Ho iniziato a frequentare il mondo dei Master a 18 anni. Alle 14.30 mi allenavo (facevo ancora agonistica), poi mi mettevo la maglietta da coach, alle 17 allenavo gli Esordienti B e alle 20 la squadra master. 

Per me è stata un’esperienza formativa, e non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto umano. 

Mi ricordo che programmavo la settimana di allenamenti con grande accuratezza, scrivendomi gli allenamenti sul taccuino come fanno i grandi allenatori: martedì il lungo, mercoledì tecnica, venerdì velocità. Il venerdì, dopo l’allenamento, si andava a una vicina paninoteca a festeggiare il weekend con una bella pinta, la domenica le gare erano una scusa per scoprire un ristorante di periferia e la trasferta estiva un bel modo per farsi due giorni a Riccione.

Nella mia prima squadra non c’erano ex agonisti, ma solo nuotatori amatoriali provenienti dai corsi di nuoto, per i quali ero una specie di guru. Questo non significa che non ci tenessero al risultato, anzi, ma diciamo che non era l’unica cosa che contava. Nel tempo, poi, ho allenato Master di tutti i tipi, dall’M25 che veniva dall’agonistica all’M50 iper competitivo, fino all’encomiabile M70 anima del gruppo. 

Al di là dei record (verso i quali massimo rispetto) e delle medaglie, ciò che mi ha sempre affascinato di più sono le motivazioni dietro alla passione per questo mondo così variegato e diffuso, tanto da poter essere considerato un vero movimento di massa.

Con le immagini degli Italiani di Riccione ancora degli occhi, ho fatto ad alcuni amici una domanda all’apparenza semplice: perché fai i Master? Le risposte sono una piccola fotografia del mondo master italiano.

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L’acqua è il mio elemento, amo nuotare e anche se il nuoto è uno sport individuale la squadra è una seconda famiglia” mi ha detto C, M45 che si ritaglia qualche oretta di pausa qua e la, tra il lavoro e i bambini.

Il fattore sentimentale è tra i più gettonati, e credo che abbia molto a che fare con la mistica del nuoto, uno degli sport dai tratti più filosofici che si possa praticare. Me lo ha confermato anche L, M45 che si allena spesso in pausa pranzo: “penso a tutto il tempo che i miei genitori passavano a portarci in giro per allenarci, per fare le gare. E ho tanti bellissimi ricordi; non è solo la competizione ma soprattutto un legame col passato.”

Però la competizione è per alcuni un elemento determinante. “Non c’è niente che mi dia soddisfazione come il momento della gara, quella tensione, quell’adrenalina non la trovo da nessuna parte” mi ha detto S, M40 che ha smesso di fare agonistica ed ha iniziato a fare i master senza soluzione di continuità. Lo stesso vale per C, M55 che si è riscoperto atleta dopo una lunga pausa: “Ho ritrovato tutti quelli con cui gareggiavo da ragazzo, e li batto ancora tutti!”

Ma la gara non è solo con gli altri, è soprattutto con se stessi, come mi ha detto F, M50 che fa i master “per amore dello sport e della competizione, per migliorarmi e darmi degli obiettivi personali”. Questo aspetto di introspezione è spesso sottovalutato, ma è fondamentale per alimentare una passione che duri nel tempo come quella del nuoto master.

Siccome la mia domanda non prevedeva tempo di riflessione, sono piacevolmente colpito dalla quantità di persone che mi ha risposto “faccio i master per le trasferte, le grigliate e le birrette”, che poi era anche il motivo per cui avevo iniziato io. E non facciamo l’errore di pensare che siano motivazioni superficiali, queste, perché come dice A, M50 e single, “i master sono l’unica cosa che mi porta fuori di casa, senza i ragazzi sarei rinchiusa in quattro tristi mura.” 

E non sono futili nemmeno i motivi prettamente fisici. N, che è M35, dice di essere contenta di fare i master perché “sono pronta per la prova costume tutto l’anno, ma prevengo anche i miei problemi di ipertensione”, mentre S, M45 che ha sconfitto un cancro, dice che “l’attività in acqua è fondamentale, corpo e mente rispondono alla grande.”

 

Insomma, da questa carrellata di risposte mi sembra di capire che i motivi per cui i Master fanno i master sono moltissimi, diversissimi e tutti interessantissimi.

D’altronde, i sorrisi e le gioie che traspaiono dalle serate e giornate passate in vasca, nonostante il lavoro, la famiglia e la vita, sono già sufficienti per farsi un’idea chiara.

Se vogliamo una sintesi, ce la fa R, M70 che quest’anno non ha ricevuto l’idoneità medico sportiva per tesserarsi ma tutti o martedì e venerdì è il primo a tuffarsi nella piscina del suo paese: “Il nuoto è vita, è amicizia, è passione.”

 

Foto: Fabio Cetti | Corsia4

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