Torniamo a immergerci nella storia del nuoto con un tuffo nella specialità dei 200 farfalla, una gara dalle mille insidie tecniche e tattiche che negli anni è stata dominata ed ha dominato grandissimo campioni.

Il viaggio di Nuotofan parte da Roma 1960 e arriva ai giorni nostri, ripercorrendo i world record e toccando nomi incredibili della storia del nuoto, due su tutti: Mark Spitz e Michae Phelps.

Buona lettura!

Partiamo dalle Olimpiadi di Roma del 1960, in cui lo statunitense Mike Troy realizza il suo sesto WR nel giro di un anno, portando il limite mondiale a 2.12.6, mentre è l’olandese Marianne Heemskerk a detenere il record mondiale femminile in 2.34.4: differenza percentuale del 16,3%.

A Tokyo 1964 i WR sono diventati 2.06.6 ad opera di Kevin Berry e 2.26.4 di Sharon Stouder: 15,6% di differenza.

Nel 1967 Mark Spitz stabilisce il suo primo WR dei 200 farfalla, migliorando di due decimi il crono di Stouder. La serie di nove WR di Spitz nei 200 delfino termina a Monaco 1972, dove nuota il crono di 2.00.70 che va confrontato con il 2.15.57 di Karen Moe: la differenza si attesta al 12,3%.

Sarà il tedesco dell’est Roger Pyttel il primo uomo a scendere sotto i 2 minuti: lo fa nel 1976 (1.59.63), poco prima delle Olimpiadi di Montreal che saranno però dominate dagli statunitensi, con medaglia d’oro vinta da Mike Bruner in 1.59.23. In campo femminile il dominio delle tedesche dell’est, e in particolare di Rosemarie Kother (Gabriel) è invece incontrastato, e la Kother vince il titolo olimpico in 2.11.22 (* vedi commento a fine articolo), per cui la differenza si riduce al 10,1%.

Si è già visto in altre specialità come il finire degli anni ’70 abbia visto grandi prestazioni nel nuoto femminile e non fanno certo eccezione i 200 delfino che vedono prima il successo della polivalente Tracy Caulkins ai Mondiali di Berlino Ovest 1978 con il nuovo WR di 2.09.87 che porta il delta all’8,9%, e poi l’avvento di Mary T.  Meagher, artefice di prestazioni eccezionali. Nel 1980 la Meagher nuota un 2.06.37 che riduce il delta addirittura al 6,9%, rispetto all’1.58.21 di Craig Beardsley.

Finita qui? Niente affatto, perché l’anno successivo la Meagher infrange anche la barriera del 2.06 e con 2.05.81 siamo al 6,7% di differenza percentuale dal primato maschile che Beardsley ha portato a 1.58.01.

Il record della Meagher resterà negli annali per 19 anni, durante i quali si affacciano grandi delfinisti che riportano il differenziale a livelli più “normali”.
Incomincia l’Albatros Michael Gross agli Europei di Roma 1983 arrivando a 1.57.05. Gross è il grandissimo favorito all’Olimpiade di Los Angeles 1984, dove avviene una di quelle sorprese che restano nella memoria degli appassionati, perché l’australiano John Sieben strappa a Gross titolo olimpico e record mondiale, nuotando 1.57.04.

Gross si riprende il WR negli anni successivi e lo migliora fino a 1.56.24 nel 1986.

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Bisogna attendere quasi cinque anni, e precisamente i Mondiali di Perth del gennaio 1991 per vedere migliorato il crono di Gross ad opera di quel Mel Stewart che, vincendo il titolo olimpico l’anno successivo, diverrà noto come Golden Medal Mel fino ai giorni nostri, in cui dirige un noto sito statunitense di nuoto (parecchio parlato..).
L’1.55.69 di Mel Stewart ha portato il differenziale rispetto al 2.05.96 della Meagher all’8,9%.

A metà anni ’90 è il russo Denis Pankratov a diventare primatista mondiale in 1.55.22, e ci vorranno altri cinque anni per migliorarlo di soli 4 centesimi, con l’1.55.18 di Tom Malchow. Il 2000 è anno memorabile anche in campo femminile perché Susie O’Neill, nuotando 2.05.81, riesce a migliorare di 15 centesimi il mitico WR della Meagher: siamo al 9,2% di differenza.

La finale di Sydney 2000 è la prima apparizione internazionale del 15enne Michael Phelps che, al meeting di Austin di fine marzo 2001, realizza il suo primo WR all’età di soli 15 anni e 9 mesi, divenendo il primo nuotatore a scendere sotto l’1.55 con 1.54.92. Nell’estate di quello stesso 2001, ai Mondiali di Fukuoka, Phelps vincerà il suo primo titolo mondiale, con il nuovo WR a 1.54.58.

Mentre in campo maschile vige la ferrea legge di Phelps, in quello femminile inizia il duello Schipper-Jedrzejczak e sarà la polacca ad aprire le danze, migliorando il WR prima nel 2002 (2.05.78 ) e poi ai Mondiali di Montreal 2005 (2.05.61), dove il suo arrivo ad una mano resta, anch’esso, nella storia.

In precedenza, ai Mondiali di Barcellona 2003, Phelps aveva portato il WR a 1.53.93, oltre quella soglia del 10% di differenziale (10,4% per la precisione) che non si vedeva da Montreal 1976.

Si è detto della beffa subita dalla Schipper ai Mondiali 2005, e l’australiana si prende una rivincita nel 2006 appropriandosi del WR: 2.05.40 per lei, quando vince i Panpacifici di agosto.

I Mondiali di Melbourne 2007 vedono lo show di Phelps su tante distanze, ma quel record di 1.52.09 nei 200 delfino (con distacco di 3 secondi sul secondo) resta uno dei più significativi. Prima che cominci il biennio gommato, il differenziale tra WR maschile e femminile è salito all’11,9%.

Non c’è dubbio che i costumi gommati, nei 200 delfino, abbiano pesantemente inciso sui progressi del WR femminile. Liu Zige vince l’oro olimpico a Pechino con 2.04.18, che poi, con i costumi integrali del 2009 ampiamente usati ai Mondiali di Roma, viene limato da Mary Descenza (2.04.14) e poi abbattuto da Jessicah Schipper (2.03.41), prima che Liu Zige torni in auge, ai Giochi nazionali cinesi di fine 2009, con una delle più strabilianti prestazioni viste finora, e cioè quel 2.01.81 che resta ancora, saldissimamente, WR dei 200 delfino femminili (e, quando è stato realizzato, era anche migliore del record in vasca corta).

Ai Mondiali di Roma 2009 viene migliorato da Phelps anche il WR maschile (solo limato di qualche centesimo nella finale olimpica 2008 per l’inghippo dell’acqua negli occhialini) con 1.51.51.

Sarà un vero fenomeno del delfino (in particolare dei 200 delfino) come Kristóf Milák, a superare il WR di Phelps a dieci anni di distanza, nuotando 1.50.73 ai Mondiali di Gwangju 2019.

Siamo in presenza, quindi, di due WR strepitosi, e il differenziale del 10,0% ce lo indica.

Foto: Fabio Cetti | Corsia4