Tutto come da copione nella prima giornata o quasi (ahinoi).

Semifinali dominate da Peaty, Hosszú e Sjöström; finali dominati da altri fenomeni… Ledecky, Sun.

In mezzo buona Italia, a partire da Detti e da prestazioni robuste e convincenti di tutta la squadra. Chiude la staffetta femminile con il fuoco d’artificio in prima frazione ancora della Sjöström, 51”71 da paura!

È subito medaglia per la spedizione azzurra e a portarla il bimedagliato olimpico Gabriele Detti. Il livornese dimostra di esserci, e lo fa con una seconda parte di gara stratosferica. Fa da controaltare ad un primo split decisamente lento, tanto che il tempo che ne viene fuori non è il suo migliore. Ma tant’è, si parte con un bronzo, a pochi centimetri dall’argento dell’australiano Horton. Davanti, Sun Yang che per 300 metri è addirittura al di sotto del record quasi decennale di Biedermann e si regala una cavalcata in solitario dal primo all’ultimo metro. Amaro il saluto dell’allievo di Morini ai microfoni RAI, ma facciamocelo andare bene: iniziare così è un buon viatico e lasciarsi alle spalle Park, Guy e tutti il resto del plotone non è certo male.

Si passa alle semi dei 100 farfalla. Combattuta la prima, con Worrell che forte di apnee al limite dei 15 m, si sbarazza di una mai doma Ikee e vince in 56”74. Ottimo, certo, poco sopra al tempo nuotato in mattinata. Ma nulla a che vedere con la seconda semi, dove la svedese Sjöström stampa 55”77 con un rallentamento molto marcato negli ultimi 20 metri. Ne approfitta McKeon, trascinata a ridosso dei 56” e seria candidata al posto di vice nella finale di domani. Nuovamente sotto i 58” la nostra Ilaria Bianchi che si ferma a 31 centesimi dalla finale, con una buona parte centrale di gara ma con un finale che le fa staccare inesorabilmente dalle altre. Peccato, il suo record italiano sarebbe stato sufficiente.

Nella vasca singola a delfino, altre due semi di grande spessore. La prima è dominata da Dressel in 22”76, con una ottima progressione e una partenza fulminante che tiene testa al rientro di Proud (22”92). Non ce la fa Cseh, campione uscente che si ferma a 23”52, troppo alto per il 32 enne di casa. La seconda vede ai blocchetti il nostro Codia. Vince Govorov in 22”77, ma anche Schooling e Santos sotto i 23”. Non ce la fa il nostro a entrare, nonostante una ottima gara in 23”41 a un decimo dal suo record italiano e dalla finale che ci fa ben sperare per il suo proseguo… Segnaliamo il WRJ di Khloptsov, ultimo dei finalisti domani.

Scende in acqua la marziana Ledecky, affiancata da 7 comprimarie non protagoniste. Un passaggio ai 200 che nessuno, a parte Fede, è mai stata in grado di nuotare in Italia, la dice lunga sul talento dell’americana e sulla difficoltà di questa distanza da noi. Il finale non è da WR ma poco conta: 3’58”34. Ci impressiona di più l’argento della Smith in 4’01”54 e soprattutto il bronzo della quindicenne Li, a 4’03”25.

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La cerimonia di premiazione dei 400 stile serve per scaldare ancora di più l’atmosfera e caricare il nostro Golden Boy Martinenghi. Se la vede in seconda semi, con Murdoch, Peaty e un’altra manciata di fenomeni che hanno trascinato questa disciplina ad un altro livello. Peccato, per il fenomeno di Brebbia. Ultimi 20 metri che sembrano 25 almeno e che lo vedono scivolare dal 3 al 7 posto. La finale a 59”24 era ampiamente alla sua portata. Peccato, davvero peccato. Davanti, Peaty in 57”75 e Cordes in 58”64 davanti a tutti: il primo promette fuochi d’artificio domani. Volevamo esserci anche noi, lo meritava Nicolò.

La prima semifinale è molto equilibrata, con Cody Miller a centro vasca, illuminata da una partenza pazzesca di Prigoda. È l’americano che va a vincere, in 59”08, con Prigoda secondo. Nuovamente tutti sotto i 60”, con buona pace del nostro Scozzoli, uscito dalla semi di questa mattina con un tempo che sarebbe sempre valso l’accesso in qualsiasi finale (o quasi).

Ci spostiamo sui 200 misti donne, dove la prima semi ci serve come antipasto per lo show della Hosszú e per trovare le altre 7 che avranno il piacere di assistere alla finale di domani da una posizione privilegiata rispetto agli altri 12 mila assiepati sugli spalti. Vince Pickrem su O’Connor, entrambe sotto i 2’10 che vuol dire livello molto alto. 2’07”14 per la magiara, con una chiusura a stile curiosamente identica a quella della mattina (29”98). Margalis sotto i 2’09”, miglior candidata al ruolo di vice, Miley prima tra le escluse. Chissà cosa succederà domani, per il WR serve una prima metà gara più consistente.

Non succede il miracolo nella veloce azzurra. Dotto meglio ma non eccelso, Vendrame e Miressi al di sopra delle aspettative, Magnini non da tempi d’oro. Tutto comunque vanificato dalla squalifica per cambio anticipato, in compagnia dell’Australia. Sorprende l’Ungheria, al terzo posto e la frazione lanciata di Chierighini da 46”8, che insieme a Dressel (47”26) si candida alla vittoria nella gara individuale. Per il podio, completato dall’argento del Brasile e dall’oro degli USA, serviva il record italiano: difficile ma non impossibile.

Tra le donne, si parte con un razzo. 51”71 della Sjöström è un tempo assurdo, che fa tremare l’impianto: new World Record! Alla fine vincono gli USA su Australia e Olanda. Ma l’attenzione, e ci dispiace dirlo, è tutta concentrata sulla svedese classe 1993. Sottotono il quartetto canadese, che sembra essere un parente lontano di quello squadrone capace di impressionare un anno fa a Rio.

Si chiude così la prima giornata. Molto divertente. Molte conferme, molti sorrisi e qualche lacrima (nostra).

(Foto copertina: Fabio Cetti | Corsia4)