di Alessandro Foglio

La World Cup si è chiusa nel week-end di sabato 1 e domenica 2 in quel di Singapore, incoronando l’Iron Lady Katinka Hosszu tra le donne e il giovane sudafricano Chad Le Clos fra gli uomini come vincitori delle rispettive categorie. Due grandi atleti, che hanno preso le luci della ribalta di una competizione che si è snodata lungo sette tappe in giro per il mondo. Il bilancio finale di questa edizione lo fa per noi una che a Coppe del Mondo ha partecipato e non solo a quelle: stiamo parlando di Cristina Chiuso, che ha seguito con interesse questa “World Swimming Cup 2014” e ha risposto ad alcune nostre curiosità.

Ciao Cristina. La World Cup è finita da pochi giorni. Chi ti è piaciuto di più e da chi invece ti aspettavi qualcosa di meglio?

“Ciao! Allora di meglio direi che mi aspettavo le presenze degli italiani, mi sarebbe piaciuto vederli più spesso e numerosi, ma son scelte tecniche che rispetto. Chi mi è piaciuto di più invece sicuramente Katinka Hosszu, è impressionante, non si tira mai indietro, preferisce gareggiare e arrivare anche ottava con un tempo alto piuttosto che mollare, non ha paura di perdere. E’ un  modo per allenarsi, è evidente che sia così. Condivido la sua scelta, gareggiare è un ottimo metodo di allenamento e lei di gare ne faceva tante e in soli due giorni. Certo bisogna anche avere doti di polivalenza che ha lei! Anche Chad Le Clos mi è piaciuto, è rimasto imbattuto.”

E se su Katinka si è già parlato e anche tanto, su Le Clos cosa ci dici?

“Be che si presenta dove vince. E’ cresciuto molto in velocità, credo perché voglia preparare al meglio i cento farfalla dato il rientro di Phelps in vista di Rio, mentre sui 200 l’americano non ci sarà. Per questo ha gareggiato tanto anche nei 50 e 100 stile con ottimi tempi e comunque sia vincendo sempre. Mi hanno impressionato le sue subacquee, soprattutto quelle del secondo venticinque dei cinquanta, dove tutti escono presto per cercare la nuotata veloce, mentre lui tirava la subacquea lunghissima.”

Veniamo invece alle novità. Chi sono i volti nuovi usciti quest’anno?

“E’ andato molto bene Myles Brown, un sudafricano di ventidue anni. Un bell’atleta, che ha gareggiato nei 200 e 400 stile senza tempi clamorosi ma ha nuotando spesso in negativo, è un nome nuovo come fu Le Clos qualche anno fa. Poi mi ha colpito molto Thomas Fraser Holmes anche se non è una novità, e anche Alia Atkinson che nella rana ha dato del filo da torcere e messo anche la mano davanti a una certa Rita Melloutite. Mi è piaciuta nei 100 dove è andata vicino al record mondiale, ma anche nei 200 che per una velocista non è male. Poi bene i giapponesi, con una ragazzina classe 2000 in acqua, ma anche i cinesi con molti giovani e anche qualche americano. Diciamo che la struttura della World Cup può servire ai giovani per crescere, per farsi vedere. Bravo anche lo spagnolo Miguel Ortiz che ha vinto i 50 dorso. E’ stata una competizione di altissimo livello anche se mancavano tanti big.”

Tornerà una tappa del WC in Italia?

“Sarebbe molto bello ma è difficile. Una volta c’era ad Imperia ed era molto bella, anche perché porta in Italia una manifestazione Internazionale, ma per ragioni sia di spazio che economiche anche in altri stati non l’hanno organizzata, come in America e in Svezia o a Berlino, che erano tappe storiche.”

In Italia si è però tenuto questa domenica il “41° Trofeo Nico Sapio” a Genova. Come hai visto gli azzurri e cosa ti aspetti dai Mondiali di Doha?

“Era la prima uscita ufficiale, manca ancora un mese al Mondiale ed è normale che i tempi non siano ancora i migliori. Manca ancora Federica Pellegrini che debutterà a Viareggio, sarà curioso vedere come andrà con il “nuovo” staff privo di Lucas, che è una perdita importante senza nulla togliere a Matteo Giunta che è un allenatore giovane ed è giusto che i giovani abbiano la possibilità di allenare. Anche la Franklin è seguita da un allenatore giovane. Speriamo dunque che ciò che di buono si è visto a Berlino si ripeta, credo nella 4×200 stile donne, ma anche in Fabio Scozzoli e la 4×100 stile uomini, anche Ilaria Bianchi che ha da difendere un difficile titolo su 100 farfalla o Silvia Di Pietro che può puntare alla finale nei 50 stile. Anche da Detti e Paltrinieri mi aspetto buone cose anche se la vasca corta, soprattutto per il secondo, è meno indicata.”

Quanto è difficile infine, vedere un italiano vincere la World Cup?

“Molto, perché bisogna farla tutta, devi essere polivalente, conta la presenza in minimo cinque gare per tappa e per ora vedo difficile avere atleti che possano competere così. Sicuramente  ne abbiamo che possono vincere due o tre gare ma per concludere in testa la WC non basta.”

Un mese di “riposo”  dunque e poi saremo tutti pronti a gustarci i mondiali in vasca corta di Doha, dal 3 al 7 dicembre,e tifare azzurri!!