Finita la settimana Olimpica, la domanda è: ne avete abbastanza di nuoto?
Se la risposta è no, Fatti di nuoto Weekly vi lascia una selezione dei migliori temi e dei migliori contenuti che magari, nell’oceano di materiale che ogni giorno è uscito, vi siete persi.
La vasca olimpica
La questione della vasca lenta, troppo bassa, troppo poco scorrevole, è stata centrale nella settimana Olimpica del nuoto.
Il lancio principale della notizia appartiene a SwimSwam, e da lì si sono susseguite le opinioni più o meno autorevoli – e più o meno credibili – di tutto il mondo dell’informazione. Vi segnalo il classico spiegone del Post, l’analisi di Andrea Moccia, aka Geopop, che ha il merito di chiarire aspetti anche complicati con leggerezza e semplicità, mentre per chi mastica l’inglese c’è l’approfondimento di The Athletic sul NY Times, scritto da David Aldridge.
Per gli amanti dei numeri, e di quello che possono dire se interpretati correttamente, Massimo Anelli su nuoto.com ci spiega l’andamento generale e storico dei tempi alle Olimpiadi, svelandoci che non è poi così sorprendente assistere a peggioramenti cronometrici in occasioni come questa.
Polemiche
Ce ne sono state abbastanza. Sul doping cinese si sono espressi Michael Phelps a The Atheltic, Adam Peaty (sempre molto duro sul tema) e anche il decano dei giornalisti di nuoto, Craig Lord, dalle colonne del suo State of Swimming, tutti concordi sulla linea dura.
L’altra polemica della settimana è sicuramente quella sulla scomodità del villaggio Olimpico. Ne hanno parlato Ceccon, qui l’intervista sul Corriere della Sera di Arianna Ravelli, e Adam Peaty, intervistato dal Guardian, e sul NY Times si trova il reportage più accurato.
Ultima, perché ancora in corso, è la polemica sulle acque della Senna, campo di cara di triathlon e nuoto di fondo, che definire sporca sembra ormai un eufemismo. È un tema di cui parlano tutti, e c’è veramente l’imbarazzo della scelta, dalla nostra ambassador di Casa Italia Arianna Bridi qui su Corsia4 a Swimming World, passando dal responsabile tecnico del fondo italiano, Stefano Rubaudo, intervistato da La Gazzetta dello Sport.
Il nuoto sta cambiando?
Forse sì, sta cercando di darsi una dimensione diversa, più appetibile anche a livello internazionale, e allora anche i nuotatori diventano più interessanti e le loro storie più raccontate. Lia Capizzi, oltre ad essere giornalista attenta e mai scontata, è una fuoriclasse nello storytelling, e per i Giochi ha affidato a Domani molte dei suoi pensieri e dei suoi approfondimenti, come ad esempio questo su Katie Ledecky. Se invece vi piacciono le storie un pò laterali, su Swimming World trovate questo bel ritratto di Paige Madden, o questo profilo di Léon Marchand publicato dal Post.
Il cambiamento è anche fisico, dove per fisico si intende proprio il corpo degli atleti. Sul Foglio, Francesco Caligaris – sempre puntuale nelle analisi e nell’interpretazione del nuoto – parla dei corpi dei nuotatori di vertice come Ceccon e Popovici, lunghi, affusolati e diversi rispetto a qualche anno fa, e anche dei parka, che possono sembrare un aspetto stilistico ma nascondono anche altro.
Ciò che non cambia mai, nel nuoto, sono i numeri e sul web c’è chi sa raccoglierli puntualmente per poi darli in pasto agli appassionati. In questo, il Nuoto in Cifre è una garanzia assoluta, per precisione e fruibilità del lavoro svolto da Renato Fusi e Marco Agosti. Sono già online tutte le graduatorie aggiornate post Parigi, e attendiamo con ansia anche quelle post Giovanili.
Gli editoriali
Se seguite il nuoto sapete dove andare a leggere degli editoriali curati e precisi. Imprescindibile è la firma di John Lohn, uno dei più autorevoli giornalisti di nuoto internazionale, che affida a Swimming World Magazine i pensieri in vista di LA2028, quando ci si aspetta anche una netta risalita degli USA, sia nel nuoto che in molti altri sport.
C’è Craig Lord che parla di David Popovici, Stefano Arcobelli che mette i voti alla spedizione azzurra (e non solo) su La Gazzetta dello Sport; sul Corriere dello Sport c’è Chiara Zucchelli che si interroga sul logorio della vita da atleta, e Paolo de Laurentiis che ci svela un retroscena tra Fioravanti e Martinenghi.
Per un tema un pò più generale, ma che ha toccato il nuoto in modo preciso dopo il commento di Elisa Di Francisca alle parole di Benedetta Pilato, Dario Saltari su l’Ultimo Uomo cerca di capire come la sconfitta sia un fattore sociale e non solo sportivo, vissuto apparentemente molto meglio dagli atleti che da chi li raconta.
See you later!
Addendum della Redazione
E poi c’è la nostra “penna di punta” Luca Soligo, che si destreggia fra la cronaca delle sessioni di gara (che potete trovare qui su Corsia4), l’analisi in numeri e i racconti emozionali [i Nostri preferiti] che non solo raccontanto il mondo del nuoto ma riescono a trasmettere quel qualcosa in più… provate a leggere per credere 😉
Ultimo uomo – Martinenghi ha vinto l’oro credendo nelle sue scelte
Ultimo uomo – Thomas Ceccon aspettava questo momento da una vita
Ultimo uomo – La predestinazione di Leon Marchand
Parigi 2024 | Storia breve degli 800 di Gregorio Paltrinieri
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Foto: Simone Castrovillari per Corsia4