Pan Pacific Swimming Championships 2014

Pan Pacific Swimming Championships 2014

Non sono mancati record, gare concluse sul filo dei centesimi e autentici drammi umani (e redenzioni successive) nella XII edizione dei Panpacifici, disputati dal 21 al 24 agosto al Gold Coast Aquatic Center.

La manifestazione, che dal 2000 ha assunto cadenza quadriennale nell’anno pari non olimpico, oltre ai campioni dei paesi ‘fondatori’ (Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti) e degli stati che si affacciano sul Pacifico, ha visto presenti, nel rinnovato impianto della località australiana del Queensland che tra quattro anni ospiterà i Giochi del Commonwealth, anche nuotatori delle rappresentative nazionali ‘ospiti’ dell’evento, tra cui il Brasile e il Sudafrica.

 

La location scelta e… il nuoto “estremo”

 

 

Gold Coast - vasca scoperta

Gold Coast – vasca scoperta

Fin dalla vigilia, quando si era capito che il meteo sarebbe stato davvero inclemente nei 4 giorni di gara, è divampata la polemica sulla scelta di un impianto all’aperto nell’inverno australiano.
Vista la nota rivalità tra Usa ed Australia, c’è chi ha ipotizzato la deliberata ricerca di “sfruttare il fattore campo” fatta dagli australiani, già da alcune settimane sul posto e quindi acclimatatisi, rispetto a statunitensi che venivano dai 30-32°C costanti della soleggiata Irvine, in California, dove si erano disputati i Campionati nazionali, prima tappa del percorso di selezione verso i Mondiali 2015 che, proprio ai Panpacs, vedeva la seconda, decisiva tappa.

Tutto è possibile, certo, ma io propenderei per una spiegazione meno “complottista”: la federazione australiana, secondo me, ha scelto il nuovo impianto di Gold Coast – frutto di un ingente investimento -semplicemente perchè voleva collaudarlo in vista dei Giochi del Commonwealth del 2018. E, naturalmente, sperava di schivare i 5-6 giorni di pioggia (lieve) che in media ci sono ad agosto a Gold Coast.
Risultato: in almeno 3 giorni di gara su 4 è caduta più pioggia che nei mesi di agosto degli ultimi 3 anni a Gold Coast.
E, con la pioggia, si sono ovviamente abbassate le temperature che, nelle prime 3 sessioni di finali, cominciate alle 19 locali, erano circa sui 14° C.

Per completare l’opera non è mancato un robusto vento dal mare che ha reso quasi “epica” (tipo certe gare di ciclismo) la prova dei nuotatori, che si presentavano ai blocchi intabarrati in spessi giubboni che abbandonavano solo prima di salirvi, e ammirevoli gli spettatori presenti sulle tribune.

 

I record estremi del fenomeno Ledecky

 

Katie Ledecky a Gold Coast

Katie Ledecky a Gold Coast

Nonostante ciò, già nelle prime 3 giornate avversate dal maltempo, Katie Ledecky ha continuato il suo viaggio al di là dei confini umani. Nella prima giornata di gare ha affrontato 200 e 800 sl a seguire, e ha vinto entrambe le gare, cosa che non era riuscita a nessun’altra prima di lei in una grande competizione internazionale.
Nei 200 sl ha piazzato un notevole 1.55.74, e negli 800 sl, con 8.11.35, è andata a soli 35 centesimi dal WR che lei stessa ha realizzato a giugno di quest’anno.

Nella seconda giornata di gare si è “limitata” a trascinare alla vittoria la 4×200 sl Usa con un’ultima frazione da 1.54.36, per poi imboccare con decisione la strada dei WR: 3.58.37 nei 400 sl nella terza giornata di gare e 15.28.36 nei 1500 sl nell’ultima giornata.

Sono tempi impressionanti, ovvio, in particolare quello dei 1500 sl (ed è ancor più impressionante l’analisi dei parziali di quel 1500 sl), ma dopo lo shock dei WR realizzati dalla Ledecky in giugno in piena fase di carico, non stupiscono più di tanto.

Sono il naturale compimento del percorso di un’atleta dall’incredibile voglia di migliorarsi e di competere, più che con le avversarie ormai lontane con i record.

E’ logico pensare che, se non fosse stato per i 200 sl nuotati poco prima e per le condizioni pessime del primo giorno, anche l’8.11.00 negli 800 sl sarebbe stato polverizzato.

Bruce Gemmel, l’allenatore della Ledecky, la chiama “the quiet assassin”. Direi che come soprannome si può fare di meglio e di più per definire una autentica extraterrestre del nuoto che, ripeto, ormai lotta solo contro i record, almeno dai 400 sl in su, e anche nei 200 sl è ormai da oro mondiale.


I “dramma” sportivi


Ma a Gold Coast c’è stato anche spazio per altre storie di sport: storie di fallimento e redenzione, di mancata qualificazione per i Mondiali e di riscatto successivo.

Due nomi, entrambi tra gli Usa che, come detto, decidevano qui, assieme ai risultati dei Nationals, i qualificati per i Mondiali 2015: Kevin Cordes e Ryan Murphy.

 

Kevin Cordes

Kevin Cordes

Kevin Cordes, ranista dalle enormi potenzialità ma incredibilmente “pasticcione”, aveva fallito la finale dei 100 rana ai Nationals dopo essere stato il migliore in batteria. Qui, dopo essere sceso nettamente sotto i 60″ in batteria, nella finale lotta con gli occhialini pieni d’acqua; riesce finalmente a togliersi in virata interrompendo il movimento e a concludere la gara in 1.00.19 sacramentando in texano.

Ma la beffa finale è lì ad attenderlo perchè i giudici, severissimi, decidono di squalificarlo. E, quindi, per i risultati combinati di Nationals e Panpacs, Cordes, sicuramente il miglior ranista Usa, non disputerà i 100 rana ai prossimi Mondiali.

Restano, per lui, da disputare i 200 rana e per Bowman, responsabile della nazionale maschile Usa, la difficile scelta se schierare un ragazzo, ormai con il morale a terra, nella mista finale.

Premessa necessaria: Cordes nelle staffette ha un curriculum disastroso, avendo fatto squalificare staffette, sia in campo internazionale che societario, per partenza anticipata.

Poi c’è la sua tendenza a fallire, per sfortuna od ansia, tutti gli appuntamenti importanti. E la 4×100 mista, per gli Usa, è LA STAFFETTA, quella da vincere a tutti i costi e che da anni segna la loro leadership mondiale.

Bowman decide di fare fiducia a Cordes per la staffetta facendogli rinunciare alla finale dei 200 rana (gara in cui aveva la qualificazione mondiale assicurata per il crono dei Nationals).

Nell’ultimo giorno di gare finalmente le nubi hanno lasciato Gold Coast e, con loro, anche la personale nube che pare seguire il ragazzone texano: Cordes fa una ottima frazione lanciata da 58.6 con cui trascina gli Usa al comando della mista.

“Redenzione” compiuta e grande iniezione di fiducia per un elemento assai importante per la mista Usa in vista di Mondiale ed Olimpiade dei prossimi due anni. Un elemento che poteva perdersi.

 

 

 

Ryan Murphy

Ryan Murphy

Ryan Murphy, dorsista emergente di Cal, era uscito dai Nationals con la qualificazione in entrambe le distanze del dorso, stile in cui negli Usa è storicamente durissimo agguantare uno dei due posti per Mondiali ed Olimpiadi (per dire: Randall Ball, dorsista formidabile, non ce l’ha mai fatta).

Ai Panpacs Murphy sa che dovrà lottare ancora duramente: Plummer nei 100 e Lochte nei 200 vogliono il suo posto.

Si parte con i 100 dorso nel frigidaire australiano. Murphy tira in batteria per entrare nella finale A assieme a Grevers. Plummer, più scafato, si accomoda in finale B, in cui pure si può ottenere un tempo utile per la qualificazione.

La sera si disputa prima la finale B, e Plummer nuota 53.19, cioè due centesimi meglio del crono di Murphy ai Nationals. Murphy entra in acqua subito dopo sapendo che dovrà fare meglio di quel 53.19. Non ci riesce, nuota 5 centesimi di troppo, e il suo terzo posto nella finale A a pochi decimi da Irie e Grevers è amarissimo.

A questo punto si profila l’incubo, con Lochte al via dei 200 dorso, di perdere la qualificazione ai Mondiali anche lì.

I 200 dorso si disputano il giorno dopo, assieme ai 100 farfalla. Non ci sono scratches annunciati e chissà se almeno a Murphy viene detto qualcosa. Fatto sta che Lochte, a sorpresa, decide di puntare tutto sui 100 farfalla e di ritirarsi dai 200 dorso. A questo punto, la strada per Murphy è spianata e l’incubo di non partecipare ai Mondiali dissolto.

 

[continua…]