i tuffi sono dentro di te!
Mi ricordo molto bene quando, 12 anni fa, io, Maria e Tommaso mettemmo piede nella Sprunghalle di Berlino: era il nostro primo Campionato Europeo insieme, io ero già “un veterano” della nazionale maggiore, mentre Maria, così come Tania Cagnotto e molti altri elementi della squadra, erano dei “novellini” alla prima esperienza.
Ricordo l’emozione di trovarsi in un impianto così mastodontico e all’avanguardia e soprattutto ricordo la “timidezza” di mia sorella di fronte alla grandezza di un Europeo: lei era poco più di una bambina con i suoi 16 anni!
Lì la nostra nazionale iniziò a mietere i primi successi come squadra: non più risultati sporadici di singoli individui, ma il successo di un team! Maria 12 anni fa nella gara da 1 metro arrivò quarta nello stupore e nella gioia generale: noncurante dell’emozione portò a casa un risultato eccezionale che lasciava intravedere tutto il suo potenziale; poi venne la medaglia di bronzo nel sincro insieme a Tania e tutte le altre, ma ormai questa è storia.
La settimana passata ho rivisto Maria, ormai una donna di 30 anni, tornare a Berlino: cresciuta, forte, tra le prime atlete al mondo. I tempi sono cambiati e con loro lo sport dei tuffi, ma per me lei è rimasta sembra la stessa: piccola e un po’ fragile (anche se lo nasconde bene!). E proprio dopo la gara dal trampolino di un metro ho rivisto la mia sorellina: nuovamente quarta, ma questa volta in lacrime.
Si aspettava, come tutti del resto, molto di più da quella gara e posso capirla: vedersela sfuggire per pochi punti è doloroso, sapere di valere una medaglia, forse anche quella più pregiata e poi ritrovarsi con niente appeso al collo fa male: 12 anni dopo ritrovarsi nella stessa piscina, nella stessa manifestazione, sullo stesso trampolino e nella stessa posizione le deve aver fatto crollare il mondo addosso.
La guardavo in televisione e stavo male per lei, so cosa le dev’essere passato per la testa: dubbi, incertezze sul proprio valore, sugli allenamenti… Tutto le deve esser sembrato vano, “sbagliato” e sono momenti difficili.
Ma poi, qualche minuto dopo l’ho rivista durante le interviste: ancora con gli occhi rossi e la voce rotta dal pianto, ma con il piglio che così tanto ci contraddistingue, noi Marconi: la voglia comunque e sempre di rialzarsi e ricominciare a provare; che sia un allenamento o una gara andata male, Maria, così come me e Tommaso, non riesce a piangersi addosso per troppo tempo, deve guardare avanti per capire quale sarà il prossimo ostacolo da superare, il prossimo obiettivo, per cercare di raggiungerlo, a tutti i costi: noi siamo fatti così.
Forse non ci riuscirà oggi, domani, ma Maria la conosco bene: si riposerà, metterà da parte anche questa “ferita” e poi ricomincerà ed io sono sicuro che prima o poi arriverà il suo momento, lo so per certo, buon sangue non mente!