggio del 3 gennaio 1954 fu il 1° musicista ad apparire in televisione, mentre il 2 luglio del ’55 inaugurò la stagione estiva della Bussola di Focette in Versilia, futuro tempio della musica leggera italiana,. Per non parlare dell’esibizione nel ’59 a San Paolo del Brasile con la mitica Marlene Dietrich e del misterioso ritiro dalle scene nazionali durato quasi 16 anni. E al grande maestro Renato si ispira Antonio de la Cuesta, in arte Tonino Carotone (non a caso sceglie questo pseudonimo), disco d’oro nel 2000 con l’album d’esordio “Mondo difficile” che conteneva il brano di successo “Me cago en el amor”, dal noto incipit/refrain “E’ un mondo difficile, e vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto”, oltre ad un’inevitabile cover, con tanto di duetto con il musicista partenopeo, di “Tu vuo’ fa’ l’americano” (ultima incisione di Carosone prima di morire). E che si tratti della sua canzone più famosa lo dimostrano sia l’omaggio ne “Il talento di Mr. Ripley” (1999), in cui è interpretata da Fiorello, Matt Damon e Jude Law, sia la versione dance “We No Speak Americano” del duo australiano Yolanda Be Cool (2010).
Tornando ad Arezzo, nella vicina Capolona si sono formati, all’inizio degli anni ’90, i Negrita (nome derivante dalla canzone dei Rolling Stones “Hey! Negrita”). Usciti dall’anonimato con il singolo “Cambio” (1994) e dopo la collaborazione con Ligabue nell’album “A che ora è la fine del mondo?”, i Negrita vendono 60.000 copie con “Paradisi per illusi” (1995). Nel 1997 esce XXX, disco di platino grazie a singoli di successo come “Sex”, “A modo mio” e “Ho imparato a sognare”, inserito nella colonna sonora del film “Tre uomini e una gamba” del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Trio che chiede ai Negrita di comporre l’intera colonna sonora di “Così è la vita”, con “Mama maé” che diviene il 1° singolo dell’album “Reset” (1999, altro disco di platino) dalle sonorità più elettroniche (v. la bellissima “In ogni atomo”). Di quel LP è anche “Hollywood”. Dopo “Radio Zombie” (2001) e la poco fortunata partecipazione al Festival di Sanremo con “Tonight” (2003), il 3° inedito della raccolta “Ehi! Negrita”, “Magnolia”, diviene il tormentone dell’estate, così come avverrà con “Rotolando verso sud”, 3° singolo estratto dal latineggiante “L’uomo sogna di volare” (2005), anch’esso capace di vendere oltre 100000 copie. Spesso in nomination agli MTV European Music Awards quale “Miglior gruppo italiano”, si vedono soffiare il premio, nell’ordine, da Bluvertigo, Subsonica e Negramaro. A novembre 2008 “HELLdorado” è già disco d’oro dopo appena una settimana, divenendo poi di platino l’anno successivo grazie anche al 3° singolo (sì, sempre il 3°!) “Gioia infinita”. Nell’album “Dannato vivere” (2011), in due brani non è l’aretino Pau (Paolo Bruni) a cantare, ma il chitarrista concittadino Drigo (Enrico Salvi). Pau che “si rifà” l’anno scorso partecipando al Sistina di Roma al musical “Jesus Christ Superstar” nelle vesti di Pilato.
E “rotolando verso sud” ci spostiamo a Conversano, teatro domenica prossima del 1° “Trofeo Airon Club”. Siamo a pochi km da Bari dove il celebre motivo della tradizione popolare calabrese pare sia stato rivisitato in un più gastronomico “Cara frisella mia” con chiaro riferimento a quello che un tempo era considerato il pane dei Crociati (…. ovviamente di grano duro, non… saraceno!). Battute a parte, proprio a Bari nel ’97 si è formato un gruppo di world music a dir poco suggestivo, i Radiodervish, nati dalla collaborazione di Nabil Salameh e Michele Lobaccaro con il tastierista Alessandro Pipino. Nel ’98 con “Lingua contro lingua”, album prodotto da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni (ex Cccp, Csi), si aggiudicano il Premio Ciampi per il miglior esordio discografico. Il comune leccese di Melpignano, dato il loro costante impegno per la pace e il dialogo tra i popoli, conferisce la cittadinanza onoraria sia al palestinese Salameh che alla collega israeliana Noa, spesso particolarmente critica verso il proprio governo. I Radiodervish danno poi alla luce, tra gli altri, a 3 album imperdibili: “Centro del mundo” (2001), in cui merita una citazione particolare “L’esigenza”; “L’immagine di te” (2007) prodotto da Franco Battiato; “Beyond the Sea” (2009), contenente brani con testi in arabo, inglese, francese, spagnolo e, uno solo, in italiano, quel “Tancredi e Clorida” che rimanda alla storia d’amore narrata da Torquato Tasso ne “La Gerusalemme Liberata”. Nell’album del 2007 è presente la canzone “Se vinci tu” in cui si parla anche di nuoto, ma di un nuoto molto particolare (“Qui dentro me c’è un silenzio da ascoltare, il mio cuore che va con la voglia di capire tutto adesso, impari a nuotare, mari d’emozioni, cerco distrazioni che partono da te…”) sebbene possa sembrare che ci si riferisca inizialmente agli 800/1.500 stile e nella parte finale a un 2 delfo o ad un 4 misti!!! L’ultima fatica dei Radiodervish, “Human”, è datata 2013.
Dolenti… note. Non sono mancate, tra la fine del 2014 e i primi giorni di quest’anno, gravi perdite per il mondo della musica. Lo scorso 7 dicembre è venuto a mancare, per un malore nella sua amata Basilicata che lo ha colto sul palco alle prime note del suo più grande successo (la canzone “Oro”, scritta per lui dal grande paroliere Mogol), Pino Mango. Un cantautore raffinato, dall’infinita estensione vocale, che ci ha affascinato per anni (21 album all’attivo) con le sue avvolgenti melodie e i suoi elaboratissimi arrangiamenti. Il suo capolavoro in questo senso è “Mediterraneo”, una canzone d’atmosfera talmente rilassante che ho appena addormentato mia figlia fischiettandola! “Dove andrò?” si chiedeva Mango nel lontano 1985; la dolorosa risposta l’ha data il suo staff comunicando su facebook quanto avvenuto, in occasione di una serata benefica, sul palco del PalaErcole di Policoro (MT): “La nostra rondine è volata via nel cielo sbagliato!” Sempre per un infarto e sempre a 60 anni ha trovato la morte, nella notte tra domenica e lunedì scorso, un altro Pino, quel Pino Daniele ideatore del rock-blues partenopeo (“A me me piace ‘o blues e tutt’e journe aggio cantà…”) e messaggero della napoletanità prima in Italia e poi nel resto del mondo (“Napule è”, contenuto nell’album d’esordio “Terra mia” del 1977, è un autentico manifesto della sua città, ora in lutto: “Napule è mille culure, Napule è mille paure, Napule è a voce de’ criature che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sulo…” ). Due settimane prima era deceduto un altro esponente di spicco del blues internazionale, Joe Cocker (all’anagrafe John Robert Cocker), salito alla ribalta per le cover dei Beatles e l’esibizione a Woodstock nel 1969, e poi divenuto famoso grazie pure ad alcune interpretazioni in colonne sonore rimaste per sempre impresse nella memoria collettiva: stiamo parlando ovviamente di “9 settimane e mezzo” (“You Can Leave Your Hat On“, di RandyNewman) e di “Ufficiale e gentiluomo” (il duetto “Up Where We Belong“ con Jennifer Warnes gli è valso l’Oscar per la migliore canzone nel 1983). Citando una delle sue più belle canzoni (“When the night comes”), la notte per il 70enne cantante di Sheffield (nominato Ufficiale dell’Ordine dell’Impero britannico nel 2007) è sopraggiunta lo scorso 21 dicembre nel suo ranch in Colorado dopo aver lottato invano contro un cancro ai polmoni.